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La ricerca della casa: welcome to the jungle

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OMMIODDIO.

«Ma’, Pa’, ho passato il test, non ci credo, l’ho passato! Sono entrato all’Università di Pavia, guardate qua, c’è scritto che mi hanno preso! Mi hanno presoooooooooooooooo!!!!!!»

Che tu provenga dalla Puglia o dal Piemonte, che tu sia valdostano o napoletano, che la tua casa sia in Sardegna o in Trentino, non c’è emozione più grande del sapere di essere stato ammesso all’Università e iniziare una nuova vita come fuorisede.

Ma qual è il primo passo da fare dopo aver scelto il corso di studi e la città nel quale seguirlo?

Scegliere la casa

Come ogni buona guida per un fuorisede alle prime armi non ci resta che consigliarvi alcune delle modalità più gettonate per trovare il vostro primo appartamento pavese: alcuni si affidano ai numerosi volantini appesi sulla bacheca universitaria; altri preferiscono scorrere i post pubblicati nelle diverse pagine su Facebook, nei quali c’è la possibilità di vedere le foto della casa che andranno a scegliere. Un terzo metodo è quello di affidarsi ai vari siti di affitti che si trovano digitando sui motori di ricerca. Le ultime due possibilità sono quelle di recarsi al Centro Assistenza Studenti dell’Università o alle agenzie immobiliari che si trovano in città.

Qualunque sia il modo che sceglierete per affrontare quest’ardua selezione, ci saranno sempre degli aspetti e delle caratteristiche degli appartamenti che qualcuno di voi riterrà più importanti, mentre altri le considereranno irrilevanti.

Le donne e gli uomini tenderanno sicuramente ad affrontare in modo differente la situazione.

Donna: Come una donna sa (e spesso l’uomo trova inutile pensarci), uno degli aspetti fondamentali è la posizione della casa: non troppo vicina al Ticino o ci sono le zanzare (beh ok ci sono ovunque, ma vicino al fiume in particolare); non troppo in centro o te ne pentirai quando avrai un esame il giovedì mattina. Vorrai fare after sui libri, ma l’unico after che farai sarà quello causato dai tuoi coetanei sotto casa con chitarra e bottiglie, intenti a gioire nel loro mercoledì pavese. Non vorrai affittare nemmeno troppo lontano dalla piazza principale però, altrimenti la sera come ci torni a casa?

(Eh sì Pavia ha la pecca di non avere un servizio di bus notturni…)

Il secondo passo è la scelta dei coinquilini, una selezione  che deve essere accurata se non vogliamo che questo non si trasformi in un tasto dolente nel periodo di convivenza che ci aspetta. Innanzitutto bisogna fare una riflessione sulle nostre esigenze, sul nostro carattere e le abitudini che ci contraddistinguono. Avere pazienza e sapersi adattare è necessario, in qualunque appartamento finirete. Una buona cosa è evitare che questo diventi un ostacolo alla nostra serenità: per cui osate, fate domande indiscrete alle persone candidate a diventare i vostri coinquilini, curiosate nelle loro vite e scoprirete, in poco tempo, alcune delle importanti caratteristiche che definiranno il vostro futuro rapporto. Se invece siete più propensi a cambiare stile di vita, o il vostro sistema nervoso regge con leggerezza dispute e rapporti incrinati, non preoccupatevi.

Insomma, cercare casa lo si sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stata cosa facile, voi ci avete provato, qualche dettaglio che stona ci sarà sempre, dopotutto siamo fuorisede…cos’è la perfezione di un appartamento a confronto della quasi perfezione della nostra condizione di vita? Frequentare l’Università è come seguire un percorso a tappe, ed essere un fuorisede rende il tutto più avventuroso.

La casa non è semplicemente il posto in cui, si mangia, si dorme, si studia…La casa è il luogo nel quale lo studente fuori sede assapora l’indipendenza del vivere da solo, con tutte le difficoltà che ciò comporta: ha l’opportunità di sentirsi libero dall’occhio vigile famigliare e far baldoria di tanto in tanto.

La routine viene scandita da azioni abituali, scontate, anche se quando inizi a vivere da solo è come se queste fossero diverse, quasi come se le facessi per la prima volta (cosa che per molti lo è davvero). Sentire la pressione per gli esami da dare, svegliarsi la domenica mattina con le pulizie da fare, andare al supermercato, organizzare festini, ricostruire la casa devastata il giorno dopo e spazzare via dal pavimento i rifiuti e la gente ubriaca, sono esperienze che generazioni di fuorisede hanno vissuto e sono anche i ricordi più belli della vita universitaria.

