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I migliori film del 2016

I migliori film del 2016 secondo la Redazione di Birdmen.

nb: La selezione, divisa per categorie, non è una classifica ed i titoli sono riportati in ordine sparso. Per selezionare le pellicole abbiamo preso in considerazione la data di uscita in Italia.

Film italiani

Il 2016 è stato un anno particolarmente florido per il cinema italiano: abbiamo selezionato tre titoli che riteniamo essere i più esemplificativi dell’anno.

Lo chiamavano Jeeg Robot

aRegia: Gabriele Mainetti

Soggetto e sceneggiatura: Nicola Guglianone

Fotografia: Michele D’Attanasio

Musiche: Gabriele Mainetti, Michele Braga

Paese di produzione: Italia

Cast: Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti/Jeeg Robot), Ilenia Pastorelli (Alessia), Luca Marinelli (Fabio Cannizzaro detto “Zingaro”)

Riconoscimenti: David di Donatello: miglior regista esordiente; Nastro d’argento: miglior regista esordiente; Globo d’oro: miglior film; Ciak d’oro: miglior opera prima

È ufficiale, da quest’anno anche l’Italia ha il suo personale supereroe: Hiroshi Shiba (interpretato da Claudio Santamaria). Il film, diretto da Gabriele Mainetti che si cimenta – direi con successo – nel suo primo lungometraggio, si aggiudica, su diciassette candidature, otto premi ai David di Donatello, nonché svariati riconoscimenti nei festival cinematografici di tutt’Italia.

Jeeg Robot: un eroe diverso da quelli a cui siamo abituati, un eroe romano, un eroe più realistico di quanto c’aspettiamo, insomma, un eroe da non perdere! CONTINUA A LEGGERE

Perfetti sconosciuti

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Regia: Paolo Genovese

Soggetto e sceneggiatura: Paolo Genovese

Fotografia: Fabrizio Lucci

Paese di produzione: Italia

Cast: Giuseppe Battiston (Peppe), Anna Foglietta (Carlotta), Marco Giallini (Rocco), Edoardo Leo (Cosimo), Valerio Mastandrea (Lele), Alba Rohrwacher (Bianca), Kasia Smutniak (Eva)

Riconoscimenti: David di Donatello: migliori film e sceneggiatura; Nastro d’argento: miglior commedia; Globo d’oro: miglior commedia; Ciak d’oro: miglior film

Insieme a Veloce come il vento (Matteo Rovere), uno dei film più riusciti dell’anno nel panorama cinematografico italiano.

L’Italia è da sempre il paese della commedia per eccellenza, con un graduale abbassamento della complessità narrativa. Paolo Genovese è uno dei tanti con alle spalle una produzione cinematografica mediocre e per questo stupisce con Perfetti sconosciuti, una pellicola che fa della propria attualità un punto di forza, giocando su un tema come quello della comunicazione virtuale, ed un cast che seduto ad un tavolo e chiuso in quattro mura dà il meglio di sé.

Fuocoammare

cRegia: Gianfranco Rosi

Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Rosi

Fotografia: Gianfranco Rosi

Paese di produzione: Italia, Francia

Riconoscimenti: Festival di Berlino: Orso d’oro a Gianfranco Rosi; European Film Awards: miglior documentario

Lampedusa vista attraverso gli occhi di Samuele, un ragazzino dell’isola, che cresce diviso tra i giochi nell’entroterra, la scuola, i racconti del passato dei famigliari sulla guerra e sulla professione di marinaio che da lì a qualche anno sarà anche la sua. Un documentario che tocca – come molti altri – l’attualissimo tema dell’immigrazione, girato tuttavia senza la pretesa di adottare filtri estetici né tanto meno morali: Rosi, restando a Lampedusa per più di un anno, racconta quello che vede senza arrogarsi il diritto di esprimere giudizi in merito. Questo sarà compito dello spettatore.

