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Nuovo Cinema Paradiso: il mondo in una sala

L’amore per il cinema è irrazionale, primordiale: parte ben più sotto del cuore, all’imboccatura dello stomaco. Sembra quasi gastrite. Quando le luci si accendono, alla fine di un bel film (ma che dico? di un grande film!) ho sempre il cuore in tumulto e le lacrime che minacciano di strabordare (quando non lo fanno per davvero).

Perdonatemi per questo incipit maldestro e alla lontana, ma non si può parlare di Nuovo Cinema Paradiso senza parlare dell’amore per il Cinema stesso. La storia si sa, e chi non la sa corra ai ripari: il piccolo Salvatore (Totò, per noi intimi) si innamora del Cinema in tenerissima età nella Sicilia del Dopoguerra. Dal Cinema viene letteralmente rapito e passa il tempo a spiare il magico lavoro di Alfredo, il proiezionista, un po’ padrino e un po’ stregone. Non mi dilungo oltre, perché il film lo dovete vedere. Vi basti sapere che si tratta di un viaggio intimo nei meandri di una passione vera.

A vita non è come l’hai vista al cinematografo, a vita è cchiu difficili. – Alfredo

Perché ci cibiamo di storie? La risposta è una sola: niente è più consolatorio dei guai altrui. Il cinema è anche questo. Tornatore ci dipinge una Sicilia ancora invasa dalle macerie, con poche speranze e tante difficoltà. Eppure la sala cinematografica era gremita di persone che andavano a dimenticare. Sarà un atteggiamento infantile, ma trovo che sia umana e assolutamente poetica la capacità di ridurci tutti a bambini davanti ad un film. Totò spende le cinquanta lire della madre solo per potersi sedere in prima fila e spalancare gli occhi per vedere John Wayne, forte e col cappello, in grado di risolvere ogni situazione. Che momento puro e altissimo, il Cinema!

Il segreto del successo di Nuovo Cinema Paradiso è dovuto al fatto che generazioni di persone in tutto il mondo ritengono la sala cinematografica un luogo di educazione. – Giuseppe Tornatore

Tutto il film gravita proprio intorno alla sala, così come vi gravita il paese. Vi si vede persino svolgersi tutta la vita di una coppia: il primo incontro (lui in platea, lei in galleria, uno sguardo prima del principio e si può solo immaginare cosa sia successo dopo la fine), poi il corteggiamento, la vita di coppia, quella coniugale con marmocchi annessi. Sul finale li rivediamo vecchi, ancora davanti al cinema, come testimonianza del tempo passato.

Il cinema è stato importante per molti. In fondo lo è un po’ per tutti. Provate un po’ a pensare alla prima volta che ci siete stati. Non vi sale un briciolo di nostalgia? Un crampo alla pancia? Un po’ di gastrite, come dicevo prima? Se così è, anche voi siete un po’ Totò e avete un vostro Cinema Paradiso, che sia uno spazio fisico o un luogo mentale.

Alfredo, è bellissimo! – Totò 

Il bello di questa scena catartica, quando tutto il paese è stato sbattuto fuori dal cinema e quindi Alfredo decide di proiettare la fine del film sull’edificio di fronte, è che racconta una caratteristica fondamentale che il Cinema ha: il non avere spazio. Il Cinema in sé è infinito, è un luogo spirituale. Una canzone dice “casa è ovunque sei tu”; per me casa è ovunque c’è cinema.

Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. Se non resisti e torni indietro, non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia. O’ capisti? Qualunque cosa farai, amala, come amavi la cabina del Paradiso quando eri picciriddu. – Alfredo

Nuovo Cinema Paradiso è un film di nostalgia profonda, viscerale, verso un mondo di infanzia e familiarità, volontariamente perduto e mai del tutto dimenticato. Salvatore, ma forse più Totò, si ritrova sul finale, in sala di proiezione, a Roma, che è la sua unica casa da trent’anni, a vedere finalmente le sue pellicole. E lì, da solo, piange. E ride davanti a quei baci censurati, a tutte quelle scene scabrose, senza più doverle spiare tra le tende del mistico e perduto Cinema Paradiso.

Con la televisione e le cassette…ormai il cinematografo è solo un sogno… – Spaccafico, proprietario del Nuovo Cinema Paradiso

Già. Chi ci va più al cinematografo? E lì erano gli anni ’80, adesso le cose vanno pure peggio. Che poi, abbiamo solo da ringraziare…se penso a quanti capolavori ho a portata di mano, nella mia cineteca immensa (legale e non)! Peró a me, come a Tornatore, manca il cinematografo. È più bello emozionarti se chi ti sta di fianco si emoziona con te. Ecco. È questo che mi manca: la quotidiana esperienza di condivisione. Manca un tempio, un luogo di culto con la sua ritualità. E non ce n’è: entrare in una sala piena è sempre un’emozione, anche quando il film è mediocre. Si ride meglio. Si piange di più. Ci si passano i fazzoletti. Si inizia a guardare le facce dei vicini e, per un attimo in questa vita, ci si sente meno soli.

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