Sport

Lettera al Sic

di Claudia Schiattone

 

Quando un campione se ne va, di solito tornano alla mente le immagini delle sue vittorie. Medaglie sudate, podi combattuti, gol storici, esultanze memorabili. A me invece, caro Sic, è venuta in mente la gara di Jerez del 3 aprile 2011. A vincerla è stato Jorge Lorenzo, sì quello che tu avresti sbeffeggiato in conferenza stampa qualche settimana dopo con quel “I will be arrested!”. In quell’occasione lo spagnolo ti aveva dato addosso chiamandoti “aggressivo” e aveva rivangato fatti di Valencia della stagione precedente. Eppure Lorenzo non ha mai pensato di aver conquistato Jerez per merito tuo. E di sua bravura lì, se ne era vista ben poca. Sarebbe più giusto parlare di fortuna, quella che non gli è mai mancata. Ma lo sport è anche questo.

Mi è tornato in mente quel gran premio perché, a mio parere, ti descrive appieno. Lì ho visto il tuo talento quando, dalla terza posizione, improvvisamente ti sei ritrovato in prima. Hai messo fuori il piedino, quatto quatto, delicato, quasi non volessi farti sentire, quasi volessi fare una sorpresa. Detto fatto. Con la disinvoltura del talento ti sei lasciato alle spalle il campione del mondo in carica. E quasi immaginiamo il ghigno sotto il suo casco, mentre ti vedeva sfilare davanti e puntare la moto di Stoner. Zac…anzi Sssac, un po’ sibilando, alla romagnola. Ci avevi preso la mano ormai e hai fatto fuori anche lui. 22 giri dalla fine: il Sic è primo e stacca gli altri due. Mentre tu avanzavi sicuro e solitario, lì dietro ecco il patatrac! Il tuo maestro decide di fare il pazzo e cerca la seconda posizione. Osa troppo, cade in curva e si porta via anche Stoner. Querelle anche lì. Il Dottore riparte, Rolling Stoner si ferma. Cadute illustri nel gran premio dei colpi di scena. Quella curva insolente pareva non si fosse stancata. 4 giri dopo sei stato tu a cadere nella sua trappola. Partita l’anteriore, poi la posteriore, high side e via in aria il Sic. Lorenzo passa, vince, qualche altra caduta nelle retrovie e Rossi quinto. Ti confesso Sic, la prima cosa che ho pensato quando ti ho visto cadere è stata “Ma no! Come hai fatto? Eri solo, eri tranquillo, la gara era tua!”. Sono una sportiva tanto romantica quanto rabbiosa. E lì, te e Vale, mi avete fatta innervosire. Un po’ perché quel Lorenzo non ce lo vedevo proprio a tagliare il traguardo. Un po’ perché eravate lì, potevate giocarvela come volevate, eravate superiori. Sembrava anche a me di essere sulla moto a sfidare il vento. E poi invece giù, incoscienti. Ma è quella la formula magica che fa innamorare dello sport, nel bene e nel male. Ora che ci ripenso capisco che è proprio quell’incoscienza che fa di voi dei fuoriclasse.
Vale ci aveva abituato da anni ai suoi sorpassi-sorpresa, al suo piedino furbetto. Tu invece, lo stavi per fare e già ci piaceva figurarci un altro ricciolone, emiliano, con la vocina irriverente e un sorriso per ogni occasione. Un sorriso anche per gli errori, i tuoi o quelli degli altri. La battuta sempre pronta e la faccia pulita, che hanno fatto di te un personaggio. Simpatico, noto a tutti , anche a chi delle moto sente solo il rombo dalla finestra, mentre si avvicinano forte e si allontanano piano. Oppure a chi le sente in tv, in sottofondo alla voce di un cronista “su di giri” e che nomina “il Sic”. Genio e sregolatezza a tutto gas. Questo è il vostro sport, il bello del vostro sport. E questo eri anche tu.
Poi viene il brutto. Il brutto è un casco che vola via maledettamente. La vetta più alta del podio che non potrai più toccare. Due ultime, inutili tappe e saresti tornato a casa, a ridere e a far ridere, come sempre. Ma una spiegazione a questo non c’è. Le sfide sono così: prendere o lasciare. Tu l’hai presa e hai corso con lei fino all’ultimo. Le cose più belle della vita danno gioia e dolore. Tra queste, a mio parere, c’è lo sport con tutte le sue facce, compresa la tua. Pulita, bella, solare. Ciao Sic e grazie per tutto quello che sei riuscito a darmi, anche per quella caduta a Jerez, a 16 giri dalla fine.

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