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La salutare energia nucleare

di Mauro Del Corno

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Nel numero 108, andato in stampa il 2 marzo, quindi prima del disastro di Fukushima, abbiamo pubblicato un articolo sull’energia nucleare.Ve lo riproponiamo.

L’attuale governo ha reintrodotto, con la legge del 23 luglio 2009 n.99, la possibilità di realizzare nel territorio nazionale la costruzione di centrali nucleari. Tale legge prevede, inoltre, che le regioni o i comuni interessati alla costruzione, non abbiano nessun potere decisionale. Non possono nemmeno analizzare i vari studi per la costruzione sul proprio territorio, sia per centrali, che per siti di stoccaggio delle scorie di bassa, media e alta radioattività. Tutto ciò viene fatto, assieme al governo, da una agenzia detta Agenzia per la sicurezza nucleare, formata da quattro commissari e un presidente – Umberto Veronesi – scelti dal governo (l’ultimo commissario è stato eletto circa due mesi fa). La carica dura sette anni e possono essere confermati solo una volta.
Si sente spesso dire che conviene produrre da soli energia elettrica dal nucleare, dato che attualmente la si compra da paesi vicini nuclearizzati. Ma i nostri vicini europei nuclearizzati sono davvero un buon esempio per noi? Come stanno in termini di salute?

A Krummel (10 Km da Amburgo, Germania), nel raggio di 5 Km dalla loro centrale, il rischio di ammalarsi di leucemia, nei bambini da zero a cinque anni, è tre volte maggiore rispetto alla normalità. L’epidemiologo tedesco Hoffmann ha studiato questo triste fenomeno che si verifica nei dintorni della centrale assieme ad altri esperti e centri di ricerca specializzati della zona. Si è dedotto che teoricamente le radiazioni che sfuggono alla centrale, disperdendosi nell’ambiente, non sono elevate, ovvero sono sotto i limiti dei valori delle radiazioni di fondo. Dunque il risultato è inaspettato. La teoria non coincide con il dato statistico sperimentale. Quello che è certo è la causa: la centrale, poiché questo triste fenomeno si presenta in moltissime altre zone nucleari, peggio se accanto si hanno gli stoccaggi “temporanei” delle scorie ad alta radioattività (cioè quelle più radioattive con una durata di migliaia di anni, per le quali non hanno trovato ancora un sito di stoccaggio appropriato). Il prof. Hoffmann invita i governi e i maggiori esperti di ricerca (medici, epidemiologi, ma anche fisici nucleari) a lavorare insieme per poter far chiarezza, anche se lui ha già una teoria più che valida. Per il prof. Hoffmann le cause sono due: la prima è l’estrema sensibilità del feto delle donne in gravidanza; la seconda è la scorretta interpretazione dei dati sulle radiazioni che emette la centrale nell’ambiente. Gli studi le hanno sempre considerate costanti, ma quando il reattore viene aperto per cambiare il combustibile, si hanno dei picchi vertiginosi delle radiazioni emesse. Inoltre, sono state fatte delle analisi chimiche su cibo, acqua e aria, e sono state trovate tracce di trizio, un elemento radioattivo prodotto dalla centrale nucleare. Ma quelli che se la passano peggio con l’inquinamento degli alimenti sono i cittadini di Sellafield, nella contea di Cumbria in Inghilterra.

A Sellafield c’è un impianto di riprocessamento di scorie di bassa e media radioattività e di stoccaggio di cui si è servito l’Italia dagli anni ’60 fino al 2005, data in cui è stato trasportato l’ultimo carico di scorie radioattive italiano!
Per “riprocessamento” s’intende il trattamento che subiscono le scorie per poterle concentrare, liquefare e infine diluire in mare, lontane dalla spiaggia. L’impianto è attivo da anni, ed è stato provato (come a Krummel, ossia solo sperimentalmente) che la diluizione non risolve il problema. Infatti, nelle spiagge, nell’aria, nei pesci della zona è presente del plutonio (dati OSPAR). In spiaggia il plutonio è perfino sotto forma di granelli neri tipo sabbia visibile a occhio nudo. Molta gente del posto non si fida più del cibo locale (che regolarmente viene esportato anche in Italia), e le spiagge non vengono più frequentate. Ma a Sellafield e dintorni, ormai, vivono e lavorano grazie ad un’economia nucleare. Una volta che questo processo economico si attiva, è molto difficile tornare indietro.

Per quanto riguarda le scorie di alta radioattività, il problema è sempre lo stesso: non si sa dove metterle. La Germania sembrava aver risolto il problema con la miniera di Asse, la quale però sta subendo infiltrazioni d’acqua pari a 12000 L/giorno. Ora si sta cercando di tirare fuori tonnellate di fusti di scorie scaricati per anni e che non dovevano essere più toccati. La miniera rischia di crollare e le falde acquifere rischiano di essere contaminate. Alcuni fusti si sono rotti, e per il lavoro di bonifica si parla di 10 miliardi di euro. È una lotta contro il tempo.
Le scorie di alta radioattività sono, in termini volumetrici, minori di quelle di bassa e media radioattività. Ma dal caso di Sellafield e di Asse (che tratta solo scorie di basso e medio livello) possiamo dedurre che, per la salute dell’uomo e dell’ambiente, per non essere danneggiati da esse, non bisogna produrne.
Non si può peraltro trascurare il fattore tempo. Non esistono siti per scorie di alta radioattività perché non esiste nessuno studio che possa garantire un luogo che non subisca cambiamenti geologici per migliaia di anni. La miniera di Asse negli anni ’70 doveva rimanere intatta per 10000 anni. È durata solo 35 anni.

Tornando in Italia, qualche mese fa è stato pubblicato dall’Ain (Associazione italiana nucleare), che non è affatto la tipica associazione antinucleare, una nota in cui contesta uno studio americano secondo il quale l’energia fotovoltaica sarebbe ora competitiva con quella nucleare, indicando anche il costo dell’energia prodotta dalle nuove centrali, tra i 10 e i 15 centesimi di dollaro al chilowattora. In euro, sono tra gli 8 e i 12 centesimi, ovvero di più rispetto a quanto è stata venduta l’energia elettrica prodotta in Italia nell’anno 2010, cioè meno di 7 centesimi di euro. Questa pubblicazione è stata fatta sparire dal sito dell’Ain dopo qualche giorno, ma ripubblicata sul “Fatto Quotidiano”.
Riguardo la sicurezza di una centrale, in teoria, possiamo essere sicuri perché non sono più quelle di Chernobyl. Ma qui in Italia è solo una teoria, poiché i reattori che vorremmo costruire (gli EPR di terza generazione) sono solo dei prototipi, mai usati da nessuna parte e mai finiti come prototipi stessi. Attualmente il progetto è a Olkiluoto in Finlandia e ci stanno lavorando i francesi. I lavori dovevano essere terminati nel 2009. Nel frattempo noi lo abbiamo già prenotato dai francesi.

Fonti:
http://www.greenme.it
http://www.rai.tv – programma “Presadiretta”
http://www.ospar.org
http://www.ilfattoquotidiano.it
Letture consigliate (a tutti):
“Energia nucleare, si grazie?” di Luca Iezzi (giornalista)
“Bidone nucleare” di Roberto Rossi (giornalista)

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