Attualità

La caduta (di Gheddafi)

 

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

Gioire di una morte è cosa quanto mai spregevole. Non c’è mai vittoria dell’uomo nella morte di un altro uomo, sia ben chiaro. E, per ora, alla morte di Gheddafi non corrisponde nemmeno il trionfo della libertà e dei valori della società odierna.

Ma qualcosa cambia. Qualcosa di fondamentale. E’ nata, con la morte di un dittatore, la possibilità di poter scegliere. La possibilità di costruire un altro paese libero.

Poche rimangono, ad oggi, le possibilità di sottomettere un popolo; ogni tentativo di renderlo meno vivo e pulsante mette a rischio la sussistenza di chi lo governa.

Da rivoluzionario ammodernatore a trofeo del popolo. Sono i due estremi che limitano la vita politica del leader più longevo del mondo arabo. In mezzo, decenni di estremismo panarabo poi necessariamente moderato per trarre ancora più profitti attraverso l’accomodamento di interessi economici europei, soprattutto italiani. Decenni che lo hanno portato a confondere il potere con l’onnipotenza, fino a perdere il contatto con la realtà.

Da ghigliottinatore a ghigliottinato, sperando che a un direttorio non segua un Napoleone.

Ma non è più tempo per i dispotismi.  La forma di governo democratica ha saputo fare di sé mostra come  bene supremo, ma da sola non basta a garantire i valori che le hanno garantito una fama.

Non ci sarà alcun processo per Gheddafi. Questo può accelerare il cambio della pagina. All’aiuto occidentale posto in essere all’inizio del conflitto libico deve ora corrispondere necessariamente la realizzazione di un progetto legislativo moderno, che sappia abbandonare le violazioni di cui entrambi gli schieramenti si sono macchiate. In caso contrario, l’intervento occidentale si rivelerebbe essere solamente un riassestamento degli interessi economici dei paesi importatori. E sarebbe una conclusione più peccaminosa del necessario.

E’ infatti legittimo pretendere che quella che già in molti chiamano acriticamente “nuova Libia” si ponga come stato modello al centro di un Nordafrica che ha ancora troppi lati oscuri. Ed è necessario che ciò avvenga subito, in modo palese.

Perché se con una raffica di mitra si chiudono 42 anni di regime, gli abusi degli uomini sugli uomini non verranno mai meno. Ad ora, almeno in Libia, sta solo ai ribelli evitare che questo accada.

 

2 pensieri riguardo “La caduta (di Gheddafi)

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