#OrangeTheWorld: 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere
Quest’anno non è come gli altri. Già prima del COVID-19 la violenza contro le donne raggiungeva proporzioni pandemiche, ma durante i lockdown è addirittura aumentata. Queste settimane sono dedicate a far sentire la nostra voce.
Lo scorso 25 Novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) è iniziata infatti 16 Days of Activism against Gender-Based Violence, una campagna internazionale annuale inventata nel 1991 a cui partecipano organizzazioni di ogni tipo. Si concluderà il 10 Dicembre, cioè nella Giornata dei Diritti Umani.
Ogni anno il tema cambia per concentrarsi su un’area particolare della disuguaglianza di genere, aumentando la consapevolezza e portando avanti cambiamenti: il focus del 2020 è sulle lavoratrici informali, estremamente colpite dalla situazione COVID-19. Difatti, nonostante l’attività di queste lavoratrici copra moltissime funzioni essenziali (pulizie, cura di bambini e anziani, coltivazione, vendita ambulante, cucito, riciclo di rifiuti e molte altre), gli è negata la protezione legale e sociale che è accordata ai lavoratori formali. Da sottolineare che a svolgere questi lavori sono in grande maggioranza le donne.

Le Nazioni Unite partecipano invece con una campagna che si chiama “Orange the World: Fund, Prevent, Respond, Collect!”
L’obiettivo è spingere tutti i governi ad accelerare piani concreti in 4 aree:
- Fondi ai servizi essenziali che si occupano di violenza di genere
- Prevenire la violenza di genere attraverso campagne di mobilizzazione e policy di tolleranza zero
- Rispondere ai bisogni delle vittime con linee di emergenza e rifugi anche durante i lockdown
- Raccogliere dati per migliorare programmi e policies
Servizi essenziali come supermercati e farmacie possono attaccare alla cassa bollini arancioni con le informazioni per chiamare il numero di emergenza locale. Ognuno di noi può però contribuire, anche durante una pandemia. #Orangetheworld propone 10 modi: ascoltare le vittime, insegnare alla prossima generazione, chiedere che siano istituiti più servizi per le vittime di violenza, comprendere meglio il concetto di consenso, imparare a riconoscere i segni dell’abuso e come aiutare, parlarne sui social, prendere posizione contro la cultura dello stupro, denunciare ciò a cui si assiste nel proprio ambiente, domandare più dati, donare a organizzazioni locali che amplificano la voce delle donne e supportano le vittime.
Un’iniziativa presente in tutta Italia sono le Clementine antiviolenza: l’attività consiste nella vendita di clementine offerte da imprenditrici calabresi, il cui derivato è devoluto ai centri della rete DIRE, luoghi in cui vengono accolte donne che hanno subito violenza e che fanno anche accoglienza telefonica. L’iniziativa è nata in ricordo di Fabiana Luzzi, bruciata viva dal fidanzato in un agrumeto nel 2013.
Il colore arancione è usato per unificare tutte le attività, e i monumenti di moltissime città vengono illuminati di arancione per mostrare solidarietà e puntare gli occhi del mondo sull’iniziativa. L’arancione, un colore brillante, rappresenta un futuro libero dalla violenza.

Photo: Istanbul Metropolitan Municipality.

Se una giornata non è forse abbastanza per agire attivamente, 16 giorni ci danno più tempo per iniziare a cambiare le cose.
