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Nba: La Motor City ingrana, I Rockets decollano

Ad ovest il primo posto se lo tengono ben stretti i Rockets. Impeccabili e senza commettere passi falsi assicurano in cassaforte un novembre da favola con 1 sola sconfitta (vs. Toronto) e 12 W, di cui le ultime 6 di fila. A trascinare l’armata di Houston troviamo il Barba con i suoi 31.5 punti di media a partita e uno sconvolgente 40.3% da dietro l’arco dei 3 punti ed il timone del gioco in mano a un CP3 (Chris Paul) da 10.3 assist a partita. Questi i due principali assi nella manica per la squadra al 2° posto nella lega per punti di media a partita.

Sarà interessante vedere come affronteranno i Lakers questi Rockets nel loro prossimo match. Sì, perché i Lakers, contro i campioni dell’ultimo anello Nba, gli Warriors, hanno suscitato non poco scalpore quando, dopo i primi 24 minuti di gioco, sono tornati negli spogliatoi con un vantaggio di 4 punti rispetto alla formazione della Bay Area. E hanno attirato ancora di più l’attenzione dei media e di tutti gli esperti del settore quando per tutto il resto della partita hanno saputo tener testa a Curry e compagni, arrivando persino ad avere l’ultimo possesso per aggiudicarsi l’incontro (Ingram non trova il fondo della retina, gli Warriors vinceranno poi al primo supplementare).

I Lakers, che sono scesi in campo contro i Golden State, destano più di una preoccupazione per le squadre dei piani alti che sperano in un percorso più liscio possibile verso i playoffs. Questi purple-&-gold sembrano prospettarsi un bel bastone tra le ruote per le super potenze e possono puntare molto in alto. Quasi sicuramente ai playoffs.

A Boston nel frattempo Irving mette a referto la quinta partita in maglia bianco-verde da 30 o più punti e ricacciando indietro i 76ers. Secondo violino, come sempre sottovalutato e poco esaltato dai media, è Horford che con uno spettacolare 9/12 dal campo mette a referto 21 punti. I Celtics mantengono così il comando ad est con un record di 19-4. Ma non è questa la notizia della settimana. Funziona così dall’altra parte dell’oceano: un’outsider mette in cassaforte una serie di vittorie, scala un po’ la classifica, stupore e titoli a caratteri cubitali sui giornali per un paio di settimane e poi tutto torna alla normalità. Ed i media si sono già abituati ai “Celtics clamorosamente al comando” e “Boston la sorpresa dell’anno”.

 Quello che scuote la lega in questi giorni è Detroit: secondo posto dietro ai Boston, una delle quattro L in stagione a danno dei Celtics è per mano loro, un Tobias Harris da 20 punti di media a partita e un occhio di lince come Reggie Jackson che smista 6 assist di media a partita. E nonostante siano la 15esima franchigia per punti a partita, la difesa (Mantra di Van Gundy) paga e dopo 20 partite disputate il tabellino segna solo 6 sconfitte.

Un’altra armata che ha ormai trovato continuità e flow è sicuramente Cleveland che contro Atlanta suona la 10° W di fila. Il 3° posto ad Est e l’annuncio di un probabile rientro anticipato di Isaiah Thomas (metà dicembre) hanno calmato un po’ gli animi scossi dall’allontanamento di Derrick Rose che, stanco dei continui stop per infortuni, medita il ritiro dalla pallacanestro giocata. 

I Thunder invece, dopo l’ottima e speranzosa vittoria contro gli Warriors (i giocatori stessi nel post-partita ne avevano parlato come un punto di svolta) sono crollati di nuovo con 3 L di fila. Durante l’ultima, in particolare, hanno lasciato a secco la retina avversaria per due break rispettivamente da 5’ e 3’ 30”. Si ritrovano ora al 9° posto ad ovest ed il prossimo match contro Minnesota potrebbe fare da cartina tornasole per capire meglio se sia un problema di semplici incomprensioni e mancanza di chimica tra super-star o qualcosa di più profondo e serio.

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