Attualità

L’orgoglio individualista: il Movimento Libertario

di Camilla Bruneri

 

Dare maggiore credito alla società piuttosto che allo Stato, all’individuo rispetto alla comunità, alla partecipazione civile piuttosto che all’intermediazione politica. Lungo questa strada è possibile imboccare la via perché la società riconquisti fiducia nel futuro.
Questo auspica il Movimento Libertario, che si è riunito domenica 13 novembre a Padenghe sul Garda, capitanato da Leonardo Facco e Giorgio Fidenato.
Durante la lunga giornata di conferenze sono sfilate sul palco molte illustri personalità dei movimenti autonomisti e dei gruppi anti-tasse, alternandosi in un costruttivo dibattito proprio nel giorno del giuramento del nuovo Governo Monti al grido “depoliticizzare tutto!”.
La risposta del Movimento alla crisi (non solo economica)? “La politica è il problema, non la soluzione”. E per questo motivo, Padenghe è stata un’occasione per sentire analisi completamente fuori dal coro sulla crisi dell’eurozona e di un’Italia sull’orlo del default. Lungi dal volere una Banca Centrale Europea che stampi ancor più euro (come chiedono in tanti, da David Cameron a Giuliano Ferrara), l’economista Francesco Carbone, del centro studi Usemlab, avverte che: “L’intervento dello Stato sulla moneta, attraverso la sua pressione sulla banca centrale, è la causa, non la soluzione, di questa catastrofe”, dunque: “Tutto il problema che stiamo vivendo nasce dalla questione monetaria: abbiamo perso il diritto di proprietà sul denaro. Svalutare è sempre un problema ed è tipico di tutte le valute a corso forzoso. Il denaro dovrebbe essere lasciato al libero mercato, non affidato a un monopolista politico”.
Non c’è alcun ottimismo possibile nell’analisi di Paolo Rebuffo, di Rischio Calcolato: “Le scelte possibili sono due: aiutare questo sistema ad andare avanti, sapendo che comunque non ce la faremo; oppure prepararci a quello che verrà: un reset e, io credo, la bancarotta.”
Qualche altro nome: il Movimeto sta allacciando rapporti con partiti e centri studi analoghi nel resto del mondo, tramite l’organizzazione Interlibertarians, che si riunirà a Lugano tra il 30 marzo e il 1 aprile 2012. E, sul territorio, raccoglie alleati soprattutto sui movimenti anti-tasse, come il Tea Party Italia (che per il 26 novembre, a Milano, sta preparando la sua prima manifestazione nazionale), oltre a gruppi autonomisti regionali, del Nord così come del Sud .
Una bella occasione in cui scambiare opinioni all’insegna della libertà d’espressione,al boicotaggio alla legge sulla privacy, promosso in particolare da Facco contro il Censimento 2011, perché questo strumento: “dà allo Stato la prerogativa di invadere la nostra privacy, in contraddizione con quelle leggi che lui stesso promulga e pretende vengano rispettate”.
E ancora sostegno della cultura che sta alla base di ogni “rivoluzione”, come sosteneva l’economista di scuola austriaca Ludwig Von Mises, nonché uno dei padri spirituali del moderno libertarismo, a cui è stata anche dedicata la Scuola di Liberalismo promossa dalla Fondazione Scoppa di Catanzaro. “Non si può fare la storia senza farne la teoria, non esiste libertà sociale senza libertà economica”, queste le appassionate parole di Facco, in suo ricordo.
Ma facciamo un po’ di storia e cerchiamo di capire cosa sostiene più in concreto il Movimento Libertario. Giorgio Fidenato è un imprenditore di Pordenone che da gennaio 2009 ha deciso di non far più da sostituto d’imposta. Ha cioè deciso, d’accordo con i propri dipendenti, di versare loro lo stipendio lordo e di lasciare che lo Stato esigesse direttamente da loro le tasse e i contributi, permettendo in questo senso, ai suoi lavoratori di valutare interamente il reale valore del proprio lavoro, svolgendo così una battaglia pacifica e civile. Battaglia preceduta, nel 2006, dalla prima semina in Italia di mais ogm, altro simbolo che l’imprenditore ha assunto come bandiera della propria autodeterminazione per smascherare le numerose contraddizioni esistenti tra Governo italiano e normative europee. Una scelta che non è piaciuta al Ministero dell’Agricoltura, che si è dovuto piegare alla decisione del Consiglio di Stato che ha dato ragione a Fidenato.
Quella del Consiglio di Stato è una sentenza molto importante, che costringe in qualche modo lo Stato italiano a ripensare alle proprie politiche in campo agricolo, aprendo alle coltivazioni transgeniche, nei confronti delle quali, sia che al governo ci fosse la sinistra, sia che ci fosse il centrodestra, ha sempre mostrato un’avversione forte come nessun altro paese europeo. Ebbene, questa sentenza potrà finalmente aprire questo importante mercato, permettendo agli imprenditori italiani di sperimentare le proprie capacità di innovare anche in campo agricolo e biotecnologico.
Infine, sentiamo dire che l’organizzazione statale avrebbe come finalità la garanzia dei diritti dei cittadini, proprio perché dovrebbe aiutare a rendere possibili positivamente tutte le relazioni di scambio ad ogni livello necessarie alla realizzazione delle persone. Si tratta di una visone e di una educazione che devono essere presentate e diffuse urgentemente da parte di tutte le persone che vogliono vivere con dignità. Per dirlo con Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.

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