Kim e Trump. Che pace sia!

Con il tappeto rosso sistemato ovunque, due dei più grandi “super cattivi” della terra, per lo più acerrimi nemici, si sono stretti la mano per ben più di 10 secondi. Poi, si sono messi in posa davanti ai flash dei fotografi e i riflettori delle telecamere per immortalare lo storico momento. Uno viaggia a bordo di una Mercedes blindata e si fa chiamare “supremo comandante”, gli piace giocare con i missili. L’altro detto il “Tycoon“,  preferisce “The beast”, la bestia, cioè la macchina presidenziale da 1,6 milioni di dollari; a lui invece  piace costruire muri. Eppure s’incontrano per abbatterli. Sembra tutto così storico, così pop…  

L’incontro tra Donald Trump e Kim Jong-un è avvenuto poco dopo le 9 (le 3 in Italia) con un copione scenico e hollywoodiano: il presidente Usa e il leader nordcoreano si sono ritrovati sul patio del Capella Hotel, sull’isola di Sentosa, attraversando due porticati opposti. “Abbiamo avuto un incontro storico, abbiamo deciso di lasciarci il passato alle spalle, abbiamo firmato un documento storico, il mondo vedrà un importante cambiamento“. Ha detto il leader nord-coreano Kim Jong-un. Poi la firma di un documento congiunto (prima della quale uno 007 nordcoreano ha controllato la penna) con il presidente Usa Donald Trump dopo il vertice a Singapore.  Le firme dei due storici antagonisti  sanciscono l’impegno sulla denuclearizzazione della penisola nord-coreana. Obbiettivo realizzabile solo facendo sforzi congiunti  per “costruire una pace duratura e stabile“.

Abbiamo fatto molti di progressi, l’incontro e’ andato meglio di quanto chiunque potesse aspettarsi“, ha affermato Trump.  Dopo che i suoi critici l’hanno accusato di non essere adeguatamente preparato a questo vertice. Perché per fare un trattato di pace, spiegano i giuristi bisogna chiamare tutte le parti in causa, comprese Cina e Sud Corea. Ma The Donald  ha risposto chiaramente alle accuse: “Potrà sembrare strano, ma fare un accordo di pace è probabilmente la cosa più semplice“.  Di leggerezza era stato accusato anche Kim, dopo essere stato avvistato in un parco divertimenti a farsi i selfie con il ministro degli esteri di Singapore Vivian Balakrishnan, la sera prima dell’ incontro. Eppure la mattina seguente per la prima volta dopo  70 anni il leader nord-coreano e quello americano si sono stretti la mano; sullo sfondo le bandiere dei due Paesi.

La risposta delle altre parti in causa sembra essere positiva. La Cina accoglie con favore il primo incontro assoluto tra Usa e Corea del Nord, Il summit ha “un importante e positivo significato, e ha dato via a una nuova storia“, ha commentato il ministro degli Esteri cinese, Wang-Yi.

Il presidente sudcoreano, Moon Jae-in, ha definito il summit “storico”, capace di chiudere l’ultimo conflitto della Guerra Fredda e di scrivere una nuova storia di pace e cooperazione sulla penisola.

Mosca è più cauta. Il vice presidente della Commissione Esteri russa, Aleksei Cheka, ribatte: “Un evento storico, ma non darà risultati immediati. Per gli obiettivi di pace i negoziati devono passare al formato a 6, cioè con Corea del Nord, Corea del Sud, Cina, Russia, Giappone, Usa”.

 La guerra dimenticata

Probabilmente i due amano essere sotto i riflettori più che essere nemici, infatti protagonisti della storia lo sono stati negli ultimi giorni. Però non bisogna dimenticare che la crisi coreana è stata storicamente alimentata da errori e superficialità di personaggi molto rispettati dall’establishment politico americano e da decisioni apparentemente assurde prese da sovietici e cinesi. Quella di Corea in America è definita dagli storici “La guerra dimenticata“, schiacciata tra la gloria della Seconda guerra mondiale e la crisi morale del Vietnam. Ma tutti i nord coreani la ricordano benissimo. A scuola in Nord Corea viene insegnato ai bambini che: “Furono gli imperialisti americani e i loro lacchè sudisti ad aggredire Pyongyang vilmente alle 4 di mattino, di domenica 25 giugno 1950“, ma questa è un’altra storia…storia passata a quanto pare, che racconteremo nella prossima puntata.

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