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La 16ª edizione del Concorto film Festival

Se tutto oggi ci spinge a pensare che le realtà culturali che sopravvivono e hanno un seguito spesso scendono a compromessi qualitativi, è bello scoprire le eccezioni; questo è quello che succede con Concorto film Festival, arrivato quest’anno alla sua sedicesima edizione, un festival di cortometraggi della durata di una settimana, che si divide fra l’elegante Palazzo Ghizzoni Nasalli a Piacenza, ed il suggestivo Parco Raggio a Pontenure, piccola frazione a pochi minuti dalla città emiliana.

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In concorso per l’Asino d’oro, erano quarantasei le pellicole selezionate provenienti da tutto il Mondo, di durata, tematiche e stili totalmente diversi, proiettate ogni sera nella cornice bucolica del Parco di Pontenure, per l’occasione agghindato con un’eleganza vagamente onirica, e seguite dalle Rassegne notturne “Deep Night”, in seconda serata, all’interno della serra liberty del Parco, in uno spazio angusto e d’impatto; i due momenti sempre scanditi da un buffet notturno ed una parentesi musicale eclettica e di gusto, dall’emergente San Diego allo ieratico live di Fennesz. Le proiezioni pomeridiane, invece, dedicate unicamente ai “fuori concorso” – la Rassegna “Borders”, ed i due focus dedicati al cinema romeno ed a quello argentino –, si svolgevano nella serra del Palazzo Ghizzoni Nasalli, a pochi passi dalla fulgida Piazza Cavalli, cuore del centro di Piacenza.

Scelte mai banali, che si rispecchiano nell’eclettica selezione dei cortometraggi in gara – che, nella sua varietà, ha mantenuto una notevole complessità, mostrando film con una durata che raramente superava i venti minuti –, sono state in grado di trasmettere messaggi forti, d’impatto sia emotivo che concettuale. Cortometraggi declinati in stili registici differenti, che spesso rispecchiavano il Paese di provenienza: basti pensare ad un corto come Copa-loca – che ho amato –, di Christos Massalas, in piena linea con l’estetica del nuovo cinema greco, o Nebòa, di Claudia Costafreda, denso di atmosfere cariche di un pathos drammatico senza dialoghi, che solo un certo cinema spagnolo sa dare. Una complessità che viene pienamente ripagata da chi ne fruisce, e questa è una delle vere vittorie di questo festival: ogni sera un sorprendente agglomerato di persone prendeva posto davanti al grande schermo, non lasciandolo per tutta la durata delle proiezioni, emozionandosi davanti a cortometraggi che verosimilmente non rivedranno mai più. Bello ed importante.

Un sorriso per il film che vince l’edizione del 2017 di Concorto, il mio preferito insieme al francese Mon homme poulpe, di Stephanie Cadoret: fieramente italiano, il premiato è Valparaiso, del romano Carlo Sironi, già premiato al Festival di Locarno, la storia di una difficile maternità ripudiata e poi disperatamente rivoluta indietro, con l’emozionante intepretazione di Manuela Martelli, capace di toccare nel profondo.

Ed il Festival finisce così, con l’ennesimo successo di pubblico, e qualche giornalista nell’Arena Daturi, attaccata allo splendido Palazzo Farnese, che ha ospitato l’ultima serata. A seguire, Moscow mule scontati e DJ set discutibili. È una bella Emilia-Romagna.

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