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Made of More: la Guinness, il rugby e lo spirito di un popolo

Cosa può portare un’incallita non-tifosa-di-un-bel-niente come me a festeggiare esaltata la vittoria di una squadra di rugby in un non ben specificato torneo? C’entra sicuramente anche il fatto che in campo ci siano quindici aitanti giovani dalle larghe spalle. Ma la risposta corretta è: lo spot della Guinness.

Vivendo in Irlanda ci si affeziona maledettamente alla Guinness (ribadisco un luogo comune: quella che si beve in Italia è molto diversa): una birra dal colore del caffè, il gusto del tè lasciato infondere per troppo tempo, e l’apporto calorico di una piadina al cotto.

Vivendo a Limerick ci si affeziona anche alle grandi mezzelune bianche dello stadio di Rugby di Thomond Park e alla mitologia del Munster, la squadra locale. Quindi, ritornando a noi, uno spot di una birra che tira in ballo il rugby non può che toccare le corde dell’anima di ogni abitante d’Irlanda – anche temporaneo.
Anche se di solito è così interessato allo sport che si addormenta davanti alla finale dei mondiali.

La storia che racconta quella pubblicità è la partita del Munster contro gli All Blacks, il team nazionale neozelandese. Il 31 ottobre 1978, proprio allo stadio di Limerick, la squadra irlandese fu protagonista di una storica vittoria (12 – 0) contro un avversario considerato imbattibile. Davide che stronca Golia.

La storia dei piccoli e coraggiosi che vincono contro i mostri sacri attraversa un po’ tutto l’immaginario irlandese, ed è proprio per questo che quella pubblicità tocca così nel profondo la sensibilità collettiva. Da una suggestione sportiva si riesce a comprendere alla perfezione una sfumatura dello spirito di un popolo.

Dalla lotta centenaria contro gli inglesi, alla guerra civile nel Nord, ai recenti guai con la Troika, gli irlandesi dimostrano di essere dei David, all’apparenza deboli, ma in realtà difficili da piegare.

Ecco perché quella pubblicità è così epica. Ed esaltante. Tocca esattamente un punto nevralgico dell’orgoglio nazionale. Di cui sicuramente la birra è parte integrante e non secondaria.

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