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Le due facce di Los Angeles

Nella settimana di transizione da un anno all’altro tiriamo le somme dei Lakers in una valle di lacrime, dei Rockets che si riprendono dopo un collasso di 5 sconfitte consecutive e degli Warriors che ritrovano un Curry in splendida forma.

Los Angeles ricorda un po’ Giano Bifronte: i Lakers carenti del metronomo del gioco Lonzo crollano, una partita dopo l’altra. Prima il derby contro i Clippers, poi strapazzati da un Butler da 28 punti in un Target Center (casa dei TWolves) sold-out per il secondo match Nba consecutivo, infine schiacciati dai Big 3 di Oklahoma. Resta da capire se un rientro del figlio di Lavar Ball possa porre fine alla striscia di 8 sconfitte consecutive o se il problema alla base sia quello che molti esperti evidenziano a livello di spogliatoio: mancanza di serietà dovuta all’alta densità di giocatori molto giovani. Dall’altro lato troviamo quelli che il derby l’hanno portato a casa, ovvero i Clippers. Durante l’assenza di Gallinari, infatti, gli altri Losangelini non sono stati con le mani in mano e guidati da un Lou Williams da SMOY (sesto uomo dell’anno) hanno tirato dritto davanti appunto ai Lakers, agli Hornets e ai Grizzlies e ora sono in striscia di 4 vittorie consecutive, al nono posto ad Est, subito dietro l’ottavo e tanto agognato piazzamento che porterebbe a fine stagione all’accesso ai playoffs.

Ai Rockets, a far da lezione, sono servite 5 sconfitte consecutive per imparare dagli errori e poi rifarsi a discapito dei Lakers e dei Magic. Match, quello contro i Lakers, che ha mostrato comunque dei Razzi in difficoltà a chiudere la partita (sono serviti 2 supplementari, 40 punti di Harden e 28 di Paul). Tutt’altra storia si è scritta a Oklahoma dove i Thunder non sono riusciti a prolungare la streak di 6 vittorie assicurate consecutivamente ai referti, cedendo il settimo incontro ai Bucks per una schiacciata poco regolare da parte di Antetokounmpo allo scadere del quarto periodo di gioco. Okc si è comunque rifatta passando come uno schiacciasassi sopra ai Lakers peggiori che si siano visti finora in stagione.

A Cleveland, intanto, i Cavaliers continuano a non trovare quella tanto desiderata continuità sia nel gioco che nei risultati a referto: nel giorno del 33° compleanno del Re, infatti, i Cavs si macchiano della terza sconfitta consecutiva cedendo il parquet a dei Jazz da applausi. Una piccola parentesi positiva è il tanto atteso ritorno di Isaiah Thomas (ex Celtics) che contro Portland si toglie un po’ di ruggine accumulata in questi mesi di riabilitazione mettendo a referto 17 punti in 19 minuti e dando man forte a degli ottimi Cavs che intascano così il match. Parentesi molto piccola visto che subito dopo l’armata dell’Ohio si fa nuovamente trovare impreparata contro dei Celtics da urlo. La difesa dei bianco-verdi infatti tiene Cleveland alla larga dalla retina e gli concede solamente 88 punti alla fine dell’incontro (minimo stagionale per la squadra di LeBron James).

Thomas non è l’unico a farsi trovare pronto dopo un lungo periodo di stop: Curry dopo 28 giorni di assenza torna in splendida forma e segna 38 a referto contro i Grizzlies e W per gli Warriors. Subito dopo, contro i Mavs, ne mette 32 e contro i Rockets 29 (entrambe vinte) e allora capiamo che possiamo dormire sonni tranquilli. Golden State è tornata nelle mani della sua guida da MVP. Il timone nella Baia è nuovamente nelle mani del giovane babe faced assassin e non è una buona notizia se siete una qualsiasi delle 30 squadre della lega oltreoceano e puntate al titolo.

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