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Karmafulminien-Generazione Disagio, la recensione

Dopo il successo di Dopodiché stasera mi butto il collettivo Generazione Disagio si cimenta nella sua seconda fatica: Karmafulminien-figli di puttini, di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi e Luca Mammoli, in scena dal 30 gennaio al 4 febbraio al Campo Teatrale a Milano. Il primo spettacolo (ancora in scena e fortemente consigliato) è uno straordinario manifesto della condizione giovanile contemporanea. Il nuovo allestimento si propone come una sorta di prosecuzione del primo ma va a rappresentare un altro aspetto della nostra situazione storica. Attraverso il filtro della comicità Generazione Disagio racconta il mal di vivere, le brutture e le amarezze della vita contemporanea e lo fa con dirompente ironia e grande vivacità. Ne scaturisce uno spettacolo divertente e spassoso ma che allo stesso tempo sa sfiorare alcune corde sensibili e invita a riflettere.

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In Dopodiché stasera mi butto il disagio rappresentato era quello dei giovani del terzo millennio, con tutte le loro (o meglio le nostre) paranoie e ossessioni. In Karmafulminien si potrebbe quasi dire che il disagio da terreno e quotidiano si elevi e salga su fino a raggiungere l’Empireo. Protagonisti di questo spettacolo sono infatti tre angeli. Chi tuttavia si aspettasse dei tradizionali eterei, soavi e celesti cherubini si troverebbe del tutto spiazzato. Gli angeli del disagio, adeguandosi alla spiritualità contemporanea, non possono che essere cinici e caustici, profondamente pessimisti e tendenzialmente aggressivi. La loro è in effetti una condizione frustrante: degradati dalla loro originaria sede celeste sono costretti ad ascoltare le futili preghiere di un umanità priva di valori e grandi ideali che si rivolge a loro occasionalmente e solo per soddisfare i suoi consumistici bisogni, come prendere bei voti a scuola o rimorchiare in discoteca.

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Di grande valore è la sceneggiatura, costruita su battute che si susseguono con ritmo incalzante, ricche di musicalità perché spesso in rima o comunque legate da una piacevole trama sonora. Un cifra stilistica del gruppo è la forte interazione con il pubblico, il quale è continuamente sollecitato, interpellato e coinvolto nell’esilarante gioco comico.

Incontenibili e spietati gli angeli 3.0 si aggirano tra le poltrone a caccia di anime con cui entrare in contatto e nessuno può sfuggire alle pazze situazioni che ne derivano. In un percorso costellato di lazzi e risate i decadenti cherubini ci accompagnano verso una disincantata riflessione sullo spirito materialista che domina il nostro tempo.

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