Lo stupro e la sua denuncia: riflessioni.
Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assume quest’anno un significato ancora più forte: poco più di un mese è passato da quel Tweet di Asia Argento con il quale ha denunciato il produttore Harvey Weinstein. E come una diga che improvvisamente cede, le denunce nei confronti di uomini potenti si sono riversate fra la pagine ed i media quotidiani. Produttori, registi, attori, politici, medici, allenatori di squadre olimpiche; nessuno sembra trovare scampo da questo fiume incontrollato che scorre e tutto travolge. E poi un hashtag, #metoo, comparso sui profili social di centinaia, migliaia di donne comuni. “Se tutte le donne che hanno subito un atto di violenza condividessero questo tag, la società avrebbe una percezione e consapevolezza maggiore del fenomeno“. Così recitava all’incirca la spiegazione dell’hashtag #metoo.
Questo non vuole essere un altro articolo sul “caso Weinstein”, su tutte le persone coinvolte, sui provvedimenti che sono stati presi contro gli accusati; questo è un articolo che sostiene la necessità del fatto che quella diga dovesse cedere e di quanto ciò sia un bene per la società tutta.
In questi giorni si sente spesso dire che le denunce sono state esposte con ipocrisia, da donne che hanno ormai raggiunto una posizione socioeconomica salda e stabile; c’è chi ritene che i media stianio sottoponendo questi uomini ad una condanna senza processo, che i loro licenziamenti comportino appunto una condanna senza processo. La verità è che quando si edificano infrastrutture nella consapevolezza di star costruendo in modo erroneo, usando materiali non pregiati, o risparmiando sul progetto stesso, ci si aspetta anche che prima o poi ceda e che tutta l’acqua che era rimasta a lungo costretta, torni violentemente a riprendersi i suoi spazi.
Questo è esattamente ciò che è successo quel 12 ottobre.
Un nuovo femminismo si sta diffondendo negli ultimi anni, un femminismo che reclama una reale parità tra uomini e donne, una parità ed uguaglianza sociale che non resti formalmente postulata, ma che si applichi nella quotidianità. E questo movimento sta contribuendo a far sorgere nuove consapevolezze, sia negli uomini ma anche nelle donne stesse, e con esse un nuovo coraggio. Coraggio che è alla base di tutte quelle denunce, di ogni singolo Me Too. Tutte quelle donne che per decenni sono state il Gentil Sesso, subendo soprusi ed abusi, hanno deciso di mostrare tutta la forza che sta dietro quello stigma di gentilezza, tutta quella dignità che sta dietro a del rossetto rosso ed un velo di cipria. E la società ha assolutamente bisogno del cedimento di questa diga, di sentirsi travolta ed intimamente responsabile.
Quando Asia Argento ha denunciato il produttore hollywoodiano, ha dovuto affrontare critiche, parole violente e di disprezzo. Due volte vittima, due volte ferita. Tutto ciò servirà a sviluppare una nuova coscienza, sì morale, ma anche e soprattutto civile, in cui ogni persona si sente colpevole e prima di tutto responsabile. Comprendere che su una costruzione instabile, insicura, essenzialmente sbagliata, non si può ne fare affidamento ne pensare di poterla usare come base per costruzioni ulteriori. Un sistema sociale basato sul sopruso del debole, sull’approfittare di chi ha meno potere, sullo sfruttamento di sogni, non può che implodere drammaticamente portando ad affiorare tutto ciò che c’è di sbagliato.
Quando un tribunale archivia uno stupro come fatto che non sussiste perchè la vittima non ha urlato, quando la polizia mette in dubbio le parole di una donna che chiede aiuto, quando la violazione da parte del marito non viene considerata abuso; ogni volta emerge quanto la società avesse intimamente bisogno di essere travolta da questa ondata fuori controllo. Quanto, cioè, emergesse la necessità di affrontare la problematica, di dover prendere atto e coscienza di quanto la violenza contro le donne sia presente in ogni quotidianità. Un fenomeno che è stato a lungo ignorato, accettato, ha imposto la propria presenza ed ha imposto che si prendessero posizioni nei confronti di tale fenomeno.
L’affrontare, il prendere posizioni, non avrebbe dovuto coinvolgere solo l’opinione pubblica, sviluppando una nuova coscienza ed una nuova sensibilità; ma avrebbe dovuto avere anche e specialmente un ruolo di ridefinizione della politica che sarebbe dovuta ricadere su una modifica dei rapporti sociali e delle sue regole. Quasi imporre un ribaltamento degli schemi: ora che la diga è crollata, che l’acqua ha raso al suolo tutto ciò che si trovava sul suo tragitto, occorre ricostruire nel rispetto di ciò che prima era stato violato. Ma tale pars construens a livello istituzionale, tarda non solo a realizzarsi, ma anche solo a venir esposta e sostenuta.
Se a livello dei media, infatti, questo argomento è stato ampiamente discusso ed ogni giorno abbiamo visto qualche uomo aggiungersi nella lista dei colpevoli, la reale e pragmatica risposta della politica non è stata avvertita allo stesso modo. Quasi si potesse ignorare un’onda impetuosa che travolge ogni ambito conosciuto, quasi si potesse ignorare la potenza della storia che avanza, della consapevolezza e responsabilità sociale.