Attualità

Nei giardini… Che nessuno sa?

di Simone Lo Giudice

 

Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi…: le parole dello Zero Renato per chi dallo zero assoluto dovrebbe ripartire. Senza girarci troppo intorno: i coinquilini europei ci accusano di cecità. Fanno bene? Fanno male? E se in fondo fosse soltanto questione di punti di vista? Forse per loro siamo troppo vecchi noi. Forse per noi sono troppo giovani loro. Ma proviamo a dare qualche numero. Prendiamo tra le mani la carta di identità dei primissimi ministri che hanno recitato di recente sul palcoscenico europeo (e molti di loro non hanno alcuna intenzione di lasciare le scene!).
Partiamo dagli ultimi tre del Regno Unito: Tony Blair (1953), Gordon Brown (1951) e David Cameron (1966). E ora passiamo alla Germania e ai suoi cancellieri federali: Gerhard Schröder (1944) e Angela Merkel (1954). Due passi ed eccoci in Francia e ai suoi presidenti della repubblica: Jacques Chirac (1932) e Nicolas Sarkozy (1955). E perché no, concludiamo con la Spagna e con i suoi presidenti del governo: José María Aznar (1953) e José Luis Zapatero (1960). E poi tocca agli Italiani, che non hanno saputo essere Prodi (2006-2008) in mezzo a due Berlusconi (2001-2006 e 2008-oggi).
Ma al di là della singola prestazione politica, il dato che colpisce il lettore di turno è quello anagrafico: il Romano economista ha fatto il suo primo conto il 9 agosto 1939, mentre il Silvio imprenditore ha sorriso per la prima volta alla sua Milano il 27 settembre 1936. Pazzesco! Eccolo il paese governato dai diversamente giovani! In fondo è come se un nonno qualunque negasse di aver raggiunto l’età pensionabile per vedersela con decreti legge, crisi economiche, debito pubblico e compagnia bella.
Insomma: nei nostri giardini non c’è ricambio generazionale tra le foglie degli alberi, ma in compenso c’è sempre la stessa stagione. I coinquilini europei hanno arredato diversamente il loro presente: i Britannici hanno stra-svecchiato rimanendo conservatori (e Cameron ne è l’emblema), i Tedeschi hanno testato le capacità di un fisico-teorico come la Merkel (alla faccia delle nostre Arcorine tutto fisico-pratico!), i Francesi hanno scelto il loro primo presidente di origine straniera (padre ungherese e madre ebrea per Sarkozy), gli Spagnoli hanno pensato anche al futuro dei diversamente eterosessuali (Zapatero docet). Tanta roba davvero.
E se passiamo dal sacro politico al profano pallonaro, la sostanza non cambia. Non a caso la squadra italiana che conta di più nell’Europa contemporanea si chiama Internazionale e si affida agli stranieri più per tradizione che per rifiuto. Ci vorrebbe un’accurata opera di giardinaggio per coltivare i nostri talenti dimenticati. Amiamo l’esperienza e odiamo l’ipotesi di doverci fare da parte quando il tempo sta per scadere. Ma siamo davvero convinti di abitare nei giardini… che nessuno sa?. Ecco l’altro nostro difetto: non sappiamo fare auto-critica. Meglio negare l’evidenza, forse. Anche se in fondo ci converrebbe ripartire da Zero: “…ecco come si finisce poi, inchiodati a una finestra noi, spettatori malinconici, di felicità impossibili…”.

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