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Oggi e domani si vota per eleggere il nuovo presidente della Provincia di Pavia

di Matteo Miglietta

Nel nuovo numero di Inchiostro, che da settimana scorsa potete trovare nei vari angoli dell’università, abbiamo erroneamente indicato che le elezioni amministrative sarebbero state il 14 e il 15 maggio. Ci scusiamo per l’errore e ripubblichiamo sul blog l’articolo apparso sul numero cartaceo, ricordando che si vota oggi e domani (domenica 15, dalle 8.00 alle 22.00, e lunedì 16 maggio, dalle 7.00 alle 15.00). In caso di ballottaggio si tornerà alle urne il 29 e il 30 maggio.

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“Fuori di qui, le nostre questioni, quelle che ci sembrano tanto importanti, sono sentite, quando sono sentite, come beghe di cortile. A mala pena si sa che ci saranno le elezioni provinciali, sulle quali noi ci stiamo bellamente scannando da tempo e continueremo a farlo fino al 15 maggio e oltre”. La citazione è tratta dal discorso fatto il 28 aprile dal presidente della Provincia di Pavia, Vittorio Poma, davanti al Consiglio Provinciale. Si tratta della sua ultima orazione ufficiale come presidente in carica e, forse più di ogni altra frase, fotografa in maniera lucida ed esatta la situazione paradossale che si sta vivendo nel nostro territorio. Stiamo andando incontro a uno degli appuntamenti elettorali meno sentiti dalla cittadinanza, se confrontato con le elezioni comunali, regionali o nazionali; la cui campagna elettorale si sta però caratterizzando come una delle più dure e politicamente devastanti della nostra storia locale. Lettere di fuoco, discorsi al vetriolo, una continua caccia alle responsabilità personali e perfino l’ipotesi che un consigliere regionale abbia conseguito la laurea in Nicaragua e non a Roma, come aveva dichiarato, rendono la situazione in continua evoluzione. Ciò che è certo è che mai s’era visto un presidente uscente scaricato dal suo stesso partito (PdL), mai s’era vista una Lega tanto agguerrita e incosciente nell’attaccare tutto e tutti, mai s’era visto un Pd muoversi per tempo e presentare il proprio candidato con largo anticipo rispetto agli avversari.

Ma le anomalie di queste elezioni non finiscono qui: i candidati alla poltrona più importante di Piazza Italia (sede della Provincia) sono ben dodici, sostenuti da venti partiti diversi. Si tratta, seguendo l’ordine con il quale appariranno sulla scheda elettorale, di Roberto Albanese sostenuto dai Verdi; Cesare Valentinuzzi di Pensioni e Lavoro (ripescato all’ultimo minuto); Teresio Forti sostenuto da Federazione della Sinistra e Insieme; Massimo Granata di La Destra; Daniele Bosone sostenuto dalla lista civica della Mela, Idv, Pd e Sinistra ecologia e libertà; Ruggero Invernizzi sostenuto da Popolari, Democrazia cristiana, Lega e Pdl; Vittorio Poma presidente uscente) sostenuto dalla lista Poma il Presidente e dall’Udc; Cleto Marini di Identità Oltrepo; Tiziano Casarini dei Pensionati; Vincenzo Sardiello del Partito Comunista dei Lavoratori; Enrico Bocca Corsico Piccolini della Lega Padana Lombardia e Giovanni Fassina di Orizzonti di Libertà. A tutti questi nomi  vanno poi aggiunti i circa 200 aspiranti consiglieri provinciali, un vero e proprio esercito!

Cerchiamo allora di guardare più vicino le idee espresse in queste settimane dai quattro candidati più in vista. Gran parte della loro strategia si può già capire dai manifesti elettorali delle loro liste:

Teresio Forti, di Federazione della Sinistra e Insieme, sui cartelloni appare immerso nella campagna pavese, e l’idea principale su cui sta cercando di far leva per raccogliere voti è proprio la difesa dell’ambiente agricolo da una cementificazione indiscriminata, puntando su una programmazione del territorio che dia la priorità a un piano rifiuti e uno energetico, che metta l’accento sulle energie rinnovabili, rifiutando categoricamente il nucleare.

