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“La voce di Impastato” si sente fino ad Harvard

Lo scorso novembre, in occasione del Ciclo di Conferenze “Mafie 2014”, Inchiostro pubblicò un articolo riguardante la presentazione del docu-film del giornalista e regista Ivan Vadori dal titolo La voce di Impastato, nel quale viene delineata la figura di Giuseppe (Peppino) Impastato, attivista antimafia ucciso in un attentato il 9 maggio 1978. Tutto questo attraverso una serie di interviste non solo a diversi magistrati e giornalisti, ma anche a diverse figure che hanno quotidianamente a che fare con quella che è la realtà della mafia, come il fratello di Peppino, Giovanni Impastato, e don Luigi Ciotti, fondatore di Libera.

Per un approfondimento sul suddetto docu-film, rimando all’articolo precedentemente citato.

 

Link articolo:  http://inchiostro.unipv.it/2014/11/04/la-voce-di-impastato-il-docu-film-di-ivan-vadori/

 

Ma la presentazione de “La voce di Impastato” a Pavia è stata solo una delle tante tappe che ha visto impegnato il giovane giornalista e regista.

Il tour de “La voce di Impastato” ha avuto inizio il 29 agosto 2013 a Cinisi (Palermo). Da questa data, Ivan Vadori ha portato il suo film in circa settanta località non solo entro i confini italiani, bensì anche in alcune importanti città europee quali Londra e Parigi. Il successo riscosso dal suo lavoro non ha mancato di farsi sentire anche oltre oceano, ed è per questo che Ivan Vadori è partito con Peppino alla volta dell’Università di Harvard, a Cambridge, nel Massachusetts (USA). Questo articolo è il risultato di un’intervista fatta al giornalista e regista su quest’ultima esperienza che lo ha visto sedere dietro alla cattedra di una delle Università più prestigiose al mondo.

Come raccontava Vadori, l’interessamento è partito dalla professoressa Federica Pedriali, docente presso l’università di Edimburgo e professoressa associata ad Harvard, la quale stava portando avanti un progetto didattico dal titolo Vizi e virtù dell’Italia. In questa cornice La voce di Impastato si inserisce perfettamente sia per la storia di Giuseppe Impastato sia per la modalità in cui esso è costruito a livello tecnico, basti pensare alle interviste ed alle testimonianze in esso presenti. Il giornalista e regista riferiva che la professoressa Pedriali, avendo già lavorato con le pellicole cinematografiche italiane di Federico Fellini e Mario Monicelli, cercava ora del materiale inedito che ha trovato nel lavoro di Ivan Vadori il quale, assieme a Peppino, ha fatto il suo ingresso ad Harvard il 27 aprile 2015. Come sottolinea lo stesso giornalista, questa è stata una delle tappe più importanti del tour soprattutto per il prestigio dell’Università del Massachusetts nella quale si sono laureati 7 presidenti e ben 75 premi Nobel.

Su come fosse stato accolto il suo lavoro da parte degli studenti, ha risposto dicendo che la prima domanda che pone ai suoi interlocutori ad ogni inizio dibattito è se abbiano visto I cento passi, noto film del regista Marco Tullio Giordana. La risposta da parte degli studenti di Harvard fu affermativa. La vita di Peppino non era quindi per nulla a loro sconosciuta e lo stesso giornalista e regista sottolinea come per certi versi «conoscano meglio l’Italia degli italiani». Per quanto riguarda questo tema nella fattispecie, Vadori sottolinea come gli studenti conoscessero molto bene alcune delle figure della lotta alla mafia che in Italia sono conosciute prevalentemente ed unicamente da coloro che lavorano in questo ambito.

