Pavia

La festa delle Sacre Spine a Pavia fra rito e tradizione

Dalla seconda metà di maggio a circa metà giugno, piazzale Europa a Pavia si riempie di giostre. È la fiera: così chiamiamo a Pavia il Luna Park itinerante, che sui colpi di coda della primavera invade la nostra città convogliando a sé famiglie e orde di giovanissimi, per quello che da anni rappresenta uno dei primi momenti di libertà del giovanissimo pavese: quando a undici, dodici o tredici anni i genitori non ti mandano alle feste in discoteca o in centro con gli amici, ti mandano invece alla fiera, vero e proprio rito di iniziazione alla “movida” per i giovani autoctoni.

Pochi ormai però si ricordano perché le giostre approdano in città proprio in questo periodo dell’anno; molti anzi non sanno neanche con precisione quando arriva la carovana poiché la data cambia tutti gli anni, pur mantenendosi all’interno della fascia maggio-giugno per sfruttare il bel tempo e la fine delle scuole: la fiera arriva a Pavia nei giorni intorno alla festività delle Sacre Spine, una delle tradizioni cittadine più antiche e più radicate.

Nel Duomo della città oggi sono conservate tre spine, che un’antichissima tradizione alto-medievale afferma essere tolte direttamente dalla corona di Gesù Cristo. Il ritrovamento della Vera Croce e delle Reliquie della Passione di Cristo viene fatto risalire dalla tradizione cristiana a Sant’Elena, madre di Sant’Agostino, che intorno al 327 d.C. avrebbe riportato alla luce i Sacri Segni; gli storici però sono piuttosto dubbiosi sulla veridicità della vicenda, mentre è decisamente provato che nel corso di tutto il Medioevo vennero realizzati diversi frammenti di legno della croce, spine e altre analoghe reliquie che rimandassero in qualche modo alla Passione di cristo, con scopo prevalentemente devozionale e con il fine di attirare folle di pellegrini. Ve ne sono sparse in tutto il mondo…ma come mai anche a Pavia?

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La nostra città nel Medioevo era una delle tappe della Via Francigena, un complesso sistema stradale che collegava Canterbury a Roma e che, dopo l’anno Mille, è diventato in Europa il più importante crocevia di pellegrini, artigiani, sacerdoti, mercanti e sovrani che si mettevano in cammino verso la Chiesa Madre di Roma o verso la Terra Santa. La via Francigena qualche anno fa è stata proclamata Grande itinerario culturale europeo: non sorprende dunque la presenza di Pavia, che sotto il dominio dei Visconti divenne uno dei cuori pulsanti della vita culturale di tutto il Nord Italia. Proprio grazie alla frenetica attività culturale della Signoria, a Pavia si raccolsero anche diverse ipotetiche reliquie della Passione di Cristo, tra cui undici spine; oggi, tra dispersioni e furti, ne sono rimaste solo tre, che vengono conservate nel Duomo cittadino all’interno della nivola, un meraviglioso blocco di legno dorato e argenteo dal peso di cinque quintali, risalente al Settecento.

La festa delle Spine cade il giorno dopo la Pentecoste (cinquanta giorni dopo la Pasqua cattolica), domenica in cui la Chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli. La collocazione è piuttosto significativa, poiché questa giornata è tradizionalmente dedicata ai pellegrinaggi in Terra Santa, quindi al ritorno al luogo della Pentecoste, dove nacque la missione della Chiesa delle origini.

Aldilà della veridicità storica delle reliquie, credo sia decisamente più interessante il valore simbolico che queste assumono, poiché rimandano al significato simbolico-universale del sacrificio di Cristo su cui si costruisce la fede cristiana, ma a cui rimandano anche tantissimi altri miti di svariate culture. L’uomo ha necessità di identificarsi e riconoscersi in qualcosa, e la dimensione rituale (che ha un valore non solo confessionale e religioso, ma anche laico e umano) rappresenta antropologicamente l’occasione e l’espressione più efficace per garantire un’identificazione simbolica fondante di una collettività. A proposito delle Sacre Spine, nel 1991 mons. Giovanni Volta, all’epoca vescovo di Pavia, intervenne così nell’omelia che tenne proprio in occasione della Festa: «Le spine rappresentano un momento fondamentale non solo nella vita del Signore ma anche in quella dell’uomo, della nostra città, con le sue umiliazioni, le sue sofferenze, con le sue viltà, emarginazioni e inadempienze. Cosa dicono dunque le spine del Signore alle nostre spine, a quelle della nostra vita e della nostra città? […] In questo modo la nostra festa di Dio si fa nello stesso tempo festa dell’uomo, festa per la nostra città».

Nei termini illustrati da mons. Volta, le Spine diventano un’occasione per riflettere sulla sofferenza e sull’emarginazione contemporanea, ma anche per ritrovarsi come città intorno ad un simbolo, così ricco di valori e significati universali e trasversali. Dunque è bene festeggiare ancora oggi le Sante Spine: questa sera le reliquie saranno calate dalla nivola settecentesca, come avviene dal 2014 dopo che per anni, dalla caduta della Torre (1989), non si era più potuta realizzare questa spettacolare “discesa”. Le Spine successivamente saranno portate in processione per le vie della città da mons. Vescovo e dai sacerdoti cittadini, per poi fare ritorno in Duomo: aldilà della fede religiosa di ognuno, del personale grado di devozione o predisposizione spirituale, la partecipazione ad un rito così antico e così fondante di una comunità è qualcosa che va preservato, coltivato e perpetuato anche oggi, soprattutto in una società in cui i riti collettivi sembrano tragicamente venire meno. Perché una società che perde i suoi riti e la sua storia, è una società che rischia di perdere la sua identità più profonda.

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