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Omicron 4 e 5: e adesso?

Come il Marvel Cinematic Universe che sforna un film dopo l’altro, anche Omicron ha preso il vizio di mutare e creare nuove varianti. Sebbene le nuove uscite di quest’ultimo siano meno entusiasmanti, cerchiamo di capirci qualcosa. Prima di tutto le basi: Omicron 2 è la variante di Covid-19 predominante in questo momento. Omicron 4 e 5 sono invece i nuovi spin-off della serie. Sono state individuate in Sudafrica ad Aprile, in corrispondenza di un aumento di casi nel paese.

Caratteristiche e diffusione
Queste due varianti sono in aumento a livello globale perché possono diffondersi più rapidamente rispetto alle precedenti. Al momento la loro presenza in Europa non è preoccupante dal punto di vista del numero dei casi, ma c’è il rischio che la situazione cambi presto. Pur essendo molto simili alla variante Omicron 2, la 4 e la 5 mostrano mutazioni uniche. Tra queste, due sono particolarmente interessanti: L452R e F486V. Queste mutazioni si sono sviluppate nella proteina Spike, suggerendo una possibile interazione con i programmi vaccinali e favorendo anche nuovi possibili meccanismi di elusione delle risposte immunitarie. Si è anche scoperto che molti dei casi che si pensava fossero Omicron 2, in realtà – a causa della somiglianza tra le varianti – sono Omicron 4 e 5.
L’aumento del numero delle varianti deriva da quella che può essere considerata una “tattica” del virus. Le nuove varianti sembrano infatti rispettare uno specifico pattern: minore mortalità ma maggiore contagiosità. Questo ha senso se si pensa alle intense misure di contenimento adottate in tutto il mondo nei confronti del patogeno, il quale per l’appunto necessita di nuove strategie per continuare la sua diffusione.

Che impatto avranno le nuove varianti sulla società?
Prevedere l’impatto è molto complicato, ma è possibile affermare che dipenderà da paese a paese e anche se può sembrare scontato, in realtà non lo è: Omicron 4 e 5 hanno portato ad un tasso di ospedalizzazione e mortalità inferiore rispetto alle varianti precedenti, rilevandosi più lievi in Sudafrica, ovvero un paese in cui solo la metà degli adulti è stata vaccinata dove a solo il 5% di essi è stato fatto un richiamo. Al contrario, in Portogallo – dove i tassi di vaccinazione e richiami sono molto alti – i livelli di decessi e ospedalizzazioni sono rimasti costanti. Una delle spiegazioni a questo fenomeno è che l’età media del Portogallo è molto più alta di quella del Sudafrica, ma ce n’è una più interessante: gli altissimi tassi di infezione causati dalle precedenti varianti – le quali causavano sintomi molto più gravi rispetto alle varianti moderne – hanno eretto un muro di “immunità ibrida” che offre una forte protezione contro la malattia grave soprattutto per le persone anziane, le quali sono state tra le poche ad aver avuto il privilegio di essere vaccinate. Quindi sarà il mix tra la percentuale di persone vaccinate e il totale di persone già infettate dalle varianti precedenti nei vari paesi a stabilire in quali si avrà un maggiore impatto.

Un ragazzo cammina davanti a un murales di promozione della vaccinazione contro il COVID-19 a Johannesburg, Sudafrica (AP Photo/Themba Hadebe)

Quanto funzionano i vaccini contro le nuove variati?
Come anticipato, gli studi effettuati suggeriscono che gli anticorpi innescati dalla vaccinazione sono meno efficaci contro Omicron 4 e 5. Anche le persone con un’immunità ibrida faticano a bloccarle  e questo si pensa sia dovuto proprio alla natura delle mutazioni che sono avvenute sulla proteina spike.

Qualche nota positiva?
Bisogna tenere anche presente che con il passare del tempo emergeranno sempre nuove varianti. Come noi stiamo cercando di adattarci al Covid, anche lui cerca di adattarsi a noi, ma attualmente sono in corso degli studi proprio sulla proteina spike mirati alla previsione delle future mutazioni che potrebbero accadere. Questo aiuterebbe a non venire colti impreparati ogni volta che una nuova variante insorge, ma c’è ancora molto lavoro da fare. Un’altra nota positiva è che si ritiene che le varianti Omicron ed Alpha si siano originate nel corso di infezioni croniche di SARS-CoV-2 durate dei mesi. In questo modo il virus ha avuto modo di proliferare all’interno dell’individuo, accumulando mutazioni nel corso dei suoi innumerevoli cicli vitali. Dunque, più a lungo Omicron continuerà a dominare tra le varianti, meno sarà probabile che nuove e pericolose varianti insorgano. Questo a causa del minor tempo richiesto dagli individui – statisticamente – per debellare il patogeno.

Sebbene questo possa sembrare un articolo amaro, comunque la verità è che abbiamo la situazione – escludendo la possibilità che al Covid crescano le zanne – sotto controllo. La tendenza del virus a mutare puntando tutto sulla contagiosità a discapito della letalità fa ben sperare. Questo sta ad indicare che tra tutte le varianti che si formano solo quelle più contagiose riescono a svilupparsi, perché le nostre difese sono forti e stanno funzionando. Andando avanti con la somministrazione dei vaccini e non abbassando mai la guardia, c’è la possibilità che il Covid diventi il fratello che ci ha provato ma che non ci è riuscito degli altri virus stagionali.

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