Sconvolgente nella sua semplicità. CONTINUA A LEGGERE

Film internazionali

Animali notturni

dRegia: Tom Ford

Soggetto: Austin Wright (romanzo)

Sceneggiatura: Tom Ford

Fotografia: Seamus McGarvey

Paese di produzione: USA

Cast: Amy Adams (Susan Morrow), Jake Gyllenhaal (Edward Sheffield/Tony Hastings), Michael Shannon (Detective Bobby Andes), Aaron Taylor-Johnson (Ray Marcus), Isla Fisher (Laura Hastings), Armie Hammer (Hutton Morrow), Laura Linney (Anne Sutton)

Riconoscimenti: Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Leone d’argento a Tom Ford

Thriller coniugale nella cornice dell’arte contemporanea e critica: Animali notturni è una parabola crudele sulla violenza e le relazioni. Di certo un successo, per il secondo lungometraggio del regista. CONTINUA A LEGGERE

Room 

eRegia: Lenny Abrahamson

Soggetto e sceneggiatura: Emma Donoghue

Fotografia: Danny Cohen

Paese di produzione: Irlanda, Canada

Cast: Brie Larson (Joy Newsome), Jacob Tremblay (Jack Newsome), Joan Allen (Nancy Newsome), William H. Macy (Robert Newsome)

Riconoscimenti: Premio Oscar: miglior attrice protagonista a Brie Larson; Golden Globe: miglior attrice in un film drammatico a Brie Larson

Candidato all’Oscar, che sarebbe stato assolutamente meritato, Room è un piccolo capolavoro contemporaneo, ricco di emozioni spontanee. La scelta di rivisitare un fatto di cronaca nera realmente avvenuto con uno sguardo intimo e interno alla vicenda: una sfida difficile dall’esito impeccabile. Lacrima facile anche per chi a queste cose non è abituato.

Il regista irlandese Lenny Abrahamson è reduce dalla commedia malinconica Frank, in cui il protagonista indossava perennemente una maschera per affrontare il mondo, mentre la giovane protagonista di Room non può permettersi questo lusso. Le atmosfere del film sono completamente differenti, visto che seguiamo le vicende di una giovane donna rinchiusa da sette anni all’interno di una stanza chiusa. Rapita da un uomo che la tiene prigioniera, vive con il suo bambino di cinque anni. Il mondo per il piccolo Jack si limita a questa stanza. Così gli ha detto la madre per proteggerlo dalla drammatica situazione in cui sono costretti a vivere. L’ha cresciuto in un mondo immaginario, limitato nello spazio, ma in cui si ritagliano molti momenti di gioia.

The Hateful Eight

fRegia: Quentin Tarantino

Soggetto e sceneggiatura: Quentin Tarantino

Fotografia: Robert Richardson

Musiche: Ennio Morricone

Paese di produzione: USA

Cast: Samuel L. Jackson (Magg. Marquis Warren), Kurt Russell (John Ruth “Il boia”), Jennifer Jason Leigh (Daisy Domergue/Daisy Domingray), Walton Goggins (Chris Mannix), Demián Bichir (Bob/Marco “Il messicano”), Tim Roth (Oswaldo Mobray/Pete Hicox), Michael Madsen (Joe Gage/Grouch Douglas), Bruce Dern (Gen. Sanford Smithers), James Parks (O.B. Jackson), Channing Tatum (Jody Domingray)

Riconoscimenti: Premio Oscar: miglior colonna sonora; Golden Globe: miglior colonna sonora

“La prima volta che vidi The Hateful Eight confesso di esserne rimasto deluso. Sono uno di quei “matti” che non hanno apprezzato per nulla Django; e, di primo acchito, non ho inteso e apprezzato nemmeno l’ultimo dei lavori di Tarantino, considerandolo un’opera di decadimento, seguito ovvio del filmetto Django – epilogo spesso inevitabile nelle carriere dei grandi registi e sceneggiatori. Invece fu peccato di superbia, poiché un film del genere non può essere da tutti compreso alla prima visione. È un film estetico, dove v’è la mano di un genio del calibro di Ennio Morricone, che ha composto una delle sue più grandi opere, paragonabile al lavoro svolto in C’era una volta in America o ne Il buono, il brutto, il cattivo. La trama di per sé non trovo che sia così complessa, ma assume una patinatura surreale, tanto da rendere la pellicola simile ad un quadro, o ad un’opera teatrale, raffigurata in un sol luogo, tempo e spazio. Un plauso va di certo a Samuel L. Jackson, il quale conferma ancora una volta un grande talento nella sua camaleontica duttilità recitativa. Trovo che Tarantino sia stato ancora una volta bravo a sorprenderci, riuscendo nell’impresa di creare un film dalla trama semplice, svolto tutto in una locanda di legno, con i soliti attori visti e rivisti nei suoi film, ed una colonna sonora tanto mirabile che il film si potrebbe svolgere anche senza dialoghi e sarebbe comunque bellissimo.” CONTINUA A LEGGERE

