Attualità

“Pane per gli stessi denti”

Sabato 7 maggio viene notificato all’attuale sindaco di Livorno, l’Ingegner Filippo Nogarin (M5s), un avviso di garanzia che certifica l’inizio delle indagini in merito alla situazione disastrosa in cui si trova l’Azienda autonoma municipale pubblici servizi (Aamps).

Oltre che al sindaco attuale, è stato notificato l’avviso di garanzia anche nei confronti del sindaco uscente, Alessandro Cosimi (Pd), in merito alla precedente gestione. All’Ingegner Filippo Nogarin viene notificato un avviso di garanzia per inscrizione nel registro degli indagati in merito all’indagine iniziata a seguito del crack dell’Aamps, portata avanti dalla procura toscana. Era nell’aria il ricevimento di sabato mattina dell’atto di attestazione inizio indagini, ciò a seguito della proposizione, con conseguente sottoscrittura del Nogarin, di concordato preventivo, al fine di tentare di evitare il fallimento della società di rifiuti.

Quando si parla di un’azienda autonoma che offre un pubblico servizio, è essenziale ricordare che si tratta di un’organizzazione pubblica, finanziata, in parte o interamente, dallo Stato, quindi dai cittadini. In sostanza, si richiedeva un accordo tra debitori (Aamps) e creditori, al fine di evitare il fallimento per una società che, solo nell’ultimo bilancio del 2014, registrava un buco di più di 11 milioni di euro. Ora, a voler essere precisi, qualcuno si potrà chiedere come Nogarin, e quindi la giunta pentastellata, sia direttamente responsabile della bancarotta in questione, dato che la giunta è stata eletta appena due anni fa. Trattandosi di una società che svolge un servizio di pubblico interesse da molti anni, eventuali responsabilità penali e giuridiche non possono essere ridotte al solo esercizio di un anno.

Come detto sopra, la questione scoppia ora, in riferimento all’emersione di un passivo di 11 milioni solo nell’esercizio del 2014; ma, di fatto, la responsabilità della disfatta di una società così necessaria per l’interesse collettivo di certo non può essere ridotta ad una sola giunta e, quindi, ad appena due anni di governo. Per questo, nel registro degli indagati, tra gli altri, è stato inscritto anche l’ex sindaco Alessandro Cosimi (Pd). I reati ipotizzati sono decisamente “pesanti”, poiché la procura parla di concorso in bancarotta fraudolenta, malversazione ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e falso in bilancio.

All’inizio dell’anno, i precari dell’Azienda autonoma municipale pubblici servizi (Aamps) fecero un sit-in davanti alla casa di Nogarin ad Antignano, reclamando il posto di lavoro promesso dalla precedente gestione; e, poco dopo, furono assunti tutti e trentatré. Come sia possibile che in una società così in passivo si renda necessario assumere a tempo indeterminato trentatré lavoratori è decisamente oscuro. D’altra parte, non è un inedito per i pentastellati, guidati a colpi di testa dalla fervida campagna demagogica su cui si basa tutta la loro politica; come se assumere lavoratori quando la società cola a picco sia il modo giusto per risollevare le sorti della stessa; insomma, “intanto li prendiamo, così i social rimangono dalla nostra”.

Lo stesso cassazionista Giancarlo Altavilla scrisse:

«A fronte della crisi aziendale, l’appesantimento dell’organico rappresenta una scelta di obiettiva insostenibilità.»

Come ci si poteva aspettare, le dichiarazioni del Nogarin, in merito alla faccenda, sono “negazioniste”:

«Sono fermamente certo di aver agito nell’interesse dei livornesi, e per il bene della società.»

Ammette anche che, nel caso emergano fatti di reato, già nelle indagini, sarà pronto alle dimissioni (come se bastasse questo a giustificare l’incompetenza nell’esercizio dei poteri riguardo la società di pubblico interesse), immolandosi come “martire” come uno che “ho solo assunto trentatré precari, ho solo salvato trentatré famiglie (a fronte, però, del collasso di una società che toglierà cibo a molte di più)”.

Ciò che risulta essere sorprendente sono le dichiarazioni del vertice del M5s, sicuramente garantiste, venute direttamente dal Magister Grillo:

«Ti sosteniamo, siamo con te. Tieni duro, non ti lasciamo solo

Ciò che comincia a delinearsi è qualcosa di preoccupante, poiché siamo passati da un “giustizialismo” (quasi vendicativo) cieco nei confronti di componenti del Movimento che, in passato, su certi temi avevano semplicemente preso posizioni diverse dalla linea dettata dal “capo”, a un garantismo spinto, come, ad esempio poche settimane fa, concesso alla Sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, cacciata, però, subito dopo.

Durante la campagna del M5s di qualche anno fa, ricorreva questo gioco di parole (poetica del Grillo) “Pdl e Pd meno L”, facendo ovviamente riferimento, di certo in maniera concisa e sarcastica, qualità indiscussa, a come Pdl e Pd fossero “pane per gli stessi denti”. Ora tuttavia, viste le similitudini con ciò che sta succedendo col sindaco di Lodi, il caro e buon Grillo farebbe bene a cercare, data la sua innata ironia, un giuoco di parole consono a ciò che sta succedendo, considerata l’emergente correlazione tra scandali (vergognosi) che prima colpivano la vecchia Dc, poi la vecchia Forza Italia e Pdl, fino al Pd di giorni recenti; e, oggi, ahi noi, colpiscono quel partito nato solo ed esclusivamente per combattere la mala amministrazione e le infiltrazioni illecite di bande criminali.

Da qualche tempo, ormai, non pochi sostenitori del M5s si interrogano su quanto realmente il Movimento stia facendo, e, visto che la risposta risulta essere difficilmente rintracciabile, ciò che ha sempre spinto l’elettore a segnare la crocetta sul simbolo pentastellato era proprio l’“innata onestà”, parte essenziale e integrante della politica grillina.

A questo punto dei fatti però, risulta necessaria un’ulteriore domanda: “Se dovesse venire meno questa millantata onestà, per qual motivo qualcuno dovrebbe ancora sostenere questo movimento? Cosa li rende diversi da quei partiti che tanto combattono?”.

In fondo, la Lega Nord quando nacque, non millantava nulla di diverso da ciò che oggi viene millantato dal M5s, ad esempio, solo che loro almeno hanno governato, in certe province, comuni e regioni, un po’ più di anni prima che emergesse quel sistema vergognoso che investe la nostra politica da almeno 100 anni.

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