Attualità

La Francia svolta a sinistra

di Matteo Miglietta

“La Francia ha scelto il cambiamento”, titolavano i giornali francesi all’indomani della vittoria presidenziale di Francois Hollande, dopo una campagna elettorale come in Italia non sarebbe nemmeno immaginabile. Spot televisivi dei candidati che invitavano a votare per loro, dibattiti, approfondimenti e tribune politiche. Cose, diremmo noi, da fantascienza.
Complici anche i mass media del vicino Belgio, oltralpe non si è mai smesso di parlare di queste votazioni, in barba al silenzio elettorale pre voto tanto caro al Belpaese. Addirittura, a urne ancora aperte, la televisione belga già sciorinava i dati degli exit poll e dava per vincitore Hollande con una percentuale di preferenze compresa fra il 51% e il 53%. Poi, alle 20:00 precise, ecco che France 2 può annunciare con una grafica trionfale il nome del nuovo “president”. Si parla, ovviamente di proiezioni, visto che i seggi erano stati chiusi proprio in quel momento nelle grandi città (mentre fuori da queste lo si era fatto alle 18:00), ma il dato è considerato così attendibile da spaccare in due la Francia fra chi festeggia la vittoria del socialista Hollande, e chi rimpiange il presidente uscente Nicolas Sarkozy. Il teleschermo mostra il volto del candidato della “gauche”, attribuendogli il 51,90% dei voti e i giornalisti partono in moto alla ricerca dei due uomini del giorno per le vie di Parigi e Tulle, la città di Hollande. E per chi criticava la sovraesposizione mediatica della famiglia Sarko, ecco che scatta subito l’intervista al figlio del nuovo presidente, Thomas Hollande, membro della squadra elettorale del padre. Ospite in studio, e commentatrice delle sorti dell’ex marito (che nomina sempre chiamandolo con nome e cognome per esteso) c’è Segolene Royale, anche lei votata alla politica e uscita sconfitta, 5 anni fa, dalla battaglia presidenziale proprio con Sarkozy.
Ed è “petit Nicolas” a parlare per primo in diretta dalla Mutualité di Parigi, dove, in una studiata cornice che vede i sostenitori sventolare solo bandiere francesi e mai quelle del partito, ammette subito la sconfitta. “E’ stata una scelta democratica e repubblicana – ha precisato -. Ora diamo il buon esempio e non critichiamo subito il nuovo presidente. Mi predo tutta la responsabilità di questa sconfitta”.
Poi è il turno di Hollande dal palco di Tulle, la sua città natale, dove lo accoglie una folla oceanica. Intanto, è cominciato il concertone celebrativo a place de la Bastille, dove molti cantanti francesi si sono esibiti in onore del loro nuovo “president”.
Ha vinto il cambiamento, dunque. Ma a noi italiani colpisce soprattutto la vittoria della democrazia: avversari che ammettono la sconfitta e annunciano, udite udite, che si ritireranno dalla politica, dibattiti civili e confronti elettorali. Cose da fantascienza. Cose da francesi.

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