Cultura

A Padova l’arte ruota intorno a Galilei

Se dovessi riassumere la mostra “Rivoluzione Galileo – l’arte incontra la scienza” in una parola sola, sceglierei “intorno“. Nelle 12 sale del secondo piano del Palazzo di Monte di Pietà a Padova (città dove lo scienziato trascorse diciotto importanti anni della sua vita dal 1592 al 1610) non si assiste a una classica mostra monografica sul genio toscano bensì a un percorso multidisciplinare che ruota, appunto, “intorno” alla figura dello scienziato, allo stesso modo, mi piace pensare, di come i pianeti ruotino intorno al sole. Una mostra sull’uomo di cultura prima ancora che di sola scienza (celebre e fondamentale la sua amicizia con il pittore e scultore Ludovico Cardi detto il Cigoli) che mira anche a restituire un’immagine di Galilei più completa e variopinta di quanto non abbia fatto la propaganda anti-clericale del 1800.

IMG_0117L'entrata della mostra (Foto di Matteo Carotenuto)

Le prime quattro sale sono dedicate rispettivamente alla vita, alla formazione, alla conoscenza degli astri nei secoli precedenti e alle osservazioni astronomiche compiute dallo scienziato. Oltre agli strumenti e ai libri c’è spazio soprattutto per quell’arte che meglio di tante parole spiega, anzi illustra, il pensiero di un’umanità che puntava molto sull’immaginazione (e non puntava il cannocchiale) per descrivere il cielo e le sue stelle. Ecco allora nella Sala 3 L’origine della Via Lattea di Pieter Paul Rubens (immagine 1), che illustra Era, moglie di Zeus, mentre sposta il neonato e abusivo Eracle dal suo seno. Il latte scaturito dalla sua mammella avrebbe, secondo il mito, dato origine a quell’insieme di stelle che oggi chiamiamo “Via Lattea”.

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Le successive quattro sale trattano invece del passaggio dalla scienza aristotelica a quella moderna, del metodo galileiano e degli effetti che ancora oggi hanno le sue scoperte sulla letteratura anche non scientifica. Ecco allora nella Sala 7 una vera e propria fiera sulla nascita della fantascienza, mentre su una parete si proietta il film Le Voyage dans la lune di Georges Méliès (immagine 2). Non mancano poi i libri visionari di Jules Verne e i primi fumetti di Tin Tin, tutti aventi come costante, almeno quelli esposti, la Luna, il corpo celeste riscoperto da Galileo, il quale aveva dimostrato che non si trattava del corpo perfetto descritto da Aristotele prima e da Tolomeo poi, bensì di un corpo rugoso, irregolare, che presentava crateri e macchie ben visibili col cannocchiale.

 viaggio-nella-luna-georges-mélièsimg. 2

Le ultime quattro sale ci portano nel vivo della disputa tra lo scienziato e il clero: ancora dipinti e raffigurazioni fanno da padroni e i quadri, uno su tutti il Galileo in prigione di Jean-Antoine Laurent, ci illustrano un Galileo già contaminato dalla propaganda sabauda, che lo raffigurava ancora forte e lucido contro l’inquisizione. Immagine ben diversa dalla realtà dei fatti, dato che all’epoca Galilei era già molto vecchio e consumato dalla malattia. Eppure poco importa come stesse davvero lo scienziato allora; quello che importava al nascente Regno d’Italia era una figura quasi eroica da esibire come baluardo di libertà contro la Chiesa e l’Oscurantismo. Contribuirono a questa immagine le testimonianze del poeta inglese John Milton, che ebbe modo di conoscerlo nella sua villa-prigione ad Arcetri nel 1638 e lo stesso Giacomo Leopardi che lo definì nello Zibaldone: “forse il più gran fisico e matematico del mondo”.

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La mostra “Rivoluzione Galileo” è visitabile a Padova fino al 18 marzo 2018

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