Messi-Ronaldo feat Gaber
Tutti noi ce la prendiamo con la storia,
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di Ronaldo e Messi?
MA COS’È RONALDO?
Due lettere, un numero: CR7. Un androide. Progettato nella capitale del Portogallo, viene notato da un baronetto scozzese, sir Alex Ferguson. Il manager lo accoglie al Manchester United dicendogli: «Tu indosserai la maglia numero 7»; la stessa di Bryan Robinson, Eric Cantona, David Beckham e George Best. Il numero della leggenda: non un’investitura, qualcosa di più. Tre campionati, cinque coppe nazionali e la storica Champions League contro i rivali del Chelsea. Ai Red Devils dal 2003 al 2009, quando “El Madrid” costringe alla resa il Manchester: 94 milioni di euro spesi dal Real per portarlo a giocare al Santiago Bernabèu. Da lì in poi, l’esplosione. 181 presenze e 203 gol: più di un gol di media a partita. La consacrazione di un androide mostratosi umano unicamente alla conquista del suo primo Pallone d’oro. Le sue lacrime e la consapevolezza, almeno per un momento, di poter osservare dall’alto il resto dell’umanità calcistica.
«Ci sono stati vari giocatori nel corso degli anni segnalati come il nuovo George Best, ma questa è la prima volta che è stato un complimento per me».
– George Best su Cristiano Ronaldo
MA COS’È MESSI?
Rosario, Argentina. Un ragazzino minuto e gracilino, soprannominato “la pulga”, la pulce, inizia a solcare i campi argentini. Ha l’età degli altri bambini, a volte è anche più piccolo, ma sembra che nella propria vita non abbia fatto altro che giocare a fútbol. È nato per quello, nonostante un problema congenito, l’ipopitutarismo, cerchi di dire il contrario. Il Newell’s Old Boys, una delle sue prime squadre, e il River Plate, storica squadra argentina, allora interessata a Leo, non si possono permettere le cure necessarie. Ma dalla Catalonia arriva la soluzione: lo vuole el Fútbol Club Barcelona. Messi parte nel vecchio continente e ancora oggi è lì ad incantare il Camp Nou. Quel ragazzetto il cui contratto fu firmato su un tovagliolo di carta, oggi è indubbiamente uno dei giocatori più forti di sempre. Sei campionati, otto coppe nazionali, tre Champions League e quattro volte vincitore del Pallone d’oro; con un curioso “91” nella casella “gol nell’anno solare 2012”. Inutile dire che i Maya avessero ragione.
«Gioca a calcio come Gesù. La cosa migliore è che Leo sia argentino; non brasiliano, spagnolo, tedesco, francese o italiano e tutti dovranno riconoscere che il migliore del mondo è nato in questo paese».
-Diego Armando Maradona su Lionel Messi
È il continuare ad affermare
un pensiero e il suo perché
con la scusa di uno scarso che non c’è,
se c’è chissà dov’è…
Fiumi di parole, paragoni, apprezzamenti e critiche. Dal giornalista con il proprio taglio al vecchietto al bar nei ritagli di tempo. La sola e unica apprensione di dare, sempre e comunque, una classifica, una graduatoria o una differenziazione. Mentre qualcun altro cerca di restare fermo, immobile, in contemplazione. In estasi. Perché, almeno questo è ciò che credo, un’opera d’arte merita sempre e comunque di essere contemplata, e mai paragonata.
La storia non esiste in sè, ma come insieme di momenti, nei quali è più che mai doveroso abbandonarsi all’emozione.
Altrimenti, che senso avrebbe tutto ciò?
«Questa storia comincia a stancarmi e credo valga anche per lui. Non si può paragonare una Ferrari a una Porsche perché i motori sono diversi. Lui fa del suo meglio per il Barça, io per il Real»
– Cristiano Ronaldo in riferimento ai paragoni tra lui e Messi
Messi o Ronaldo?
Messi o Ronaldo?
Messi o Ronaldo?
Messi o Ronaldo?
Messi o Ronaldo?
Messi o Ronaldo?
Basta.
