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L’arte dello scrivere – Tecniche narrative ed espressive (parte seconda) [6a puntata]

di Andrea Gobbato

 

Oggi tratteremo la seconda parte di questo articolo sulla scrittura creativa. Se l’altra volta abbiamo visto le tecniche narrative, ovvero gli strumenti che uno scrittore ha a disposizione per stimolare la voglia di leggere del lettore, oggi affronteremo l’argomento delle tecniche espressive.
Le tecniche espressive sono un campo molto vasto, perché racchiudono tutto ciò che ha a che fare con il linguaggio, il codice con cui voi scrittore interagirete e comunicherete con il lettore. Per semplificarci il lavoro, andremo a trattare per punti gli elementi principali di questo argomento.

– Paragrafo: ogni opera narrativa, sia breve che monumentale, deve essere suddivisa in paragrafi. Su questo non si discute. Il paragrafo è più utile di quanto si possa pensare in un primo momento: serve a mettere ordine nella stesura del testo, aiutando sia voi sia chi vi leggerà a capire quando una sequenza ha termine e quando sta per aprirsene una nuova. Servono inoltre a dare più impatto visivo, ad enfatizzare maggiormente un passaggio.
Un esempio?

All’improvviso, Linda si fermò di scatto. Strabuzzò gli occhi e lanciò un grido, soffocato e pieno di disperazione.

«Ma che diavolo succede?» chiese Ste, allarmato. Fece il giro della macchina e la raggiunse.

Vide quello che aveva visto lei.

Il sangue gli si gelò nelle vene.

Conficcato nel paraurti posteriore della Peugeot vi era un uncino da macellaio, incrostato di macchie vermiglie.
Questo breve brano è tratto da un mio racconto intitolato “L’Uncino”. Come si può vedere, le sequenze narrative ( “ … Strabuzzò gli occhi e lanciò un grido, soffocato e pieno di disperazione…”) sono separate da quelle dialogate in modo da non creare un pasticcio di periodi ammassati, rendendo la lettura più scorrevole. Qualcosa di ordinato è sempre più piacevole alla vista, ricordatevelo.
Infine, date un’occhiata agli ultimi tre periodi: sebbene si tratti di tre sequenze narrative, esse sono separate. Questo perché serve a creare enfasi, ad alimentare il climax spezzando la narrazione: frasi brevi e mirate, il cui compito è quello di far correre rapidamente gli occhi del lettore all’inizio della prossima riga, tenendolo incollato alla vicenda.

– Stile: si tratta del vostro modo di scrivere, il vostro modo di esprimervi. Soprattutto all’inizio cercherete di imitare lo stile del vostro scrittore preferito ( per me fu Stephen King) e, se devo essere sincero, non ci trovo niente di male: si inizia sempre ispirandosi a qualcuno copiando qualcosa. Un aspirante artista comincia copiando i disegni di maestri illustri, e lo stesso vale per voi con la scrittura. Col tempo poi avrete possibilità di affinare la vostra tecnica, tenendo quello che vi piace e accantonando invece quello che vi accorgerete non fare per voi, arrivando pian piano a crearvi un vostro stile personale. Ricordatevelo sempre: checché se ne dica, nessuno nasce “imparato”.

– Registro: si lega allo stile e, sovente, ogni genere possiede un proprio registro narrativo: racconti thriller e horror hanno frasi brevi, concise, simili a schegge di ghiaccio che devono penetrare nel lettore e tenerlo col fiato sospeso; il genere fantasy ha un registro che si concentra sull’enfatizzare l’epicità delle vicende e dei personaggi; una storia d’amore invece presenterà al lettore frasi e concetti profondi, cercando magari di strappargli qualche lacrimuccia. Il trucco sta nel leggere tanto: esplorate un po’ tutti i generi, cercando il registro che più si adatta al vostro modo di scrivere e a ciò che volete raccontare.

– Lessico: il lessico è il vocabolario che avete a disposizione per raccontare a qualcuno la vostra storia. La scelta del lessico da  utilizzare sta unicamente a voi; ricordate solo però che tutto gira sempre attorno alla storia, pertanto cercate di adattare il lessico ad essa: utilizzare paroloni aulici in una fiaba per bambini non sarebbe esattamente una mossa saggia.

– Figure retoriche: sono artifici che permettono allo scrittore di arricchire e particolareggiare il discorso. Ne esistono diverse, che possono portare a una modifica delle parole, ad utilizzare particolari effetti fonici, ecc. Le più utilizzate nella narrativa sono quelle che creano una figura di pensiero nella mente del lettore (ad esempio: “Sembrò svanire nel nulla, come un fantasma alle prime luci del mattino”). Esse sono un buon modo per stimolare l’immaginazione, soprattutto quando ben azzeccate, ma non bisogna abusarne o si correrebbe il rischio di diventare monotoni.

 

Di tecniche espressive ve ne sono una moltitudine e potremmo restare qua a parlarne ininterrottamente per ore, cosa che purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) non ci è possibile. Pertanto ho cercato di riassumere quelle secondo me più significative. Come ormai d’abitudine, spero che questo articolo vi sia piaciuto come a me è piaciuto scriverlo e vi do appuntamento alla settimana prossima.

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