Attualità

Non solo spread: riflessioni sull’apertura della campagna elettorale

di Irene Doda

A un mese dal voto imperversa la campagna elettorale. E in questi casi tutto, ma proprio tutto può diventare campagna elettorale: vedasi il recente scandalo del Monte dei Paschi di Siena, trasformato alla velocità della luce in pretesto per scagliarsi coralmente contro il Partito Democratico. Una campagna che non risparmia niente e nessuno: pifferai magici, mafiosi, “cancri della democrazia” (quando mai si finirà di utilizzare questa orribile espressione?”), tecnocrati e bugiardi. Persino l’esimio prof. Monti, il simbolo vivente dell’austerity, non si mostra avaro di critiche aspre e battutine mordaci sugli avversari. E i quotidiani nazionali dedicano risme di pagine ad analisi su analisi, pronostici, rosari, libagioni elettorali: quanto conviene un’alleanza con Grillo, quanto conviene mandare Fini a quel paese, sproloqui su Berlusconi il quale (che strano) dice una cosa e subito dopo il suo contrario. Abbondano percentuali e probabilità, e le elezioni iniziano a somigliare a una gigantesca lotteria nazionale: noi giochiamo, e poi come deve andare andrà.
Mentre l’Italia è impegnata in tutto questo trambusto giunge un flebile richiamo da parte di Amnesty International: il nostro Paese dovrà rispondere a dieci questioni fondamentali  riguardanti i diritti umani. Chi se lo aspettava: carceri, diritti dei migranti, accordi internazionali, moratorie contro la pena di morte e leggi contro l’omofobia. Tutto questo mentre radio, TV, e giornali si dedicano anima e corpo agli equilibrismi parlamentari.
Dopo la fine dell’era della politicabaret spesso ci si è riempiti la bocca di discorsi sul ritorno a una politica dei temi concreti: ma forse è e rimane più comodo pizzicarsi su vizi personali, dichiarazioni pubbliche e possibili alleanze. Gli elettori per primi non sembrano interessati ad altro, e i media non li aiutano. Il grande baraccone delle elezioni continua, senza esclusione di colpi, uguale a prima o peggio. E ci si rifà sempre ai soliti schieramenti rigidamente ideologizzati.
La speranza in un cambiamento rimane accesa, ma la grande macchina elettorale sta schiacciando ogni barlume di discussione sui temi dei diritti sociali e civili, esclusi quasi completamente dalla ribalta mediatica (oppure liquidati sbrigativamente come questioni di secondo piano – si veda Monti che dichiara “La famiglia è solo quella costituita da uomo e donna”). Con buona pace di Amnesty e di chi preme per un’inversione di tendenza non solo dello spread.

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