 Cinema d’essai

Io, Daniel Blake

gRegia: Ken Loach

Sceneggiatura: Paul Laverty

Fotografia: Robbie Ryan

Musiche: George Fenton

Paese di produzione: UK, Francia

Riconoscimenti: Festival di Cannes: Palma d’oro per il miglior film

Ken Loach con Io, Daniel Blake continua dritto per la sua strada. L’io di Io, Daniel Blake rende oggettiva la soggettività del personaggio nella convinzione che l’affermazione dell’io dell’individuo metta in crisi l’io dei narcisisti, e che l’io del cittadino che ha fatto la sua parte nel quadro di una società debba tornare a essere il centro dell’attenzione dei governi, se vi fossero ancora governi democratici rispettosi del valore dell’individuo lavoratore. CONTINUA A LEGGERE

È solo la fine del mondo

hRegia: Xavier Dolan

Soggetto: Jean-Luc Lagarce

Sceneggiatura: Xavier Dolan

Fotografia: André Turpin

Paese di produzione: Canada, Francia

Cast: Nathalie Baye (Martine), Vincent Cassel (Antoine Knipper), Gaspard Ulliel (Louis-Jean Knipper), Léa Seydoux (Suzanne Knipper), Marion Cotillard (Catherine)

Riconoscimenti: Festival di Cannes: Grand Prix Speciale della Giuria

Giunto alla regia del suo sesto film a soli 27 anni, l’enfant prodige canadese Xavier Dolan conquista la scorsa edizione del Festival di Cannes vincendo il Grand Prix della Giuria. Ambienti claustrofobici, atmosfera opprimente e inquadrature statiche sui volti ermetici dei personaggi raccontano il dramma interiore del protagonista, che naufraga, silenzioso, nel mare del non detto. Il crescente turbamento che si instilla nell’animo dello spettatore ne trattiene tuttavia lo sguardo, che resta inchiodato allo schermo in un gioco di perversa attrazione.

 Aquarius

iRegia: Kleber Mendonça Filho

Sceneggiatura: Kleber Mendonça Filho

Paese di produzione: Brasile, Francia

Cast: Sônia Braga (Dona Clara)

Riconoscimenti: il film è stato selezionato per la Palma d’oro al Festival di Cannes

L’incantevole volto di Sonia Braga torna sul grande schermo con estrema eleganza stregando il pubblico della scorsa edizione del Festival di Cannes. Il corpo della donna – dal seno reso mutilo dalla malattia ai capelli corvini, maneggiati di continuo – diventa simbolo di libertà e resistenza: la sua lotta, prima contro il cancro e poi contro l’impresa di costruzioni che minaccia di radere al suolo la casa in cui vive, illumina la forza straordinaria di una donna giunta ormai in età avanzata ma ancora mossa da un singolare entusiasmo per la vita.

Il figlio di Saul

jRegia: László Nemes

Sceneggiatura: László Nemes, Clara Royer

Fotografia: Mátyás Erdély

Musiche: George Fenton

Paese di produzione: Ungheria

Cast: Géza Röhrig (Saul Auslander)

Riconoscimenti: Festival di Cannes: Grand Prix Speciale della Giuria, candidatura alla Palma d’oro; Golden Globe: miglior film straniero; Premio Oscar: miglior film straniero; David di Donatello: miglior film dell’Unione Europea a László Nemes

Il figlio di Saul prova a rappresentare l’irrappresentabile. Il film è l’opera prima di un regista ungherese, László Nemes, che ha 39 anni, che sa molto bene quello che vuol dire e come dirlo. Si vede il film angosciati, con le stesse sensazioni di dolore e di rabbia con cui si videro i primi documentari sulla shoah (che allora si chiamava massacro e poco dopo genocidio, quindi olocausto e infine shoah), e si lesse Se questo è un uomo, e si ascoltarono i racconti dei sopravvissuti, e si seguì sulla stampa il processo Eichmann.

El club

kRegia: Pablo Larraín

Sceneggiatura: Guillermo Calderón, Daniel Villalobos, Pablo Larraín

Fotografia: Sergio Armstrong

Paese di produzione: Cile

Cast: Alfredo Castro

Riconoscimenti: Festival internazionale del cinema di Berlino: Orso d’argento

Pablo Larraín si riconferma uno dei più abili cineasti della propria generazione conquistando l’Orso d’argento al Festival internazionale del cinema di Berlino. El club rappresenta il quinto capitolo di un’ampia riflessione sulla memoria e sulla dialettica che si instaura tra l’urgenza di ricordare e la propensione a dimenticare. Qui appare chiaro che l’oblio è destinato a vincere sulla memoria e con orrore e riluttanza lo spettatore è costretto ad accettare che il ricordo, tanto spasmodicamente inseguito, è destinato a restare confinato nell’ombra. CONTINUA A LEGGERE

