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Legalitante V | La parentesi morale: persone, non dati

Quello che state per leggere è una rielaborazione di una ricerca commissionata da ADOC, un’associazione per la difesa del consumatore, e finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. È stata svolta analizzando i dati ufficiali, intervistando le parti sociali che si occupano di questi temi quotidianamente e traendo le somme su un fenomeno che sempre di più si rivela essere radicato nel territorio: il caporalato. Ma non solo: in questa rubrica tenterò di affrontare il lavoro irregolare in generale. Il titolo stesso, “legalitante“, vuole dare l’idea di una legalità sfuggente, quasi latitante.


 

Tutto ciò che è stato detto nelle puntate precedenti (in fondo potete trovare la lista completa) apre una grande parentesi morale. Quando si parla di persone, non bisogna fare affidamento ai meri dati, ai soli numeri. Sentir parlare di milioni di sfruttati può toccare fino ad un certo punto. Parlare delle storie invece fa capire realmente il problema. Sapere che migliaia di persone vivono in baracche sperdute nelle campagne, dei veri e propri ghetti fuori dal mondo, in condizioni pessime di igiene e di serenità, che portano ad una questione anche psicologica di instabilità, è inconcepibile, soprattutto per un mondo occidentale che si vanta del proprio progresso o che addirittura addita gli stranieri per essere inferiori e di portare degrado. Come accennato, forte è la presenza di violenze sessuali, stupri, prostituzione di giovani donne arrivate in cerca di un posto migliore. Non vanno tralasciate tutte quelle condizioni di miseria che annichiliscono ogni progetto di vita di tanti che si trovano in queste condizioni, che finiscono nel giro della criminalità perché non riconosciuti da nessuna legge, che arrivano ad essere essi stessi caporali di altri come loro. In sintesi, a fianco all’intervento legale, delle forze dell’ordine, dei giudici, della legge, va strutturata l’intera società, va catene-spezzateriformata la concezione del lavoro per cui nel ‘900 i lavoratori, anche grazie ai sindacati, si sono battuti. Pensare che lo sfruttamento di qualche immigrato non ci tocchi, non è solo egoistico, ma anche sbagliato per un mero calcolo economico. Se oggi fare il semplice manovale in una campagna non conviene, è soprattutto per colpa di questo genere di fenomeno. Non cedere a certi tipi di sfruttamento, e anzi denunciarli, aiuta l’intera società a fare un passo in avanti nella direzione dell’equità e della giustizia. Se oggi diamo il mondo agricolo, quello più colpito dal caporalato, per spacciato, domani il fenomeno si espanderà verso un altro settore. Si applica in buona sostanza una politica al ribasso. È un fenomeno che tocca tutti e quindi il modo migliore di fermarlo, in concomitanza con la legge, è un progetto culturale che spieghi e ricordi che il lavoro e il lavoratore non sono merce.

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TUTTE LE PUNTATE DI LEGALITANTE

I – L’identikit del caporale

II – Caporalato, mafie e false cooperative

III – Il duro braccio della Legge

IV – Differenze fra elusione ed evasione fiscale

V – La parentesi morale

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