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L’ascesa di Miami e di Minnesota

Bentornati al settimanale appuntamento con gli aggiornamenti dal campionato di pallacanestro più conosciuto al mondo: l’Nba.

Questa settimana vi parleremo del giovane che da senzatetto è passato a stella Nba e che ora guida i Minnesota Timberwolves, vera rivelazione di questa stagione. Ma vi racconteremo anche di come troppi galli nel pollaio rischino di darsi fastidio tra loro (Oklahoma City Thunder).

Andando in ordine di importanza: al quarto piazzamento ad Ovest troviamo ora Minnesota. Ma come ci sono arrivati lì? Semplice, grazie a quel ragazzino (ex-Chicago Bulls) che da piccolissimo, cacciato di casa dalla madre, ha vissuto un po’ per strada e un po’ in casa di amici. Quel ragazzino risponde al nome di Jimmy Butler. 21 punti contro i Pelicans e vittoria intascata. Contro i Cavs fate altri 21 e non contento di aver rimandato a casa l’armata del Re LeBron James, Butler asfalta anche Okc con 26 punti, 8 rimbalzi e 7 assist. Minnesota sta dimostrando sempre di più ai “poteri forti” della Nba che avere 5 superstar in campo non porta ad un granché se non c’è grinta, passione e tanta, tanta voglia di vincere. E questi TWolves ne hanno, e sono pronti a mettere i bastoni tra le ruote anche alle più agguerrite franchigie.

A proposito di “troppi galli nel pollaio”: Oklahoma segna 3L consecutive, una più umiliante dell’altra. Sì, Westbrook viaggia di media a 25 punti e 10 assist a partita. Sì, Melo è uno dei migliori tiratori da 3 della lega. Sì, Paul George è un lungo molto mobile, agile, ala grande dall’ottima elevazione e comunque buon tiro e buona visione di gioco. Ma di grinta, voglia di vincere, cattiveria agonistica come se ne può trovare nei TWolves, a Oklahoma non ce n’è, e questo sta portando i Thunder sempre più pericolosamente vicini alla soglia dell’accesso ai playoffs e sarebbe un vero e proprio fallimento vedere questi Thunder non contendersi il titolo. Il materiale c’è, l’impegno e la dedizione però scarseggiano.

I Lakers, invece, nonostante dopo il rientro di Lonzo Ball avessero fatto segnare la nona sconfitta consecutiva, sembrano essersi rialzati da quel cupo periodo chiamato “streak negativa”. La vittoria di misura contro gli Hawks e la strabiliante prestazione dell’accoppiata Ball-Randle in occasione della vittoria contro i Kings sembrano alimentare la fiammella della speranza che resta comunque l’ultima a morire. Con questi due successi i Lakers lasciano finalmente l’ultimo piazzamento della conference, superando gli stessi Sacramento Kings.

Altro importante 4° posto è quello degli Heat, ad Est. Con la vittoria fatta segnare contro i Knicks a inizio settimana erano saliti al 5° piazzamento della conference, salvo poi travolgere Utah con una partita dal ritmo basso, in vecchio stile, andando a cercare i centri per la finalizzazione, poi i Raptors andando a violare dopo più di due mesi il loro parquet casalingo con un Dragic da 24 punti e 12 rimbalzi, ed infine è toccato ai Pacers passare sotto la scure di Miami. 20 di Dragic, 16 di Whiteside conditi con 15 rimbalzi ed il 4° gradino è conquistato.

I Celtics, inutile dirlo, troneggiano ancora in quel dell’Est. Battono Twolves, a Brooklyn faticano al tiro ma ci pensa il giovane fenomeno Tatum ed infine a Londra (in occasione degli Nba Global Games) passeggiano sopra ai 76ers che faticano a raccapezzarsi. Irving apre il rubinetto del ball-handling e del talento ed il record dice 34-10 in stagione per i bianco-verdi.

Da non perdere:

Golden State Warriors vs. Cleveland Cavaliers, 15/01/18, 2:00 a.m., Sky Sport 2.

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