Neruda

lRegia: Pablo Larraín

Sceneggiatura: Guillermo Calderón

Paese di produzione: Argentina, Cile, Spagna, Francia

Cast: Luis Gnecco (Pablo Neruda), Gael García Bernal (Oscar Peluchonneau), Alfredo Castro (Gabriel González Videla), Jaime Vadell (Arturo Alessandri), Emilio Gutiérrez Caba (Pablo Picasso)

Riconoscimenti: National Board of Review Awards: migliori cinque film stranieri

Larraín segna una doppietta strepitosa quest’anno presentando a Cannes il falso biopic Neruda. Il regista cileno torna a indagare il rapporto tra storia e memoria. Per essere trasmessa, la storia deve necessariamente passare attraverso la forma narrativa e qui Larraín intesse una raffinata riflessione sui modi del raccontare delineando una spirale narrativa ipnotica in cui l’estetica del racconto affiora da un montaggio alternato che avvicina e riflette i poli opposti dello stesso magnete – realtà e finzione – indagando la forma sempre dialogica della partitura della storia. CONTINUA A LEGGERE

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Un genere particolarmente prolifico quest’anno è stato quello riconducibile all’horror. Abbiamo selezionato due film particolarmente emblematici che s’inseriscono in questo filone. E non dimentichiamoci di It Follows (D. R. Mitchell).

The Neon Demon

mRegia: Nicolas Winding Refn

Soggetto: Nicolas Winding Refn

Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn

Fotografia: Natasha Braier

Musiche: Cliff Martinez

Paese di produzione: Francia, USA, Danimarca

Cast: Elle Fanning (Jesse), Keanu Reeves (Hank)

Riconoscimenti: Festival di Cannes: miglior colonna sonora, candidatura per la Palma d’oro, candidatura per la Queer Palm

Per il suo film, Refn prende dunque spunto dal caso mirabile di un horror larvato e intessuto di psicologia, invece che perfettamente collaudato secondo le convenzioni della sottocategoria slasher, impostato alla maniera di una greve apologo sulla ricerca utopica – nonché sulla volontà di possesso – di un ideale di perfezione estetica. La visione di una espressione assoluta della bellezza – che ricorda quella cristallizzata e imperitura di ciò che si astrae dal mondo materiale per assurgere ad arte – torna infatti a dimorare negli animi ossessi delle aspiranti top model che seguiamo, non senza provare un certo orrore, in una lotta all’ultimo sangue per raggiungere smaniosamente la posizione più luminosa sotto i riflettori della Los Angeles di The Neon Demon.” CONTINUA A LEGGERE

The VVitch

nRegia: Robert Eggers

Soggetto: Robert Eggers

Sceneggiatura: Robert Eggers

Fotografia: Jarin Blaschke

Paese di produzione: USA, Canada, UK

Cast: Anya Taylor-Joy (Thomasin), Ralph Ineson (William), Kate Dickie (Katherine)

“Acclamato da pubblico e critica come uno dei migliori horror degli ultimi anni, nel febbraio 2015, un anno prima del suo rilascio negli Stati Uniti, The VVitch (2015) si aggiudica il premio alla miglior regia al Sundance Film Festival. La scorsa estate il primo lungometraggio del canadese Robert Eggers arriva anche in Italia, suscitando pareri positivi. A colpire è per prima cosa la raffinata fotografia di Jarin Blaschke che, insieme alla calibrata composizione del quadro, donano al film un fascino pittorico, quasi un olio su tela.

Eggers è riuscito a dimostrarsi, tecnicamente, un buon regista e se dovessi limitarmi a un paragone tra questo film e il panorama offerto dalla recente e poco allettante produzione horror, allora The VVitch risulterebbe, senza sforzi, uno dei migliori titoli della categoria usciti attualmente. Ma proprio perché il film sembra aspirare a traguardi più prestigiosi, ponendosi già al di là di un mero discorso di genere, proprio per l’indubbio talento tecnico-visivo di cui il regista ha dato prova, i termini di confronto si allargano e il parere in merito a ciò che secondo me non ha funzionato si fa più severo. Eggers avrebbe potuto alzarsi di quota ma i troppi punti deboli lo hanno ancorato al suolo. Ho l’impressione che il canadese possa fare molto di più con un pensiero più sostenuto al suo fianco. Il rame, si sa, non è il metallo più prezioso.” CONTINUA A LEGGERE