Uomo: Nella ricerca della casa, fin dai tempi più antichi, si possono delineare due specie di studenti: Studem Laevus (studente imbranato) e Studem Indipendens (studente indipendente).

La prima categoria è caratterizzata da una scarsa capacità organizzativa: oltre ad essere disordinati per natura, sono quei coinquilini che dimenticheranno i turni delle pulizie e che spesso citofoneranno perché si sono scordati le chiavi (le loro imprese tenderanno ad essere postate sulla pagina “Coinquilino di Merda”). Nel cercare dimora, questo esemplare di studente, preferirà una casa con più persone perché la sua natura è molto socievole, tuttavia, a causa delle sue caratteristiche, i coinquilini finiranno con il sopportare a stento la sua imbranataggine. Gli Studem Laevus sono anche i più propensi a condividere la camera, ma fidatevi è meglio per voi che trovino una stanza singola o finireste intrappolati nel loro disordine senza vie di fuga. Essi, conseguentemente all’ esperienza dell’università e al confronto con terzi, riescono a normalizzare la sbadataggine, grazie anche alle continue rappresaglie dei coinquilini Studem Indipendens che, nell’ ecosistema domestico, hanno il compito di riparare agli errori commessi dai Laevus ed educarli, sottolineando (con toni poco gentili) la loro disattenzione.

Gli Studem Indipendens sono facilmente riconoscibili dall’abbigliamento: l’uso di camicie perfettamente stirate da loro stessi è lo status symbol di questa specie. E’ una categoria che tende ad assumere il compito di amministratore della casa: sarà lui infatti che ricorderà a tutti di pagare le tasse, si occuperà di elaborare turni di pulizie, avrà rapporti diplomatici con il padrone di casa, oltre a essere il più abile a destreggiarsi ai fornelli. Probabilmente scavando nel suo passato, o semplicemente sbirciando sul suo profilo Facebook, si potrebbero trovare foto del piccolo Indipendens vestito da boy scout: è lì che fin dalla tenera età sono stati plasmati i suoi connotati.

Nella ricerca della casa egli prediligerà una stanza singola nella quale potrà avere garantite la sua privacy e la sua tranquillità; inoltre, terrà conto del numero di persone con cui convivere (per lui più di cinque coinquilini sarebbero insopportabili): dato che le ampie convivenze comportano una maggiore occupazione degli spazi comuni, potrebbero facilmente insorgere conflitti per il tempo impiegato a cucinare e lasciare libera la cucina e il tempo di occupazione del bagno. In alternativa la mattina, quando il cervello stenta a riconoscere il concetto di tolleranza e viene superata la soglia di sopportazione e di contenimento della vescica, non resta che lanciare una raffica di colpi alla porta, che sono il campanello d’allarme per chi poltrisce in bagno. Un’altra sua esigenza tipica è avere la casa il più vicino possibile all’Università, a palestre e centri sportivi: questo è importante tanto quanto è importante per il Laevus avercela vicino a qualche birrificio.

L’Indipendens non si smentisce nemmeno sull’ottima conoscenza della legislazione riguardo alla situazione finanaziaria degli universitari infatti: tra i vari criteri che lo condurranno a scegliere casa c’è anche il costo delle spese escluse dall’ affitto. Un appartamento che mensilmente costa poco ma con alti prezzi su luce, gas, acqua e spese condominiali, non è assolutamente un buon affare. Le famiglie dei fuorisede hanno la possibilità di detrarre il 19% dalle spese d’affitto, su un importo massimo di 2.633 euro di spesa annua: quindi Leavus o Independens che siate, non lasciatevi ingannare da affitti bassi ma con spese escluse perché potreste finire con il pagare di più che una casa con un prezzo d’affitto alto (ma pur sempre detraibile) ma con spese non onerose.

L’Università è una giungla, si possono incontrare svariate specie di persone, quindi è fondamentale avere un rifugio dove si è felici di ritornare a fine giornata, anche se per i fuorisede è sempre più difficile sentirsi davvero a casa in un posto: a causa dei continui spostamenti sembra di vivere due vite parallele.

Credo che il motto del fuori sede sia Navigare necesse est (navigare è indispensabile), il fuorisede per eccellenza è un intrepido viaggiatore, sempre pronto a fare la valigia e partire alla scoperta dell’ignoto, ma il posto in cui è nato rimarrà sempre impresso nella sua mente, qualsiasi sia la nuova casa in cui vive.

Valentina (donna fuorisede del nord) e Antonio (uomo fuorisede del sud)

Valentina Fraire

Studentessa al primo anno di Scienze e tecniche psicologiche presso l'Università degli Studi di Pavia

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