Attualità

“Marciare su Roma” – marcio a Predappio

di Stefano Sfondrini

28 ottobre 1922: nemmeno un anno dopo la costituzione del Partito Nazionale Fascista, Benito Mussolini fa convergere – senza prendere parte all’azione – da Perugia decine di migliaia di camicie nere sulla capitale italiana, in un evento passato alla storia col nome di marcia su Roma. Di fronte all’iniziativa fascista, re Vittorio Emanuele III – monarca che con altrettanto coraggio scapperà a Brindisi dopo l’8 settembre ’43 – avrebbe potuto comandare alle forze dell’ordine capitoline di disperdere i reazionari; rifiuterà invece di firmare lo stato d’assedio e anzi incaricherà il futuro dittatore di formare il nuovo governo.

 

27 ottobre 2012: a novant’anni di distanza da quel momento il fascismo non è morto, anche se la Storia lo ha già visto sconfitto una volta dalla guerra voluta da esso (ma non dall’Italia). A confermarlo, la fortissima presenza di “nostalgici” che hanno preso parte alla manifestazione culturale “Marciare su Roma” organizzata dal “Comitato Pro 90° anniversario della Marcia su Roma” all’hotel Brufani di Perugia – da dove partì la spedizione nel 1922 – e conclusasi con un’aggressione ai relatori. In loro difesa, l’onorevole Pdl Rocco Girlanda e il consigliere regionale Pdl Andrea Lignani Marchesani (sabato presente al convegno) che hanno espresso solidarietà agli aggrediti. «Occorrono formali scuse – ha aggiunto Lignani – da parte di chi ha ingenerato questo clima avvelenato con ingiustificati ed anacronistici allarmismi».
E proprio un anacronismo è andato in scena il giorno seguente a Predappio, città natale di Benito Mussolini, dove come ogni anno si sono ritrovate migliaia di persone per la commemorazione di una delle più tristi pagine della nostra Storia. Giovani – fatto preoccupante, se dovrebbero far parte del futuro del Paese – e meno giovani, tuttavia a qualcuno non sembra un numero di persone sufficiente. «Siamo troppo pochi – afferma in un’intervista un nostalgico vestito con una replica perfetta di divisa d’epoca – la marcia su Roma bisognerebbe farla adesso, portar via quella gente là, quella gente che ruba soldi a noi! A noi chi ci comanda fra qualche anno, gli extracomunitari? Non ci dev’essere più destra né sinistra né niente. Ci dev’essere un ordine: pulire tutto, cominciare da capo». Un’inviata del tg3 fa notare ad alcuni manifestanti che secondo la nostra Costituzione l’apologia di fascismo è reato: «Non ce ne frega niente a noi che è un reato, noi siamo dei camerati che vogliamo vivere la nostra libertà» risponde uno, «La Costituzione è fatta dai comunisti!» sbraita un altro. Non senza perplessità per chi lo ascolta, un altro ancora in divisa: «Io voterò Beppe Grillo, perché anche se forse sarà diverso da“loro” o quasi come “loro”… Rivotando tutta questa feccia per non dire altro non ti devi lamentare, perché se li rivoti vuol dire che ti piacciono». Una donna, molto più realista: «Non si andrà a votare, perché sembra non ci sia più nessuno che ci rappresenti». Anche tra i giovani, rimane l’idea non di un dittatore ma di un “padre severo”: le leggi razziali solo un errore che non può far dimenticare tutto il bene che il duce avrebbe fatto per il Paese.

Durante la manifestazione si fa largo una grande croce in legno sorretta da più persone. Viene portata dove Giulio Tam, don sospeso a divinis e scomunicato (espulso anche dalla confraternita di Lefebvre e in passato candidato alle elezioni con Forza Nuova) farà la sua folle e anacronistica omelia. “Signore, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, pare dire il legno senza alcun Cristo, il loro messia è un altro. Così come per l’ex sacerdote la sua tonaca è una camicia nera XXL. «Guardate le nostre città, stanno scomparendo! Ci vogliono sostituire con dei popoli che non hanno niente a che fare con le nostre radici, con la nostra civiltà». Anche se, aggiunge: «Gli islamici ci danno un esempio grande, loro si fanno saltare in aria per la fede. Adesso vogliono dare anche i bambini agli omosessuali. Per questo andiamo a piangere di dolore sulla tomba di Mussolini vedendo come viene profanata la Patria, come viene profanata la nostra terra».

«Leggete bene la Storia perché si ripete», pare urlare per concludere. Se lo avesse fatto lui per primo, certo, non griderebbe così forte.

Un pensiero su ““Marciare su Roma” – marcio a Predappio

  • “Leggete bene la Storia, perché si ripete”. In qualunque modo si voglia intendere questo invito, è difficile dargli torto. Puntualmente, nei periodi d’incertezza sul futuro e di debolezza istituzionale, si ripropongono le ideologie: intese, in questo caso, come insiemi di idee in grado di compattare un popolo e di esaltarlo/rassicurarlo. Non mi ha stupito questo tipo di revival. E’ il bubbone che scoppia. Per colpa di chi? Impossibile selezionare un capro espiatorio polivalente. L’unica cosa che si potrebbe fare, secondo me, è interrogare se stessi.

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