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Pendolari, poesia di strada e un po’ di positività natalizia!

“Conigli ciechi seguono il grido del piccione dorato fra deserti di pietra…”

Frase insolita, con parole altrettanto insolite, accostate in modo strano e inaspettato. Non le ho inventate io, ora, in un momento di delirio personale, ma sono state scritte da qualcun altro, qualcuno che non si è voluto firmare e ha lasciato scritto questo pensiero in un luogo familiare a tutti noi, per alcuni anche fondamentale: la stazione. Ora cercherò di spiegarmi meglio per evitare di lasciare pensieri in sospeso e turbarvi con parole confuse.

La frase di cui sto parlando potrebbe infatti essere definita “poesia di strada”, una vera e propria forma d’arte in cui qualcuno che non ha voluto lasciare traccia di sé ha regalato una testimonianza sul muro di un edificio abbandonato all’entrata della stazione di Pavia (dalla parte da cui provengono i treni da Milano proprio sui binari). Ebbene… adesso che vi ho raccontato questa bella storiella? Cosa ho risolto? Beh, niente! Ma volevo condividere il piccolo stupore che ogni giorno mi coglie quando, entrando con il treno in stazione, alzando gli occhi mi ritrovo a leggere quella frase, o meglio quel verso. L’ho notato la prima volta che ho preso il suburbano per Pavia e non sono riuscita a capire subito di cosa si trattasse; ho pensato ai soliti “graffitari” che scrivono sui muri frasi a volte con un senso a volte no. Non mi sono nemmeno messa a leggere più di tanto e mi sono disinteressata. Poi però, con il passare dei giorni ho iniziato a leggerla, cercare di capirla, interpretarla e, per quanto mi pareva non avesse senso, continuavo ad essere incuriosita.

Così ho fatto una ricerca su Google (se non ci fosse lui!) e ho scoperto che quella frase è solo una parte di un progetto ben più grande: una poesia anonima i cui versi sono trascritti su diversi edifici di Pavia. È una, secondo me, bellissima poesia, molto misteriosa, criptica, che possiede un’aura particolare, quasi magica che sa rapire gli occhi e il cuore per un po’, indipendentemente da quale possa essere il suo significato. Una scoperta, ripeto, insolita, sorprendente e piacevole perché riesce ogni mattina a farmi sorridere malgrado il sonno, la noia, la nebbia, la negatività. Domanda legittima: e che c’entra questo con Trenord, treni, pendolari, scioperi e disavventure quotidiane? Beh c’entra, per me c’entra. Perché ognuno di noi, fin dalla mattina alle 7 è alla ricerca del suo miracolo quotidiano, una motivazione per iniziare la giornata e continuarla senza scegliere di buttarsi sotto al treno, ma di salirci sopra; una ragione per sorridere anche solo per un minuto tanto poi il sorriso non fugge mai, ti accompagna tutto il giorno anche se non te ne accorgi. Ci chiediamo mai perché incontrare sul treno, ad esempio, qualcuno che conosciamo e con cui scambiare qualche chiacchiera migliora il nostro umore? (magari non sempre, è vero… dipende da chi si incontra e se si è nel mood giusto). In genere non lo ammettiamo, ma almeno una volta al giorno abbiamo bisogno di evadere dalla nostra stressante realtà per vivere un sogno, anche se minuscolo, che ci possa distrarre. Per me quella frase, scritta malamente e forse anche di fretta su quel muro, è una ragione di positività ogni giorno (Certo magari in caso di scioperi e forti ritardi un po’ meno…in quei momenti forse la vena omicida prevale su quella poetica ma insomma, non va sempre così male!)

Perciò, visto che siamo in periodo natalizio e si sa che a Natale siamo tutti un po’ più buoni, concludo con un messaggio di positività alla ‘peace&love everywhere’ divagando per una volta (concedetemelo) dallo standard solito di questa rubrica: cercate ogni giorno, in tutte le piccole cose che fate e nei volti che incontrate sul vostro cammino (nel caso dei pendolari, nel vostro tormentato viaggio) un motivo per sorridere alla vita! Fortunatamente il sorriso e la positività sono due malattie altamente contagiose, ma dai sintomi tutt’altro che negativi e dolorosi! E in un periodo come questo che non sembra “sorridere” molto agli esseri umani, facciamoci portatori di gioia e speranza anche se si tratterà solo dell’ennesima goccia nell’oceano della vita. Chiedendo scusa per l’approccio molto utopistico di questo articolo (spero non troppo) … vi trascrivo qui sotto il testo completo (recuperato un po’ qua e là) della poesia, sperando che possiate apprezzarla (le foto sono state prese da Internet perché purtroppo alcuni versi sono stati cancellati e non sono più scritti per intero in giro per la città)

Piccoli cieli grigi si strappano all’alba nuova di farfalle che sollevano elefanti

Formiche notturne consumano nuvole che scorrono sul fondale del fiume

Conigli ciechi seguono il grido del piccione dorato fra deserti di pietra

…come bolle di sogni che scoppiano al bacio di una piuma

Quello che sento e non dico è limpido come l’acqua, lascia il rimorso ferito

Bruciandone la bocca. Forse cercando quel senso perduto, sciacqua

E quello che vuoi non finisce, mai

Dimentica tutto il male e spingi come un’onda, nel mare

Non si possono fermare le nuvole
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Claudia Agrestino

Sono iscritta a Studi dell'Africa e dell'Asia all'Università di Pavia. Amo viaggiare e scrivere di Africa, Medioriente, musica. Il mio mantra: "Dove finiscono le storie che nessuno racconta?"

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