Ivan Vadori ha riferito che ciò che destava maggior stupore negli studenti era il perché i responsabili non fossero stati puniti. Legato a questo, legato a questa assenza di giustizia che possa essere degna di chiamarsi tale, dagli studenti, racconta Vadori, traspariva «una sorta di amore e fascino per le figure, ad esempio, di Falcone e Borsellino» in quanto individui che hanno «dato la vita per i loro ideali». Non solo questo, ma il giornalista prosegue dicendo che tra le mura dell’Università di Cambridge aleggiava un’atmosfera di rispetto per le figure della cultura italiana: solo un esempio è rappresentato da Dante Alighieri, del quale è presente una statua all’interno dell’Ateneo. A questo apprezzamento e a questa ammirazione per il nostro Paese si unisce lo stupore nei confronti del fatto che «l’Italia non ha memoria», sostiene Ivan Vadori; e ciò è emerso non solamente dalla tappa ad Harvard, bensì anche dalla presentazione del docu-film a Parigi e a Londra. Secondo la sua esperienza, quello che dall’estero lascia più attoniti è una concezione di giustizia che per certi versi non è mai compiuta poiché colui che viene assolto non è necessariamente colui che sta dalla parte della ragione, ma «molto spesso sono coloro che possiedono denaro e potere» prosegue il regista. In questa sua testimonianza si condensa perfettamente quello che era il tema della docente Pedriali che lo ha coinvolto in questa esperienza al fine di portare nell’Ateneo più volte citato la figura dell’attivista Giuseppe Impastato.

 

Alla richiesta di lasciare un commento libero sulle sensazioni dovute al riconoscimento dell’Università di Harvard e, nondimeno, al fatto che il documentario realizzato assieme all’aiuto dei collaboratori sia entrato a far parte di una delle biblioteche più grandi al mondo, Ivan Vadori risponde che Harvard «ha acquistato prima l’opera e poi la mia persona». In effetti, oltre al gesto di professionalità da parte dell’Università di aver acquistato a proprie spese una copia de La voce di Impastato precedentemente all’intervento del regista, questo riconoscimento è una sorta di doppio riconoscimento in quanto l’Università di Cambridge, oltre ad aver deciso di presentare il documentario su Peppino Impastato e quindi di renderlo parte della biblioteca, ha deciso di invitare personalmente Vadori per tenere, appunto, una lezione di fronte agli studenti. La decisione di acquistare il lavoro del regista e dei suoi colleghi non implicava necessariamente l’ammissione dello stesso regista all’interno dell’Ateneo in qualità di relatore di una conferenza. In tal senso si tratta di un doppio riconoscimento per il giovane giornalista e regista.

La tappa di Harvard e le successive, come quella che lo ha visto ospite all’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, non sono state un punto di arresto per il tour de “La voce di Impastato”: infatti il regista sarà impegnato dal 17 al 21 giugno a Lamezia Terme nel corso di Trame. 5 Festival dei libri sulle mafie.

Inoltre, come ha riferito Ivan Vadori, c’è un progetto in cantiere per il futuro prossimo, ossia la stesura del libro che verrà pubblicato dalla casa editrice Gasparri Editore di Udine, in Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda invece i progetti a lungo termine, il regista dichiara l’intenzione di realizzare un altro documentario mediante l’ausilio di una coproduzione estera. Anche in questo caso, Vadori sottolinea come l’estero risponda in maniera interessata a questi progetti e come, di conseguenza, sia più semplice e motivante metterli in atto mediante questo supporto.

Ciò che principalmente emerge da questa intervista è l’entusiasmo e la devozione alla causa manifestati da Ivan, che non si possono giustificare solamente con una grande passione, per quanto essa vi sia e sia intensa e costante, ma che pretendono di essere qualcosa di più. Nel suo lavoro c’è l’impegno e l’inclinazione propria di coloro che hanno chiaro il loro obiettivo, astratto o concreto che sia, e verso esso indirizzano il proprio approccio alla vita in maniera ferma e coerente. E credo che questi riconoscimenti siano la manifestazione e l’appagamento che fa scordare, anche se solo per poco tempo, gli ostacoli e le fatiche dovute al desiderio di portare memoria e giustizia.

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