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Lui, Loro e Paolo (Sorrentino). E noi?

di Federica Scaglione e Francesco Melchiorri

“Sembra una cacca ma non lo è…”, così un bonario Silvio Berlusconi  rassicura il nipotino che gli fa notare di aver appena pestato una cacca e – dispensando consigli di vita – lo convince che  la narrazione seducente dei fatti è ben più persuasiva della realtà oggettiva. Paolo Sorrentino con Loro 1 sembra dirci proprio questo: anche la vicenda apparentemente più nota può presentare degli elementi inaspettati – ed altrettanti assolutamente scontati  e fraintendibili – ma l’importante è il modo in cui vengono narrati. E’ dunque sulla tecnica di  narrazione che vale la pena soffermarsi, consapevoli del fatto che Sorrentino non avrebbe mai potuto fare un film prevedibilmente di denuncia o cronachistico sul tema.

L’attesissimo film su Berlusconi lascia spiazzati e, al tempo stesso, si propone come il più classico “film alla Sorrentino”:  avendo atteso per anni di fare un film su di Lui, Sorrentino non fa altro che fare un film su di sé. Anche coscientemente, verrebbe da dire. Dopo La Grande Bellezza e Youth, due film che attraverso un tema più o meno sviluppato non fanno altro che parlare del mezzo cinematografico attraverso di esso, si arriva ad un’evoluzione autoriale estrema: Loro 1 è finalmente il primo vero film di Sorrentino che parla del cinema di Sorrentino.

E quale miglior pretesto tematico se non Berlusconi e l’Italia berlusconiana, o meglio, “berluschizzata”? Come il berlusconismo ha permeato la società italiana in ogni sua sfaccettatura (anche oppositiva) – con piena consapevolezza di Berlusconi stesso – così Sorrentino non può che compiere un’azione cinematografica auto-riflessiva ed auto-riflettente (non auto-celebrativa o narcisistica, attenzione). E’ Paolo Sorrentino il Lui del Cinema italiano ed un’operazione così manifestatamente consapevole non fa che confermarlo.

Paolo-Sorrentino

E così accanto alla prevedibile “grande bellezza” di escort e lustrini festaioli – ormai cifre immancabili del potere berlusconiano – troviamo apparizioni notturne di animali dal valore metaforico e vedute di Roma “scontatamente” sorrentiniane. E’ riduttivo, tuttavia, considerare Loro 1 un film in cui il cinema di Sorrentino diventa maniera. Il regista, infatti, sembra blandire lo spettatore proponendogli proprio ciò che si aspetta: il già visto. Perché, come dichiarato nelle note di regia, “(Silvio Berlusconi) è sempre stato un infaticabile narratore di se stesso […] e anche per questa ragione è inevitabilmente diventato un simbolo. E un simbolo, a differenza di un comune essere umano, è una proprietà comune. E dunque, in questo senso, rappresenta anche una parte di tutti gli italiani.”

Sorrentino sceglie di raccontare Berlusconi immortalando Loro, ovvero tutte le persone che vorrebbero essere al suo posto, ne ammirano lo stile di vita, ma soprattutto ammirano l’idea che si sono fatti di Lui. Ed è così che il regista da Oscar sceglie di ritratte l’umanità più scontata e deprimente, squallida nella sua prevedibilità seppur vivacemente vitale, animata dal desiderio di imitare uno status-symbol stereotipato e sfarzosamente esibito.

La scelta di far apparire Berlusconi solo dopo un’ora di film risponde ad un’esigenza precisa: evidenziare lo scarto tra l’idea di Lui che sopravvive a se stessa e il “vero” Berlusconi che non a caso appare per la prima volta sulla scena mascherato, quasi a voler lasciare insoddisfatta la domanda di Sergio Morra (Scamarcio, perfettamente calato nella parte del viscido arrivista) quando finalmente osa pronunciare il suo nome e si chiede “Dove cazzo sei, Silvio?”, dando voce al dubbio che anima anche lo spettatore.

41.LORO1_Kasia-Smutniak_Riccardo-Scamarcio_01612_photo-by-Gianni-Fiorito

Berlusconi “così come lo intendiamo noi” tuttavia è (squallidamente) lì: nella pioggia di MDMA durante la festa in piscina, nel tatuaggio che lo ritrae sul fondoschiena di una “candida” fanciulla desiderosa di successo. O forse no? Sorrentino scherza e ci racconta tutto e il contrario di tutto proponendoci una versione “tenera” – per sua stessa ammissione – del politico italiano più  discusso degli ultimi trent’anni. Lo osserviamo isolato nella sua villa in Sardegna, intento a cercare di riconquistare la sua Veronica (Elena Sofia Ricci), annoiato e preoccupato di diventare superfluo: emerge così un Berlusconi bonario, ma molto meno comico del previsto, per quanto estremamente concreto grazie al mimetico volto di Toni Servillo che a tratti esaspera la maschera “lignea” che porta, ma ottiene un effetto finale senz’altro efficacie (nonostante l’accento talvolta poco convincente e la statura dell’attore che poco si presta).

Questo film, in conclusione, appare come un’elaboratissima preterizione, estremamente curata dal punto di vista stilistico, ma comunque disposta a lasciar ampio spazio alla triviale concretezza dei personaggi, per cui Sorrentino, a tratti,  rinuncia al suo stile ricco e mozzafiato (basta questa deprimente umanità a lasciare senza parole). Ora non resta che una domanda: che cosa succede quando Loro incontrano Lui? Speriamo che Loro 2 (dal 10 maggio nelle sale) risponda a questo quesito che, se lasciato irrisolto, rischierebbe di trasformare  Loro 1 semplicemente in un raffinatissimo trailer.

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