Sport

NBA: TERRA DI PELLICANI, GATTINI E PACE NEL MONDO

di Niki Figus


Viaggio nella curiosa fauna di una delle leghe più popolari dello sport americano

NOMI, COSE, CITTA’. Le varie squadre negli States hanno tutte un peculiare epiteto, che legato al nome della città rimanda immediatamente a una certa franchigia e lega sportiva: gli Yankees sono a New York e giocano a baseball, i Cowboys nella cocente Dallas cercano di far meta più volte degli avversari e i Blackhawks a Chicago rincorrono il puck pattini ai piedi e stecca in mano.
FAUNA E SPORT USA. La fauna sportiva statunitense è molto variegata: Detroit Tigers (MLB) e Jacksonville Lions (NFL), Memphis Grizzles (NBA) e Chicago Bears (NFL), Miami Dolphins (NFL) e San Jose Sharks (NHL). Numerosi sono i volatili: l’aquila, anche raffigurata sullo stemma ufficiale americano, da il nome ai Philadelphia Eagle (NFL); mentre falchi e falconi spopolano nella capitale della Georgia: Atlanta Hawks (NBA) e Atlanta Flacons (NFL). Possono apparire bizzarri invece i “pinguini” di Pittsburg (Pittsburg Penguins, NHL), ma essendo l’hockey sport praticato su ghiaccio se ne capisce il senso.
NBA E PELLICANI. Meno comprensibile è invece la scelta del nome “pellicani”, i quali, regolamento alla mano, non paiono avere molto diritto di cittadinanza nello sport praticato con la palla a spicchi. Il proprietario dei New Orleans Pelicans, Tom Benson, autore della decisione, ha però spiegato: nelle sua visione infatti l’animale rappresenterebbe “passione, lavoro di squadra, resilienza, lealtà, orgoglio, grazia, famiglia, dignità e carità”. Signori, tutto al modico prezzo di un pellicano. Mentre qualcuno nella lega sibila, intimorito: “occhio che bombardano”, riferendosi all’attività meno nobile dei piumati. NBA: where amazing happen. Ma pure i pellicani.
I GATTINI DEL PRESIDENTE. Charlotte qualche anno fa poteva vantare una concorrenza spietata in materia di nomi ai non troppo ragguardevoli pennuti di New Orleans. La squadra di Michael Jordan (sì, quel MJ, ma nei panni di proprietario), infatti, si chiamava Charlotte Bobcats, ovvero sia i “gattini” del presidente. Il tutto dovuto al fatto che il napoleonico, non certo per le conquiste ma per l’ego, ex-presidente Robert Taylor, detto Bob, a seguito di un referendum pilotato da lui, riuscì a cambiare il nome della squadra. Per chi non sapesse che in questo posto queste cose accadono: welcome to the NBA. Fortunatamente da quest’anno a Charlotte giocano gli Charlotte Hornets, un ritorno: la squadra si è infatti ripresa il nome storico, che deriva dal soprannome affibbiato al loro vecchio palazzetto, “the hail”, l’alveare.

LA PACE NEL MONDO. Ma quando si parla di nomi ed Nba non si può non parlare di lui. Non è una squadra, ma un universo assestante: Ron Artest. Difensore sublime e tiratore dal perimetro affidabile (per quanto il personaggio possa esserlo). Il newyorkese, figlio di un pugile, è più volte passato alle cronache: risse, gomitate alla testa degli avversari, colpi al collo, monitor distrutti e il più grave incidente nella storia NBA, quando Ron si scagliò a testa bassa contro (letteralmente) tutto un palazzetto. L’uomo che ha dichiarato di bere cognac non prima o dopo, ma durante le partite, nel 2011 ha deciso di farsi cambiare nome: Metta World Peace. Dove “Metta” è un concetto in lingua Pali, quella parlata dal Buddha, che sta a significare “l’amore in senso buddista in assenza di desiderio”. Ma non è finita. Recentemente, firmato un contratto con una franchigia cinese, penna in mano, si è recato all’anagrafe: oggi dovete chiamarlo The Pandas Friend. Questo è il suo nome. And that’s NBA basketball.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *