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Le redoutable: si può ridere di tutto, anche di Jean-Luc Godard

Direttamente da Parigi, “Le coin Français”: la rubrica, di Carlotta Federica Moretti, sul Cinema francese, classico e contemporaneo, che vi svelerà tutto quello che avreste voluto sapere sul Cinema transalpino, e che non avete mai osato chiedere. #3. Clicca qui per leggere gli articoli precedenti.


Se qualche anno fa qualcuno avesse detto che avrebbe voluto girare una commedia sulla vita di Jean-Luc Godard, sarebbe stato additato come un dissacratore e forse anche come un visionario: impossibile sconsacrate un così osannato registra. Qualcuno avrà sicuramente pensato di farne un soggetto comico, ma non avrà trovato il coraggio di scontrarsi con una tale figura leggendaria. Michel Hazanavicius, invece, il coraggio l’ha trovato.

Le redoutable (2017), in Italia uscito con il titolo de Il mio Godard, è per l’appunto l’ultimo film del regista parigino Michel Hazanavicius, già autore del pluripremiato film muto The artist (2012). Basato sulla biografia Un an après (2015), di Anne Wiazemsky, ex moglie di Godard, scomparsa poco tempo fa, il film raccontata la turbolenta storia d’amore con il regista sullo sfondo della rivoluzione cinematografica di fine Anni ’60 e del Maggio ’68. Jean-Luc Godard, celebre e stimato regista, autore degli immortali film quali Fino all’ultimo respiro – À bout de souffle (1958), Il disprezzo – Le mépris (1963) e Band à part (1964), ha appena concluso le riprese del film La cinese (1967), che vede come protagonista la sua giovane futura moglie, Anne, voce narrante dell’intera vicenda. La coppia vive in armonia fino all’uscita del film, che non viene capito e dunque nemmeno apprezzato: a partire da quel momento il regista metterà in discussione la sua carriera ed il suo stile, spinto da un’altra rivoluzione, quella politica. Godard infatti partecipa attivamente al Maggio ’68, alle discussioni universitarie e alle manifestazioni, finendo quasi per diventarne ossessionato. Questa rivoluzione su due binari cambierà per sempre il regista e farà uscire un nuovo lato di Godard, quello inintelligibile, sia sul piano cinematografico che su quello affettivo, rendendolo sempre più inafferrabile.

godard 1Il titolo, alquanto singolare, fa riferimento al primo sottomarino nucleare francese, lanciato il 29 marzo del 1967 , chiamato appunto “Le redoutable”, “il temibile”, “il formidabile”. «Je ne sais pas bien à quel moment j’ai perdu le fil. Quelque chose s’est cassé et n’a plus vraiment marché comme avant. Vous savez quoi? Peu importe, finalement. Parce qu’ainsi va la vie à bord du Redoutable»; per il Godard di Hazanavicius, il quale pronuncia queste parole, è questa la perfetta metafora della vita: un’esistenza formidabile dove qualcosa, ad un momento non ben definito, si rompe irrimediabilmente; tuttavia, bisogna continuare ad andare avanti, avanzare dritti davanti a sé, proprio come un sottomarino. E quello che il regista farà: cercherà se stesso e la sua arte senza sosta e senza remore, anche se questo comporta perdere la donna che ama, fino alla rinnegazione totale del proprio Io. Inoltre, il film, gioca sull’ambivalenza della parola che in francese oscilla tra formidabile e temibile, proprio come Godard: un formidabile regista ma anche una mina vagante, della quale avere timore.

Ciò che infatti viene mostrato da questo soggetto è il lato oscuro del regista, quello misogino, ossessivo, irrequieto, estremamente provocatorio, cinico e, paradossalmente, comico. È proprio su quest’ultimo aspetto che il film perde di credibilità: troppe risate e troppe gag (per esempio, la rottura continua degli occhiali del regista) che riduco il protagonista, magistralmente interpretato da Luis Garrel, ad una caricatura. Hazanavicius ha giocato con una delle figure più emblematiche del Cinema, scegliendo il periodo più critico e complesso della vita personale e lavorativa del regista, e per questo merita un plauso; ma il film non risulta pienamente riuscito.

È così forte lo scardinamento della figura di Godard che, se non fosse per l’interpretazione di Garrel, sembrerebbe quasi una mera parodia. Inoltre, Hazanavicius sembra non dare veramente importanza a quel determinato momento storico quale il Maggio ’68, lasciando nello sfondo e nella comicità il senso profondo di tali manifestazioni.

Il montaggio è sicuramente degno di nota: esso gioca insieme ai dialoghi, alla scenografia e alle luci e, in una visione globale; risulta interessante ed accattivante ma allo stesso tempo distrae dalla trama e distoglie l’attenzione, a discapito della comprensione totale della scena.

Lo spettatore rimane divertito, forse troppo, ma ha la possibilità di approcciarsi ad un lato pressoché sconosciuto del regista, e di vivere nel profondo una mise en abyme rivoluzionaria: la rivoluzione politica, la rivoluzione del cinema e la rivoluzione di un personaggio. Un film non eccellente, ma che muove una riflessione mai banale: si può ridere di tutto, anche di Jean-Luc Godard.


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