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Non parlate di mafia e politica: intervista a Lirio Abbate

a cura di Marta Mangiarotti e Alice Gioia

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Lei è mai stato minacciato per quello che ha scritto? Ha mai subito ritorsioni?
Ci sono sempre dei problemi, come succede a tutti quelli che scrivono di mafia, soprattutto quando si trovano da soli a scriverne. Alla mafia dà più fastidio che si parli delle complicità dei mafiosi e non dei mafiosi stessi. A loro piace che si parli dei mafiosi come personaggi che vivono nel mito, ricchissimi e sanguinari. Il problema è quando parli di chi c’è dietro ai mafiosi: se succede, qualcuno si arrabbia.

Ma ci sono delle complicità nel mondo del giornalismo?Ci sono dei giornalisti, per così dire, embedded? E lei, è stato sostenuto dai suoi colleghi?
Si, purtroppo ci sono. Così come ci sono quelli che fanno finta che la mafia non esiste. Per quanto mi riguarda, ho avuto il massimo appoggio dai miei colleghi.

Nelle diverse conferenze dedicate al tema, si è parlato della rilevanza sociale della notizia, che non deve solo essere una pubblicità per la mafia né deve passare come un mero fatto di cronaca. Come può un giornalista dare una notizia all’opinione pubblica, senza poi essere abbandonato?
Non parlare della politica. Quando non parli della complicità della politica con la mafia tutti ti stanno dietro e ti appoggiano. Altrimenti, rimani solo.

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