Daniele Bosone (il favorito) ha riempito la provincia di manifesti elettorali in cui lo si vede sorridente appoggiato a una mela rossa (simbolo della sua lista civica), mentre il logo del Pd non è mai presente dietro la sua figura, nonostante a ridosso del voto ci sono stati, e ci saranno, numerosi incontri pubblici con i maggiori leader del partito, da Bersani a Veltroni. L’impressione avuta attraverso i manifesti che Bosone, senatore del Pd dal 2008, voglia in qualche modo smarcarsi dal suo partito d’appartenenza è poi confermata dai suoi comizi e dal suo programma elettorale. Basandosi sulle parole chiave “innovazione, cultura, ambiente e solidarietà”, nel programma viene espressa l’esigenza di superare le divisioni sociali e partitiche, per raggiungere una vera coesione fra le diverse zone della provincia, così come fra i cittadini e le amministrazioni locali, in modo da poter rilanciare il nostro territorio.

Ruggero Invernizzi, candidato dei Popolari, Democrazia cristiana, Lega e Pdl, è il più sfuggevole di tutti: durante l’unico incontro elettorale svoltosi fino a oggi (4 maggio), gli organizzazioni hanno dovuto informare il pubblico che Invernizzi non accettava di presenziare a confronti pubblici, ma solo a incontri con gruppi e associazioni interessate. Il fatto che l’Assessore provinciale alla Tutela Ambientale uscente non puntasse certo sulla sua persona, ma sulla sua appartenenza partitica, per conquistare la presidenza, si può evincere anche dai manifesti che sono apparsi in città già prima che si venisse a conoscenza della sua candidatura: “Fai vincere anche in Provincia il Governo del fare”, con tanto di simbolo del Pdl e la scritta “Berlusconi presidente”. Per non parlare di quelli in cui appare sorridente mentre stringe la mano del Presidente del Consiglio, come se il semplice fatto di appartenere a un partito sia una garanzia per gli elettori.

Vittorio Poma, scelto dall’UdC e soprattutto dalla sua lista civica Poma il Presidente, è la vera mina vagante di queste elezioni. Dopo che il suo (ex) partito, il PdL, l’ha scaricato per seguire i dettami degli alleati leghisti, guidati dal consigliere regionale Angelo Ciocca e dal capogruppo in Consiglio provinciale Francesco Ratti, nessuno osa pronosticare quanti voti riuscirà a raccogliere puntando sulla sua persona e sull’operato dello scorso mandato, che lui stesso non esita a definire ottimo. I manifesti elettorali che invitano a votarlo raffigurano il simbolo della sua lista civica, oppure un suo enorme primo piano, il che spinge a pensare come il candidato punti sulla popolarità o credibilità del proprio nome, e del proprio volto, per tornare a sedere sulla poltrona più importante di piazza Italia.

Dopo il voto gli scenari che si presenteranno davanti a noi elettori sono davvero imprevedibili e molti scommettono sul fatto che sarà necessario andare al ballottaggio perché la Provincia di Pavia conosca il nome del suo nuovo presidente. Se così fosse, potrà succedere davvero di tutto: dando per scontato che uno dei due contendenti sarà Bosone (Pd), resta da capire chi sarà il suo avversario. Tutto dipenderà da quanti voti il Centrodestra riuscirà a disperdere fra le sue due liste principali (senza contare quella dei finiani di Orizzonti di Libertà). Nel caso il “tradito” Poma ottenesse più voti del berlusconiano Invernizzi, cosa farà la Lega? Compirà un suicidio politico consegnando la Provincia nelle mani della Sinistra o, come disse Montanelli prima delle ben più importanti elezioni nazionali del 1976 consigliando di votare DC per non abbandonare l’Italia ai comunisti, suggeriranno al popolo lumbard di “turarsi il naso” e mettere una croce sul simbolo dell’acerrimo nemico Poma?

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