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Le pagelle di Beppe – Serie A, 12^ giornata

di Giuseppe Enrico Battaglia

 

Cinque anni fa lo staff del Football Club Internazionale avrebbe urlato allo scandalo se un giocatore con una maglia bianconera avesse fatto un goal come quello di Thiago Motta; oggi, in tempi in cui è palese che loro sappiano vincere senza rubare, queste sono sviste innocenti che possono capitare. Il motto dell’Inter è sempre stato chiaro: “Vinciamo senza rubare”, e sembra quantomeno opportuno alzare la voce pronunciando la parola “incoerenza”, specialmente dopo la sentenza della scorsa settimana.

Io, da umile pagellista, non penso alla malafede: quasi tutti gli arbitri e i segnalinee hanno fatto degli errori madornali in questa giornata; certo è che quello di Inter-Cagliari è stato veramente TROPPO grosso, e in altre leghe il guardalinee si sarebbe beccato una bottiglia di vetro in testa.

Se la sua era semplicemente una svista, lo si prega gentilmente di farsi qualche anno in oratorio per imparare che l’uso delle mani, nel giuoco calcio, è consentito solo al portiere in una zona ben circoscritta del campo chiamata “area di rigore”.

Non perdiamo altro tempo e passiamo alle pagelle, chiedo scusa per la lunghezza dell’introduzione.

 

Philippe Coutinho voto 7: la sua partita tutta samba e fantasia toglie le castagne dal fuoco ai nerazzurri, trovando adeguato riconoscimento nella bellissima rete realizzata, e nella sostituzione che Ranieri gli infligge, come capita ai migliori di ogni sua squadra in ogni partita.

A fine partita si limita a cuocere porchette a bordocampo, aspettando il fischio finale per fare il trenino con Jonathan, Alvarez e Obi. FUOCHISTA

 

Michael Agazzi voto 6,5: per superare la saracinesca rossoblu servono un errore che induce a pensare alla malafede del guardalinee, e una prodezza del giovane Coutinho. I pali non sono un limite o un pericolo, ma sono i suoi principali alleati, e in più occasioni si aiuta con questi per salvare (prodigiosamente, su Zarate) la sua porta. Merita dunque una menzione d’onore per aver tenuto a galla il Cagliari, SALVAGENTE

 

Thiago Motta voto 6,5: la sua partita è impostata prevalentemente sulla corsa e sulla quantità. Encomiabile però è il gesto tecnico con il quale, in netto fuorigioco, stoppa la palla con una vistosissima manata prima di castigare Agazzi, il tutto senza farsi vedere dal guardalinee come il miglior principe dei ladri. ROBIN HOOD

 

Artur Boruc voto 8: riscatta ampiamente la figuraccia contro il Chievo dimostrandosi portiere che si esalta nelle grandi sfide. Annulla tutte le offensive rossonere inanellando una serie di parate impressionanti che vengono meno anche a leggi fisiche specifiche, dimostrando che i suoi guanti possono esercitare una forza in grado di attirare i palloni. Se la Fiorentina non stecca la prima, il merito è tutto suo, MAGNETO

 

Claudio Marchisio voto 8: onnipresente e ubriacante, prova qualche numero da maestro Shaolin nel primo tempo, per poi insaccare da attaccante consumato nel secondo. Non perde un pallone, e si esibisce in una serie di serpentine che deliziano la platea e ubriacano vistosamente i marcatori del Palermo (per informazioni rivolgersi a Mauro Cetto e Giulio Migliaccio), spianando la strada verso la vittoria. ASSENZIO

 

Fabrizio Miccoli voto 4,5: complici le bordate di fischi che partono a comando ogni volta che manifesta l’intenzione di portar palla, il suo contributo risulta impalpabile. Di fronte a un non impeccabile Bonucci e ad una difesa bianconera, che pure si era concessa qualche distrazione, ci si poteva senz’altro aspettare di più dal bomber etneo, che per la prima volta dopo tanto tempo non riesce a a tornare a casa con il bottino sperato. ARGINATO

 

Mauro Cetto voto 5-: il centrale del Palermo non dà mai l’immpressione di capire qualcosa delle trame offensive della Juventus: confuso e frastornato stende il tappeto rosso agli incursori bianconeri, i quali sembrano anche avere il tempo per concedersi una foto al suo fianco mentre lo sbeffeggiano. GUARDIA SVIZZERA

Simone Pepe voto 7,5: per essere un giocatore bistrattato dalla maggior parte dei grandi club, è senza dubbio impressionante. Il prototipo del “Bas player” invocato da Conte quest’estate, che sopperisce con grinta e polmoni dove le manifeste carenze tecniche non lo possono portare, inanella l’ennesima grande prestazione della stagione, e con una testata al tritolo fa saltare in aria lo Juventus Stadium. TERRORISTA

 

Bojan Krkic voto 4-: come il bamboccio ciccione e un po’ sfigato presente in ogni film americano ambientato in una scuola media, lo si può vedere quasi sempre a mangiare. La differenza dagli stereotipi in questione, è che questi non percepiscono uno stipendio come il suo, e soprattutto non si mangiano i goal che si mangiano lui. Celestiale è il modo in cui riesce a lisciare l’invito a nozze di Gago, lasciando a quest’ultimo l’onore e l’onere di chiudere la partita contro il Lecce. PICCOLA PESTE

 

Fernando Gago voto 8: la partita della Roma la fa quasi tutta lui: dispensa assist e tiri dalla lunga distanza, e nonostante il ricco bottino ha più d’un motivo di tornare a casa frustrato. Bojan prima e l’assistente poi, gli negano la soddisfazione di due assist uno più strepitoso dell’altro, e deve scoccare la freccia dai 25 metri per far sì che la Roma porti a casa il risultato.

Julio Sergio capitola, e si aprono i cancelli di Mordor, LEGOLAS

 

Jonathan Biabiany voto 7,5: segna, si procura un rigore, e corre libero e felice come una capretta nei pascoli, ma con la velocità della gazzella che, ogni mattina, deve scappare dal leone laggiù in Africa, e con la perentorietà del leone che poi, la gazzella, se la mangia. RE DELLA SCENA

 

Dusan Basta voto 5: emblema di quest’Udinese smarrita e inconcludente: pecca di senso della posizione e non riesce a rimanere sui suoi soliti standard. La partita la chiude di fatto lui, steccando Biabiany in area con fallo da rigore prontamente finalizzato da Giovinco. E’ probabile che abbia mandato in campo il proverbiale cugino scarso, ECTOPLASMA

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