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Nudge e Fun Theory, le spinte gentili di un Nobel

 

[foto da Economiasemplice.com]

 

Pochi giorni fa l’Accademia Reale delle Scienze di Svezia ha conferito il Premio Nobel per l’Economia a Richard Thaler, dell’Università di Chicago, noto per i suoi studi sull’economia comportamentale (cioè lo studio dell’economia attraverso una prospettiva psicologica). Di particolare importanza è il suo saggio “Nudge, la spinta gentile”, che ha pubblicato nel 2008 insieme al giurista Cass Sunstein. Questo bestseller contiene un’intuizione semplice, ma piuttosto geniale: per introdurre pratiche di buona cittadinanza, per aiutare le persone a scegliere il meglio per sé e per la società, occorre imparare a usare a fin di bene l’irrazionalità umana.

Ogni giorno abbiamo a che fare con un lavoro, forse il più stressante di tutti: fare delle scelte. Siamo esseri umani, nonnnnn calcolatori perfettamente razionali, e siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, dalla complessità della vita quotidiana, dall’inerzia e dalla limitata forza di volontà. È per questo che a volte avremmo bisogno di una spinta gentile (in inglese nudge) che ci indirizzi verso la scelta giusta. Una delle caratteristiche fondamentali della Nudge Theory di Thaler e Sunstein è quella di non utilizzare una punizione o un obbligo per impedirci di sbagliare, bensì un “premio”, un rinforzo positivo o un aiuto indiretto, indirizzandoci sulla strada migliore con la carota e non col bastone. In Inghilterra è stato addirittura creato dal governo un dipartimento, il British Behavioural Insights Team, soprannominato “Nudge Unit”, incaricato di risolvere problemi con una “spinta”. Ad esempio, pur essendoci incentivi economici, molte persone non facevano isolare i sottotetti solo perché non sapevano come svuotare i solai. È bastato affiancare alle ditte di ristrutturazione quelle per lo sgombero e il numero degli isolamenti è aumentato.

La variante più curiosa di questa idea è la “Fun Theory” la cui filosofia crede che la via più semplice per cambiare in meglio i comportamenti delle persone sia rendere le cose divertenti da fare. Per verificare questa teoria, ad esempio, le scale della metropolitana di Odenplan, in Svezia, sono state trasformate per un giorno nei tasti di un pianoforte che suonavano al passaggio delle persone. Se stimolata attraverso il divertimento la maggior parte dei cittadini (oltre il 66%) sceglieva gli “ecologici” scalini.  Non a caso Aristotele sosteneva: “Ciò che dobbiamo fare, lo impariamo facendo”.

nnAltri esempi non mancano: a Copenaghen hanno dipinto sull’asfalto impronte verdi che conducono verso i bidoni della spazzatura e la quantità di rifiuti gettati in strada è diminuita, mentre a Singapore sono riusciti a invogliare a usare le scale del metrò segnalando su ogni gradino le calorie perse fino a quel punto nel salire. Un jukebox che non è alimentato da monete, ma da lattine e bottiglie usate, un semaforo che propone indovinelli mentre sei fermo al rosso, un trampolino elastico con il quale produci energia trasformata in denaro da devolvere per una buona causa, un cestino che fa il rumore di una scimmia che mangia se butti qualcosa. Vi è venuta voglia di provarne qualcuno? Bene, allora la Fun Theory ha funzionato.

Possiamo applicare la Nudge Theory anche per cambiare il nostro modo di approcciarci al problema del cambiamento climatico. Le persone nnndevono cambiare il loro modello economico, i servizi e i prodotti che scelgono, ma parte di questo cambiamento può essere fatto partendo da ciò che ci rende umani: per agire, abbiamo bisogno di vedere. Quando percepiamo un problema come enorme e lontano, semplicemente non facciamo nulla. Se l’anidride carbonica fosse nera, ci saremmo occupati dell’inquinamento molto tempo fa. La corrente è invisibile, ma con un filo elettrico che diventa luminoso in base all’energia consumata forse ne useremmo meno. Nell’esperimento Engage Environment, condotto in una residenza per studenti, si è scoperto che il metodo migliore per far migliorare alle persone il proprio consumo energetico è sfruttare il nostro innato spirito di competizione. A chi utilizzava meno energia veniva assegnata una stella dorata, visibile a tutti, mentre agli spreconi un bollino rosso. Risultato: i consumi sono scesi del 20%.

I fautori della critica più frequentemente mossa al nudge sostengono che per preservare la nostra libertà di scelta dovremmo sapere che c’è (ma se lo sappiamo funziona meno) e che non ci rende più attivi, responsabili o capaci di risolvere problemi poiché è basato sull’irrazionalità.

Tuttavia, in fin dei conti, questi piccoli nudges non ci tolgono davvero la libertà di sbagliare mentre possono davvero aiutarci a passare da uno stato di apatia all’azione.

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