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La giusta Dose di meditazione: chiacchierata con Antonello

Possibile che un conduttore radiofonico, che conduce da appena 23 anni una trasmissione mattutina di indiscutibile successo nella quale parla a milioni di ascoltatori, abbia ancora qualcosa di nuovo da dire a uno sparuto gruppo di non più di trenta uditori? Possibile e lo sa bene chi sabato sera alle 19:00 era presente al Teatro Filodrammatici di Milano a sentire Antonello Dose, storico co-conduttore del Ruggito del Coniglio su Radio 2 insieme a Marco Presta, e da quasi nove mesi anche autore de “La rivoluzione del Coniglio”, libro nel quale racconta la propria vita tra amori, coming-out, e la continua lotta contro l’HIV. Ma il perno o il filo conduttore, come lo chiama lui, che ha legato tutti questi eventi è stata certamente la sua conversione al buddismo.

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All’interno della rassegna teatrale “Lecite Visioni”, nella quale dal 20 al 29 ottobre sono stati proposti spettacoli, eventi ed incontri sul tema dell’omosessualità, l’incontro con Antonello Dose si pone in una serie di eventi legati al tema della rassegna ma che vanno oltre il teatro. “Tutto è iniziato quando Beppe Cottafavi, l’editor di Mondadori, mi propose di raccontare la mia esperienza mistica buddista. Per me si trattava di un’esperienza forte, a metà tra il morire e il sopravvivere e se l’avessi fatto avrei dovuto raccontare tutto di me, dai miei primi amori, ai lutti, la depressione, la malattia e la rinascita mistica. Sarebbe stato tutto molto forte e non ero certo che la società italiana sarebbe stata pronta per una lettura simile. A spronarmi però, oltre che Beppe, c’era Paolo Restuccia regista del Ruggito del Coniglio. Pertanto mi sono immerso nella meditazione e nella preghiera innalzando il mio stato vitale. Così mi sono convinto a scrivere questo libro, il ché non è poco per chi, come me, soffre da sindrome della pagina bianca”; anche quando parla di ascese mistiche e pratiche buddiste il tono di Antonello non è mai prosaico o da predicatore ma identico a quello che tiene in radio ovvero cordiale, spontaneo e vagamente disincantato come tutti gli artisti romani (ma lui è romano d’adozione, in realtà è friulano).

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Durante il racconto si parla di pratiche impronunciabili (Daimoku), maestri dai nomi incomprensibili (Daisaku Ikeda) e oggetti di culto improbabili (Il Gohonzon, una pergamena recante preghiere) ma senza mai uscire dal contesto del semplice e del quotidiano. È un racconto quello di Antonello appassionante perché nella sua personale esperienza di vita, malattia e rinascita riesce a comunicare a ognuno dei presenti un aspetto della propria essenza che in qualche modo accomuna chiunque sia in grado di ascoltare. “Diversi anni fa ero stato contattato dalla Rai per scrivere in parte il Festival di Sanremo. Ero però in un momento di grande crisi personale. Piero, il mio primo amore, sieropositivo si trovava in ospedale all’epoca e stava morendo. In questo periodo di crisi capite bene che per me era molto difficile dedicarmi a qualcosa come la scrittura di uno spettacolo, il più importante spettacolo italiano poi. Fu così che mi ritirai in meditazione e in preghiera secondo la regola del maestro buddista del 1200 Nichiren Daishonin ovvero la “legge dell’universo” (Nam-myoho-renge-kyo). In questo modo mi sono calmato e ho trovato la pace interiore e la forza che mi serviva per andare avanti e per accompagnare Piero fino alla fine.”

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A fine incontro Antonello mi concede un’altra abbondante mezz’ora per un’intervista faccia a faccia. O meglio, doveva essere un’intervista ma si risolse il tutto in una amabile chiacchierata tra un praticante buddista e un filosofo praticante.

Antonello, ma secondo te cos’è il buddismo? Una pratica, una filosofia, una religione…

Mi sono avvicinato al buddismo credendo che fosse più che altro una tecnica. Io vengo dall’antropologia teatrale e di fronte alla proposta di imparare una preghiera così astrusa per noi occidentali mi sono rifatto a quello che mi hanno insegnato i miei tre grandi maestri Eugenio Barba per il teatro, Enrico Vaime maestro di scrittura e adesso Daisaku Ikeda maestro buddista. È una religione in realtà, io ho iniziato da laico ma ho constatato degli effetti che sono andati al di là delle mie aspettative. Tutta la realtà è filtrata dalla nostra mente a seconda di chi siamo e del nostro stato vitale. Quello che è successo è che indubbiamente mi si è spalancata una dimensione mistica inspiegabile con la sola ragione. Riuscire a stare bene e costruire un Io forte che ti protegga dalle interpretazioni o dalle mode di quel dato momento è fondamentale. La cosa curiosa è che quando raggiungi questo stato di comprensione dopo una grande preghiera o una grande esperienza che fai ti rendi conto che effettivamente trasforma la realtà.

È vero, gli americani sono soliti dire “Mind over matter” (la mente sopra la materia)

Esatto, si cerca continuamente di spiegare anche con le ultime teorie scientifiche quantistiche e/o cognitive fenomeni come l’effetto placebo ma io credo che prima o poi l’umanità si renderà conto che la mente può mutare la realtà. In questo senso io vedo il buddismo come una grande religione del futuro in quanto è la più laica e scientifica.

Parlando sempre di religione, allora come ritieni che sia lo stato attuale delle cose in Italia rispetto al Cattolicesimo, anche e soprattutto con il pontefice attuale?

Sicuramente con questo Papa la religione cattolica può tornare e sta tornando a quegli aspetti fondamentali di aiuto al prossimo e superamento della paura della morte. Francesco si sta prodigando per far passare il messaggio che gli insegnamenti del Cattolicesimo sono molto più semplici ma bisogna anche incarnarli in qualche modo, altrimenti rimangono sterili teorie. Tutte le grandi religioni millenarie rischiano di cristallizzarsi nei propri precetti andando così a perdere quello che è il vero valore aggiunto di ogni credo. Io osservo con attenzione Papa Francesco nella speranza che non sia solo una foglia di fico per coprire tutto ciò che stava emergendo con Ratzinger.

Qualche curiosità: libro e film preferiti?

Sono un lettore appassionato di Dostoevskij. Mi piace indagare la natura umana nei suoi molteplici aspetti anche oscuri. Certo è un po’ un classico che l’artista debba soffrire però io penso che l’artista possa anche essere uno che porta allegria nella vita delle persone. Che è quello che cerco di fare io umilmente col mio lavoro. Per quanto riguarda i film io sono sempre molto colpito dalle grandi interpretazioni. Sono anche molto attratto dalla fantascienza ma questo perché sono cresciuto con i giornaletti della Marvel e i supereroi. Collezionavo i Fantastici Quattro da piccolo e speravo anch’io di sviluppare qualche potere soprannaturale. In effetti però mi rendo conto che il potenziale umano è veramente illimitato e anche grazie al buddismo sto realizzando che quando si è sinceri e propositivi puoi veramente incidere sulla realtà anche in maniera inspiegabile qualche volta.

La chiacchierata si protratta per un bel po’ ma ne è valsa la pena perché abbiamo toccato varie tematiche senza tralasciare o dimenticare nulla di quanto aveva detto all’incontro o scritto nel libro. Anzi una cosa alla fine l’ho dimenticata: chiedergli di autografarmi la mia copia del libro. Pazienza, alla prossima Dose di chiacchierate.

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