Paolo VI, Caterina, le donne: a 40 anni dalla fondazione del Collegio S. Caterina da Siena
di Erica Gazzoldi
Il 22 aprile 2013 il collegio universitario S. Caterina da Siena ha celebrato i 40 anni dalla propria fondazione. Dopo il ciclo di conferenze Pro multis sapientia tenuto da ex-alunne e la serata con Vittorino Andreoli, è stata la volta di una mostra e un convegno. La prima s’intitola: Da Siena a Pavia. Caterina nei libri dal XV al XIX secolo e resterà aperta fino al 5 maggio. In essa, un calco in cera della testa della santa senese, una sua reliquia e numerose edizioni d’epoca delle sue opere. L’allestimento ha visto la collaborazione con la Società Bibliografica Toscana, la Biblioteca Universitaria di Pavia, la Biblioteca del Seminario Vescovile di Pavia e la Pia Confraternita di Misericordia di Rapolano Terme (SI). Il legame fra Pavia e gli scritti della senese non è casuale: la biblioteca della Certosa fu ricca di codici cateriniani, grazie a due discepoli della santa, Bartolomeo da Ravenna e Stefano Maconi. I materiali esposti sono catalogati nel volume: Da Siena a Pavia. Caterina nei libri tra XV e XIX secolo, Pavia, 2013, Edizioni Santa Caterina.
Caterina di Benincasa (Siena 1347 – Roma 1380) è Dottore della Chiesa nonché uno dei primi esempi di scrittura femminile nella storia della letteratura italiana. È autrice di un noto epistolario e di un Dialogo della Divina Provvidenza. Paolo VI, quando era ancora arcivescovo di Milano, suggerì di intitolare a lei il collegio femminile di cui proponeva la fondazione. Erano gli anni ’50: le donne, solo un decennio prima, avevano acquisito il diritto di voto pur fra scetticismi e riluttanze di parte d’Italia. Il loro inserimento nella cultura universitaria era una strada già imboccata ma ancora in salita. Nel 1973 la Diocesi di Pavia inaugurò l’istituto, che si affiancò così al Castiglioni Brugnatelli e alla sezione femminile del Ghislieri.
Il convegno pomeridiano della giornata s’intitolava appunto Paolo VI, Caterina, le donne. Ha moderato l’incontro Giulia Galeotti, redattrice de L’Osservatore Romano. Era stata invitata la storica Lucetta Scaraffia, assente però per motivi di salute. Sr. Elsa Antoniazzi ha illustrato l’educazione di Giuditta Alghisi (1874-1943), madre di Paolo VI, presso il suo ordine, le Suore Marcelline di Milano. La figura materna fu una corrispondente importante nell’epistolario di papa Montini. Di questo ha parlato Maria Pia Sacchi Mussini, da 12 anni rettrice del collegio. Nel carteggio emerge la cultura umanistica della Alghisi, la quale univa l’impegno nel sociale all’amore per i libri. Il suo ideale di madre comportava sì la premura per la salute dei familiari ma anche l’essere maestra – «non professoressa, che è molto meno» – dei figli. Da cui la raccomandazione alle donne di riservare tempo giornaliero alla lettura e la richiesta di consigli bibliografici all’allora don Battista. La teologa Adriana Valerio poi ha ripercorso la difficile decisione di Paolo VI di ammettere donne “uditrici” al Concilio Vaticano II: mossa densa di difficoltà e imbarazzi, che oggi possono far sorridere ma che erano di somma serietà in un’epoca in cui non veniva discusso il consiglio paolino: “…le donne nelle assemblee tacciano” (1 Cor 14, 34). Invece parlarono, sia per ribadire la propria piena appartenenza alla Chiesa, sia per mutare il concetto di matrimonio: non “finalizzato alla procreazione” e “rimedio alla concupiscenza”, come lo dipingeva S. Tommaso d’Aquino, ma legame d’amore.
@EricaGazzoldi