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Made in China: la variante Gryphon

La situazione Covid in Cina è di una semplicità tale da comprendere da essere perfino banale. Sono passati tre anni dall’inizio della pandemia e ognuno ha cercato di cavarsela al meglio delle sue possibilità: l’Italia con i decreti di Conte, l’Inghilterra con la sua politica “prendiamocelo come mamma ci ha fatti e vediamo che succede”, il Brasile con il suo “ma quale Covid? Esistono i virus?”. Insomma, si è visto di tutto ma bene o male, più giuste o meno giuste, questo sono state scelte che era necessario prendere per combattere il male che ci ha colpiti.
Al contrario, c’è stata una nazione in cui è stato deciso di non scegliere affatto: la Cina. Ricordiamo tutti i video diventati virali del paese: parlo dei droni portati a spasso per controllare che la quarantena venisse rispettata, delle strade deserte e della gente segregata in casa avendo come unica illusione di realtà la propria finestra. La Cina ha vissuto questi tre anni di pandemia in una bolla di sapone credendo che bastasse così poco per cavarsela, e invece è successo esattamente il contrario.

Nei primi 20 giorni di Dicembre un cinese su cinque ha contratto il Covid. Di preciso il 18%, ovvero  248 milioni di persone. Il picco c’è stato proprio il 20 Dicembre: 37 milioni di persone infettate in un giorno, come se più di mezza Italia in 24 ore si prendesse il Covid. Ma questo è solo quello che afferma il vice-direttore Sun Yang del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) in una riunione a porte chiuse. In realtà i numeri ufficiali sono ben diversi: poche migliaia di contagi al giorno e solo 8 morti totali, perché si sa, alla Cina non piace fare brutta figura, tant’è che ha anche smesso di divulgare i dati in riferimento alle infezioni – sono così poche che non ha senso far preoccupare il mondo attirando inutili attenzioni. Eppure gli ospedali sono al collasso e i crematori sono costretti a lasciare insepolti per oltre 5 giorni i corpi dei defunti prima di trattarli, ma tranquilli, un impiegato di un crematorio nel distretto di Zengcheng ha detto che è “difficile dire” che l’ondata di casi Covid c’entri qualcosa con il sovraffollamento. Sarà solo una coincidenza.

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La variante Gryphon: un rischio?
Ora, si potrebbe anche passare sopra all’egoismo e all’orgoglio cinesi se non ci riguardassero. Tuttavia ogni volta che il virus si diffonde può mutare e presentare una minaccia, e in Cina si sta diffondendo moltissimo. Certo, si stanno prendendo misure di sicurezza a riguardo (ad esempio in Italia c’è l’obbligo di tampone per chi viene dalla Cina) ma finché misure come questa non verranno prese a livello europeo, se non mondiale, la diffusione di nuove varianti non si fermerà – e infatti non si è fermata. Tra le nuove varianti individuate ce n’è una in particolare che preoccupa: XBB.1.5, nota anche come “Gryphon”.  È il risultato della ricombinazione di altre due sottovarianti di Omicron. Gryphon desta preoccupazioni perché da Ottobre sta rapidamente sostituendo le varianti più comuni, ed il silenzio cinese sicuramente non aiuta. La nuova variante è già presente in Europa e anche in Italia, anche se per ora in bassa percentuale. A permettere alla XBB si diffondersi velocemente sarebbe la mutazione chiamata F486P, che le permetterebbe di sfuggire agli anticorpi generati sia da infezioni da Omicron 5 sia dai vaccini e inoltre rafforzerebbe il legame con il recettore Ace2, che permette al virus di attaccarsi alle cellule umane. Sono state rilevate anche mutazioni sulla proteina Spike, quattro mutazioni sulla nucleoproteina N – che ha la funzione di proteggere il genoma virale – e cinque sull’enzima necessario al virus per riprodurre il suo materiale genetico. Questo significa che il virus SarsCoV2 sta migliorando anche nella capacità di replicarsi.

Ma allora usiamo i vaccini, no? Proprio no. La Cina ha da fare i capricci anche su questo: le persone sono state vaccinate poco e male. Basti pensare al fatto che solo il 40% degli ultra ottantenni ha ricevuto la terza dose ma il problema principale non è nemmeno questo: che tipo di vaccino stanno usando in Cina? Ovviamente uno made in China, sviluppato con la stessa tecnologia con la quale negli anni ’50 è stato sviluppato il vaccino antipolio di Salk e molto meno efficace di quelli a mRNA. Come mai?
Molto semplice: per una scelta puramente politica, in Cina non sono mai stati approvati i vaccini a mRNA (la cui sicurezza ed efficacia è stata scientificamente provata nel mondo “serio”) preferendo invece i vaccini di minore qualità, ma di loro produzione. Insomma, in Cina è in atto un vero e proprio disastro sociale, sanitario e mediatico. Fortunatamente attraverso canali secondari si riescono ad ottenere le agghiaccianti informazioni reali: i pazienti gravi, visto l’alto numero dei casi, sono tantissimi e vengono abbandonati in corsia; prima di compilare i certificati di morte i medici sono tenuti a consultare le autorità per essere guidati nella stesura con l’intento di limitare il numero ufficiale di decessi causati dal Covid. Un circo grande 10 milioni di km2 quello cinese, che pur di mantenere la propria maschera decadente è disposto a distruggere la sua unica e sola vera forza: il popolo.

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