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Laura Accerboni – La semplicità delle parole

Nell’occasione del centenario dalla pubblicazione di Bestie di Federigo Tozzi, Synodeia – L’arte del contatto ha permesso non solo di riscoprire l’opera dell’autore senese, ma anche di far conoscere la poesia di autori contemporanei che scelgono di ospitare nelle loro pagine animali di ogni tipo, in accordo con l’opera in questione.

27 ottobre 2017: presentata dal poeta pavese Davide Ferrari, é stato il turno di Laura Accerboni. Nata a Genova nel 1985, laureatasi in Lettere Moderne, Laura vive da qualche anno a Lugano e, nonostante la sua giovane età, può vantare premi e traduzioni dei suoi testi che farebbero invidia a molti sui colleghi.Unknown

Laura ci presenta il suo mondo, leggendo poesie contenute nel volume La parte dell’annegato (ed. Nottetempo, 2016). Stimolata dalle domande di Davide, rivela subito l’origine del titolo: un verso di una poesia non inclusa nella raccolta ed un omaggio al poemetto La terra desolata di T. S. Eliot, in cui l’acqua ha una funzione purificatrice non insignificante. E “l’annegato” del titolo di Laura sa bene quale parte giochi l’acqua nel suo destino. Annegato che è, pare, metafora del genere umano.

Nel voler descrivere il modo e il mondo in cui l’uomo moderno annaspa, la poetessa genovese si avvale di un andamento giornalistico che procede per paratassi e talvolta per giustapposizione di coppie di parole, come nella lirica Mogli, cani, dove un elenco di oggetti ed esseri viventi occupa quasi per interno il testo poetico in un processo (forse) di spersonalizzazione della realtà umana nei suoi elementi costitutivi. Si nota subito come questa parola semplice, apparentemente mai sovraccaricata oltre il limite concessole dal significato primario, quello immediato, entra in uno schema più complesso che coinvolge anche i suoni, come in La magia degli scarichi illegali: nella cui lirica si realizza un gioco allitterante in ‘o’ che avvince il lettore (vv. 2-3 rendere l’ordinario / in puro stile hollywoodiano). Fa riflettere il fatto che queste soluzioni foniche, talvolta musicalmente ben congegnate, siano abbastanza spesso legate a suoni cupi quali ‘u’ ed ‘o’.accerboni

Del resto, non pare scontata questa attenzione al significante in una poetessa che concepisce la sua poesia come recitazione, recitazione che era presente anche in Paola Turroni, altra ospite delle serate organizzate da Synodeia. Influenzata forse dalla personalità di Ida Travi, maestra della poesia recitativa, Laura sviluppa un proprio modo di lettura pubblica, assimilabile più ad un diretto dialogare con il pubblico senza mezzi scenici: Ida Travi si presenta sempre con una colorita capigliatura argentata simile ora ad una fata ora ad una maga.

É chiaro che, per far parte di questa serata tozziana, il mondo di Laura deve comprendere anche gli animali. Nelle sue liriche l’animale serve a decentrare il punto di vista umano, spesso distruttivo, nel suo caratterizzante egoismo. Uno degli animali più cari pare essere il pesce, che compare nella poesia L’ospedale e ritorna nelle successive Ho provato e Hai idea di quanto, in una cornice esistenziale che ne fa il simbolo della vita, non per niente connesso all’acqua e dunque al titolo della raccolta. Bisogna ricordare però che la lirica di Laura appartiene al presente, narratrice di ciò che avviene oggi, sicché spesso i simboli delle sue liriche sono influenzati da letture estremamente attuali. Pertanto i pesci del componimento Ho pensato sono figli di un immaginario senza dubbio soggettivo, ma anche influenzati da una lettura quale La bellezza e l’inferno. Scritti 2004 – 2009 di Roberto Saviano, in cui la morte degli uomini è paragonata a quella di spigole cadute nell’inganno della rete.

596442838_1280x720C’è tempo per qualche inedito. Lo stile di Laura rimane sempre fedele alla sua natura: percepire gli enti e presentarli nella loro fredda essenza in un lineare sviluppo sintattico. Talvolta le immagini si fanno più crude e troviamo espressioni quali la carne appesa che vive perché deve, dove verbi e soggetto si caricano di potenza, e ancora vado sempre a piedi nel mezzo del macello, dove quella che potrebbe essere una tranquilla passeggiata diviene un viaggio in un luogo di disfacimento della carne (macello come metafora del mondo?). Inoltre chi vuole dar vigore alla sua “prosa poetica” non si lascia sfuggire nemmeno qualche richiamo al mondo biblico. In un inedito troviamo un imprecisato soggetto, un “egli” che Si traveste da maiale perché manca da mangiare ed un “io” che replica Io avrei pensato ad un agnello ma non vuoi risvolti morali nel coltello, creando un contrasto con un “tu”, indubbiamente amplificato dalla rima agnello – coltello. Un mondo poetico potente quello di Laura, che si è presentata come persona umile, timida, quasi fosse fuori posto, ma che con la sua poesia diventa energia pura di fronte al pubblico che la applaude.

 Al termine della presentazione non mancano i ringraziamenti da parte di Davide Ferrari che vanno in primo luogo a Tozzi, non presente per ovvi motivi, all’Assessore alla Cultura di Pavia Giacomo Galazzo, a Luciano Ragozzino, le cui incisioni hanno adornato le serata, e a tutti quelli che hanno reso possibile questa serie di incontri che speriamo possano in futuro ripetersi, affinché la voce dei poeti entri nella nostra vita non solo come parola scritta, ma anche come vita.

Tommaso Romano

Redattore per «Inchiostro». Studente di «Antichità Classiche e Orientali» presso l’Università di Pavia, è appassionato di troppa roba. Cento ne pensa, cento ne fa, cento ne scrive (o vorrebbe).

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