Film d’animazione

Anomalisa

oRegia: Charlie Kaufman, Duke Johnson

Sceneggiatura: Charlie Kaufman

Art director: John Joyce

Animatori: Tucker Barrie

Fotografia: Joe Passarelli

Montaggio: Garret Elkins

Musiche: Carter Burwell

Paese di produzione: USA

Riconoscimenti: Premio Oscar: nomination miglior film d’animazione; Golden Globe: nomination miglior film d’animazione; Satellite Awards: nomination miglior film d’animazione o a tecnica mista; Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Leone d’argento – Gran premio della giuria a Charlie Kaufman e Duke Johnson, nomination Leone d’oro a Charlie Kaufmane Duke Johnson; Independent Spirit Awards: nomination miglior film, nomination miglior regista a Charlie Kaufman e Duke Johnson

Una prima avvertenza, fondamentale: non farlo vedere ai bambini. Chi potrebbe esserne tentato – perché è un film d’animazione – se ne guardi bene, e ripieghi su coniglietti e orsi polari. In Anomalisa Charlie Kaufman ha iniettato non solo la paranoia di Se mi lasci ti cancello (che scrisse), ma anche l’umor nero dell’unico titolo da lui diretto prima d’ora, Synecdoche, New York, forse il film più pessimista di tutta la storia del cinema. Però quelli erano molto belli; e lo è anche questo film d’animazione adulto e per adulti, dove Kaufman (con la collaborazione di Duke Johnson) compie il prodigio d’incarnare in figurine di cera animate con la stop-motion situazioni umane da cui molti potranno sentirsi toccati personalmente. CONTINUA A LEGGERE

Cinecomics

Insieme a Doctor Strange (Scott Derrickson), uno dei migliori dell’anno.

Deadpool

pRegia: Tim Miller

Soggetto: Fabian Nicieza e Rob Liefeld(fumetto)

Sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick

Fotografia: Ken Seng

Effetti speciali: Alex Burdett, Dylan Broughton Cole, Chris Hatchwell

Musiche: Junkie XL

Paese di produzione: USA

Cast: Ryan Reynolds (Wade Wilson/Deadpool), Ed Skrein (Francis Freeman/Ajax), Morena Baccarin (Vanessa Carlysle), Andre Tricoteux (Piotr “Peter” Rasputin/Colosso), Brianna Hildebrand (Ellie Phimister/Testata Mutante Negasonica), T. J. Miller (Jack Hammer III/Weasel), Gina Carano (Angel Dust), Leslie Uggams (Blind Al)

Riconoscimenti: MTV Movie Awards: migllior performance comica a Ryan Reynolds, miglior combattimento a Ed Skrein e Ryan Reynolds, candidatura per il miglior film; Golden Globe: candidatura per il miglior film commedia o musical

Deadpool non è il solito cinecomic. Il film con Ryan Reynolds mantiene le promesse e lancia al genere dei superhero movie un messaggio ben preciso. Ci voleva. Anzi, uno come Deadpool era proprio necessario per l’intero filone dei superhero movie che finalmente, con il film di Tim Miller, regala qualcosa di nuovo.

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Per gli appassionati di fantascienza, quest’anno è uscito Rogue One, il primo spin-off di Star Wars targato Disney, nonché film col più alto incasso del 2016.

Rogue One: a Star Wars story

qRegia: Gareth Edwards

Soggetto: John Knoll, Gary Whitta

Sceneggiatura: Chris Weitz,Tony Gilroy

Fotografia: Greig fraser

Musiche: Michael Giacchino

Effetti speciali: Neil Corbould, John Knoll

Costumi: David Crossman, Glyn Dillon

Casa di produzione: Lucasfilm

Paese di produzione: USA

Cast: Felicity Jones (Jyn Erso), Diego Luna (Cassian Andor), Ben Mendelsohn (Orson Krennic), Mads Mikkelsen (Galen Erso ), Forest Whitaker (Saw Gerrera), Donnie Yen (Chirrut Îmwe)

Guardato con sospetto dai fan più incalliti di Star Wars, Rogue One si è poi rivelato un successo di pubblico e di critica, superando tutti al botteghino e raccontando una breve ma intensissima fase di quella ribellione che troverà in Luke Skywalker il proprio campione. Una storia di amicizia, di violenza, di oscurità e di luce. Piacerà anche a chi si avvicina per la prima volta alla galassia di George Lucas. CONTINUA A LEGGERE

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