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L’Italia che non si rialza

Cambiato il Governo non sembra che l’Italia si stia rialzando. Proprio per niente. Tutte le questioni di interesse più o meno pubblico, dall’immondizia ad Alitalia, da Rete 4 alla questione sicurezza, sono ben lontane da una soluzione che non sia il solito pasticcio fatto di compromessi e ambiguità.

Come se non bastasse, c’è un clima di tensione ideologico nell’aria, di quelli che ti fanno venire i brividi lungo la schiena e ti riportano alla mente il passato poco felice di questo nostro Paese.

Non sopporto, ad esempio, che nelle Università sia diventato ormai impossibile discutere di qualsiasi cosa. Il luogo del dialogo per eccellenza non è diventato altro che un’accozzaglia di idee insensate e fuori tempo. Lo spirito critico viene velato da questioni di principio fini a se stesse, dall’ideologia.

A Roma, Università La Sapienza, non si può nominare la parola “foibe” che subito scatta la caccia al “fascista” o presunto tale. Scatta l’occupazione, la protesta. E poi pure la violenza. Un tempo non ci avrei messo nemmeno due secondi a sostenere la giustezza della protesta. Ma non è così. Mi sono reso conto, negli ultimi anni, che quel tipo di reazione non paga, non serve a nulla. Perché fa paura sentire una certa versione sulle foibe? Forse perché lo spirito critico di questo Paese non è più in grado di attaccarla, di smontarla e di trasmettere la verità o almeno la più fedele delle versioni? Un giovane universitario che reagisce sottraendosi al confronto cosa sta imparando dai suoi studi? Se poi questa reazione diventa violenza allora significa che le speranze di voltare pagina sono poche…

La storia si replica oggi a Torino. Una ragazza, leader di Azione Universitaria, viene cacciata a forza da studenti di estrema sinistra mentre tenta di svolgere un esame (fonte La Stampa). Non occorrono ulteriori commenti. Perché? Qual è il senso di tutto questo? Spiegatemelo perché non riesco a capirlo. Può darsi che non ci arrivi. Sciogliete i miei dubbi. Io non condivido molti metodi di AU ma non mi permetterei mai di impedire ad uno studente con idee diverse dalle mie di esercitare il suo diritto a svolgere un esame.

Senza contare tutte le contraddizioni del caso: ma non è un principio “di sinistra” l’istruzione per tutti? Qualcosa non quadra. Possibile che i valori della sinistra siano così diversi da quelli che – a questo punto – credevo di conoscere?

Ma il problema peggiore è che questa intolleranza si riflette anche nella società. E riguarda anche altre la parte politica opposta: parlo, naturalmente, del ritorno in grande stile di movimenti simil-fascisti in chiave violenta e xenofoba. Mi sembra di ricadere nel passato, nei meandri più bui della Storia italiana. Ditemi che non è così. Che non è vero. Quel passato non ci ha portati da nessuna parte…

Rimango profondamente convinto del fatto che siamo noi studenti di oggi a dover rialzare questo Paese. Ma di certo non è con lo scontro ideologico che salveremo il nostro futuro. La capacità di confrontarci e di saper recuperare il nostro spirito critico, invece, mi sembrano un punto di partenza migliore. Altrimenti avremo fallito ancora una volta.

3 pensieri riguardo “L’Italia che non si rialza

  • Il problema è che qui la situazione peggiora, “carissimo” Otta.

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  • Credo che, ormai, l’imbecillitas e l’ignoranza abbiano superato i livelli di guardia.

    “In questa Roma ancora turbata dalle ultime vicende della sua maggiore università— dove il corpo accademico, in nome dell’antifascismo (?), ha espresso la sua solidarietà al preside della Facoltà di Lettere sequestrato dai collettivi studenteschi di sinistra”
    http://www.corriere.it/editoriali/08_giugno_04/ostellino_editoriale_la_bella_protesta_17f1b8d4-31f4-11dd-a39e-00144f02aabc.shtml

    Annotando: “istruzione per tutti”-se così possiamo banalizzarlo- non è un principio né di destra né di sinistra (nel ’53 il PCI era contrario all’innalzamento della scolarità, per paura di perdere operai dalle fabbriche e quindi operai), ma un precetto di uno Stato intelligente e lungimirante che sappia investire e credere nel proprio futuro.

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