Cultura

Le virgole sono importanti

 

di Chiara Valli

 

“Non mi interessa essere capito. Mi interessa essere, capito?”
Lo sta cantando Caparezza, ed apprezziamo il suo sforzo, ed il suo coraggio per averlo scritto.
Il suo di lui, di Caparezza. Quello che colpisce è il reblog accanito di questa affermazione, o meglio di questo slogan. Già si immaginano t-shirt imbrattate da questo pensiero, con YO alla fine, o anche muri bianchi, che i muri bianchi si prestano sempre allo sdoganare pensieri fuori dal comune.
Dicevo, lo si stima, perché dell’ironia e del fomentare le folle ha fatto un punto di forza.
Ma seriamente, è un pensiero credibile, e soprattutto condivisibile?
Ogni idea si presta ad essere scomposta e smentita, questo è chiaro, anche quelle più geniali, anche quelle meglio articolate, e questa non pare essere particolarmente veritiera, realistica.
O meglio, lo sarebbe se a dirla fosse un eremita, o se il tale riccioluto si fosse rinchiuso in un trullo, ma qui si sta parlando di un cantante, a dirlo è un personaggio che della comunicazione ha fatto il suo lavoro, ed allora non se ne comprende bene il significato.
Viviamo in un’era in cui la comunicazione, il comunicareveroeproprio la fa da padrona, ogni giorno ed in qualunque campo, si cerca di esprimere quello che si pensa, che si prova, in ogni maniera, è il fondamento di tutto, di tutto e non soltanto di chi scrive, o di chi canta, di chi compone musica o dipinge quadri.
E’ una vera e propria esigenza, di chiunque.
Lo si fa con il design, progettando poltrone e tazze che trasmettano un’ IDEA, e lo si fa urlandola, la propria opinione.
Ma tutto questo non basta.
Non basta per chi le proprie idee le mette per iscritto, e per chi le dice, perché non è sufficiente, non è abbastanza esporle. Nessuno parla solo per parlare e nessuno scrive solo per scrivere, né libri, né blog, e nemmeno canzoni.
Ogni voce è una goccia nell’oceano, ne abbiamo fin piene le tasche di questa affermazione, ma è più che mai vera, vera perché si spera che ci sia qualcuno che scandagli l’oceano, che lo passi con un colino per trovarla, la nostra voce, e che la riconosca, e ci si ritrovi.
E’ questo l’importante, ed è questo quello che conta, e soprattutto è quello a cui miriamo.
Consapevolmente o meno.
Molti, forse tutti, si saranno rinchiusi in rapporti in cui non si era capiti, e molti, forse tutti, si saranno sentiti frustrati, perché è avvilente, lo è davvero, impiegare più tempo a spiegarsi che a comunicare davvero.
E’ importante essere capiti.
Non da tutti, non è questo il punto. Ma dalle persone giuste, sì.
E’ importante avere relazioni in cui non si è costantemente fraintesi, ed anche questo è alla base del nostro essere.
Siamo anche quello che comunichiamo, e non solo a parole, ma dal nostro tono di voce, dalla nostra postura, e ci sono fior fior di studi che lo dimostrano.
Essere capiti non significa mettere in fila pensieri mainstream, non significa essere dai pensierifacili, essere superficiali, e non esserlo non vuol dire essere intelligenti, avere pensieri geniali comprensibili solo da persone elette facenti parte di una cerchia ristretta ed illuminata.
Essere compresi, è appagante ed è alla base della condivisione, è bello sentirsi parte di qualcosa, di essere con qualcuno che la pensa esattamente come te, o magari anche no, ma che comunque apprezzi la tua idea, e le dia la giusta accezione, pur non sposandola.
E’ per questo che non capisco questa collisione tra l’ESSERE e l’ESSERE CAPITI.
Non vogliamo fingere per essere capiti. Vogliamo essere capiti per quello che siamo.
E cerchiamo disperatamente esseri umani che sappiano farlo, che sappiano leggerci e tradurci con il giusto dizionario.
Così come cerchiamo autori, canzoni, che ci rappresentino, che non ci facciano sentire soli.
Non siamo qui a plasmarci sui pensieri degli altri, a prendere la forma del contenitore che ci contiene, non essere afferrati non è un compromesso con quello che siamo, perché in realtà non siamo da soli, e quello che diciamo e come lo facciamo è importante per il semplice motivo che le altre persone, le altre teste sono il nostro specchio e l’unità con cui misurarci.
Per questo dire “Mi interessa solo essere”, o rebloggarlo senza pensarci è inutile e anacronistico.

Che si risponda sul muro di fronte, allora.
CI INTERESSA, CI INTERESSA ESSERE, MA ANCHE ESSERE CAPITI.
(non so se mi sono spiegata.)

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