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OH, SWEET HOME CHICAGO

«Pizza, mafia e politici corrotti». Beh, anche molto altro…
«Benvenuti in Italia» direste voi. Sbagliereste.
Siamo negli Stati Uniti d’America, dove, accarezzata dal Lago Michigan, si erge “The Second City”, “The Windy City”: welcome to Chicago, Illinois.

Da Jennifer Hudson a Harrison Ford, da Walt Disney a Ernest Hemingway, da Anastasia a Eddie Vedder, da Frank Lloyd Wright a Enrico Fermi, da Adam Baldwin ai Belushi, da Al Capone fino a Barack Obama. Il mondo intero è passato, passa e ragionevolmente continuerà a passare dalla Windy City.

Chicago è una città multiforme, che si snoda tra uno degli sky line più mozzafiato di tutti gli States, il maggior numero di ponti mobili al mondo (45), fino ad alcuni dei quartieri più malfamati di tutta l’America.
Una metropoli senza alcuna via di mezzo; prendiamo, ad esempio, il clima: estati calde e umide con picchi fino a trenta gradi e inverni con altrettanto picchi, ma in negativo (-30 è una rilevazione abbastanza comune), complice anche le non certo rare nevicate e il forte vento.

Città autrice di grandi contributi nel mondo della musica, in particolare jazz e blues, nonché della sociologia (di importanza fondamentale è il ruolo della Scuola di Chicago) e dell’economia. Ma il caldo cuore di Chicago batte anche per un’altra disciplina: lo sport.

United Center con statua

Oltre al soccer (che da noi è sport nazionale, ma negli States si accontenta, anche se in netta ripresa, delle briciole), rappresentato dai Chicago Fire (oltre che dalla presenza della sede centrale della United States Soccer Federation), anche i quattro principali sport americani sono praticati a livello professionistico.
Lo United Center, infatti, alterna parquet e ghiaccio: Chicago Bulls e Chicago Blackhawks intrattengono gli chicagoans tra palla a spicchi e puck. Inoltre, mentre i Chicago Bears lottano per andare al Superbowl, Chicago Cubs e Chicago White Sox (entrambe parte della MLB, ma i primi militanti nella National League e i secondi nella American League), guantoni e mazze pronte, cercano di colpire la palla quanto più forte possibile, in modo tale da guadagnare più e più volte l’ultima base.

O meglio, dovrebbero.
Perlomeno i Cubs.
Già, perché sebbene siano una delle squadre più longeve (la franchigia fu fondata negli anni settanta dell”800), hanno vinto solo due volte: 1907 e 1908.

Pausa scenica.

Ma nonostante gli scarsi risultati, la passione della città per il baseball e per i Cubs non conosce alcun ostacolo.
Basti pensare a tutte le immani sofferenze provate dal Jim impersonato da Jim Belushi in “According to Jim” (“La vita secondo Jim” – esattamente come l’attore, anche il personaggio è nativo di Chicago) guardando la sua squadra. Settimana dopo settimana, con la consapevolezza che i suoi tormenti non sono destinati a cessare. Già, perché alla domanda di Jim: «Ma i Cubs vinceranno mai un altro titolo?», Dio in persona, in una puntata, gli rispose: «Non finché sarò in vita io». Dunque, forse, nemmeno un miracolo potrebbe aiutare i Cubs.

Chicago-Cubs2

Ma non è detto.
Perché i miracoli a Chicago accadono.
E se di me non vi fidate, allora faccio appello alle parole di Larry Bird: «Penso sia semplicemente Dio travestito da Michael Jordan». I Chicago Bulls sono ancora oggi una delle più famose squadre NBA. “Air” Jordan ha lasciato un segno indelebile non sono nella città (basti pensare che all’entrata dello United Center, a testimoniarne il passaggio, si erge alta una statua raffigurante MJ), ma nell’intera lega. E probabilmente in tutto lo sport professionistico.
Ancora oggi i Bulls sono una (forse la) squadra NBA più amata dalla propria città: basti pensare che l’indice di riempimento dello United Center nelle partite di Derrick Rose e compagni è il più alto della lega. L’ultimo non sold out dei Bulls risale al 2010. Complice anche una competitività ritrovata (dopo il – comprensibilmente – disastroso post Jordan) con l’arrivo di Derrick Rose, stella NBA. Un ragazzo semplice, nato e cresciuto a Chicago, che in altra vita (quando ancora non abitava all’ultimo piano della Trump Tower e i problemi principali non erano risultati e infortuni) veniva protetto dal fratello, il quale allontanava a colpi di fucile le gang che bussavano alla porta di Rose nel tentativo di reclutare il ragazzo. Oggi, muto e schivo al successo e alla popolarità, atipica star NBA, cerca di condurre i Bulls all’ennesimo titolo: perché dopo MJ, in città é arrivato D-Rose.

Derrick-Rose-Dunk-48

Eppure, nonostante l’ampia scelta, il cuore di Chicago batte un po’ più forte per l’hockey.
A parlare chiaro, oltre alle emozioni dei tifosi, sono i dati:
– nelle ultime sette stagioni, i Blackhawks hanno il più alto indice di riempimento dell’intera NHL (National Hockey League);
– hanno, inoltre, il più alto indice di audience televisivo medio dell’intera NHL, con circa 159 mila telespettatori per game;
– nei playoff dell’anno scorso, secondo una rilevazione dei Blackhawks, le nove partite giocate dalla squadra sono state il programma più visto nell’intera area di Chicago;
– gli Hawks sono la squadra di Chicago più amata, nonché la quattordicesima più amata sulle 122 franchigie professionistiche americane nell’annuale “ranking di soddisfazione dei fan” stilato dalla rivista sportiva “ESPN The Magazine”, quando solo sette anni fa erano cento diciottesimi.

Inoltre, al di là dell’attaccamento degli chicagoans per i principali e più convenzionali sport, un’altra disciplina ha altrettanto seguito: il wrestling. Già, perché Phil Brooks, più conosciuto come CM Punk – ex wrestler WWE, in procinto di debuttare nella MMA, federazione di arti marziali miste – nato, cresciuto e attualmente residente a Chicago, è osannato nella city. Quando il “Best in the world”, dopo un anno dall’abbandono della WWE, decise di parlare della sua controversa vicenda nel podcast del suo amico Colt Cabana (wrestler indipendente, anch’egli di Chicago), questo fu il più downloddato nell’area della Windy City.

Già, perché Chicago ama i suoi atleti e loro la amano di rimando. Non una città qualunque, ma come bene cantavano i Blues Brothers: «Oh, sweet home Chicago».

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