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Pellicole di Primavera – E la chiamano estate

Per il suo quarto appuntamento, la rassegna cinematografica Pellicole di Primavera regala al pubblico pavese il film E la chiamano estate, uscito nel 2012 e diretto da Paolo Franchi. Il film racconta – sulle note dell’omonima canzone di Bruno Martino e quelle di Che mi importa del mondo di Rita Pavone – la storia di Anna e Dino (Isabella Ferrari e Jean-Marc Barr), marito e moglie innamorati, eppure quasi estranei. Dino, sconvolto dalla morte del fratello e dall’abbandono della madre, trasforma il suo dolore in una dipendenza sessuale che lo trascina in un baratro sempre più profondo, portandolo a trascorrere le notti tra prostitute e scambisti e rendendolo contemporaneamente incapace di reagire alle amorevoli attenzioni della moglie, di rispondere al suo amore e alle sue avance. Quasi travolto da un insano bisogno di autopunirsi, Dino finisce per rintracciare i vecchi amanti della donna, cercando di convincerli a riprendere con lei la loro vita sessuale, venendo invece allontanato e compatito. Atterrito dal non riuscire a lasciarsi andare con Anna, chiederà direttamente a lei di trovarsi un amante, così che ella possa meglio sopportare le mancanze di cui si trova vittima. La donna, dopo aver reagito alla notizia con riluttanza, finisce per cedere abbandonando se stessa a qualche notte di sesso con uno sconosciuto, in cerca di quelle attenzioni che le vengono continuamente negate. Sarà l’amore sincero nei confronti di Dino ad allontanarla dalla ricerca del piacere fisico, riconducendola nuovamente a casa. Ma la buia e delirante spirale ai limiti del masochismo nella quale la coppia è precipitata potrebbe dimostrarsi una caduta libera senza via di scampo, impossibile da dimenticare, superare o affrontare.

Presentato in concorso alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma e sorprendentemente vincitore del Premio per la migliore regia, E la chiamano estate fa però storcere il naso alla critica, la quale giudica il film inconcludente e in alcuni casi persino grottesco, con una regia incerta e sempre sul filo del rasoio. A non convincere è anche l’interpretazione degli attori, a partire da quella di Isabella Ferrari che appare un po’ troppo smarrita ma che – sempre a sorpresa – vince il Marc’Aurelio d’Argento come migliore attrice. Tra sesso senza amore e scene forti ai limiti dell’hard, il terzo lungometraggio di Franchi finisce per lasciare lo spettatore vagamente confuso e non troppo soddisfatto.

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