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juVENTUS DI PASSIONE

di Simone Lo Giudice

C’è uno stadio di grazia e c’è uno Stadium che trascina. Conte è al timone di una suntuosa nave-passeggeri che si è già lasciata alle spalle un mare di soddisfazioni. Lo sbarco nell’Europa che conta è cosa fatta. Dello Scudetto invece non si intravvede ancora la costa. Eppure soffia un juVENTUS DI PASSIONE troppo forte per smettere di crederci.

 

Antonio Conte è il fiore all’occhiello della nuova generazione italiana seduta in panchina. Lo scorso luglio ha preso in mano una Juve settimina, fuori dalla Grande Europa e dentro tanti problemi. E in meno di 10 mesi l’ha portata a -2 dal Milan di Allegri, quando mancano solo 8 giornate alla fine. Conte ha sperimentato molto e ha sbagliato poco. Ha saputo battere in casa le tre rivali di sempre (Milan-Inter-Napoli) con almeno due goal di scarto e senza mai subire goal. Numeri impressionanti per una squadra che appare posseduta da  fame arretrata. Nemmeno Mazzarri, che guida la squadra più simile alla Juve per temperamento e abnegazione, ha potuto fermare l’onda lunga bianconera.

Lo Juventus Stadium si sta rivelando un catino inespugnabile, la grande eredità lasciata in dote dalle infelici gestioni post-Calciopoli. Dove non arriva la squadra ci pensa il pubblico col suo ruggito affamato. L’Europa che conta è un’isola che già si intravvede: la meta giusta per chi vuole ristorarsi dopo stagioni di magra, sia dal punto di vista motivazionale che da quello economico. Questo è uno sbarco sicuro intanto. Ma Bonucci-Vidal-Quagliarella invitano la truppa a guardare un po’ più in là. In fin dei conti, tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di appena 2 punti.
Juve rabbiosa e Milan in riserva. L’effetto Champions si fa sentire e prima della partita più importante della sua campagna europea (il ritorno col Barca al Camp Nou) si lascia qualche punto alle spalle. A Catania finisce in parità e per Montella piovono tanti applausi (43 punti dopo 30 partite e ottavo posto solitario). Allegri invece perde il sorriso, di fronte agli ennesimi episodi arbitrali. Si sta cercando di sporcare un duello appassionante tra due squadre quasi uguali solo ai punti. Alla Juve sarebbe convenuto un Milan impegnato in Champions almeno fino a fine aprile (in ottica Scudetto), difficilmente sarà così. Vincere al Cap Nou è quasi impossibile, pareggiare è molto difficile, perdere è fin troppo semplice. Allegri ha gestito la gara di andata col piglio di chi sente di essere inferiore. Lo 0-0 di San Siro rischia di essere una bella illusione, un rinvio alla sentenza vestito da risultato positivo. Diversa prova fu quella del Mourinho interista nel 2010, che al Barca rifilò un 3-1 in casa per perdere fuori solo 1-0. Questo dato può farci capire ancora meglio l’impresa che Allegri prova a inseguire.

 

Appassionante la lotta per il terzo posto con la triplice sconfitta di Lazio-Napoli-Udinese: a Reja manca troppo la premiata ditta Klose-Lulic, la squadra di Mazzarri comincia a boccheggiare, quella di Guidolin è quasi in caduta libera dopo una serie infinita di impegni stagionali.

Così la 30^ giornata diventa una bella vetrina per le manite di Roma e Inter. Luis Enrique gestisce un organico di grande livello, in cui spesso sono venuti meno i soliti noti: De Rossi non ha fatto un buon campionato, Totti fatica a fare ancora la differenza. Bella la prova del tuttofare Marquinho, in grande spolvero Osvaldo, sempre smagliante Lamela. La Roma ha una rosa superiore perfino al Napoli di questa stagione, ma la partenza è stata ad handicap e gli obiettivi stagionali sono stati dimezzati. C’è sempre qualche problema difensivo di troppo: il tallone di Enrique è sempre quello.

E poi c’è stata la manita dell’Inter, la prima di Andrea Stramaccioni. Cognome curioso e ragazzo da scoprire. Ha saputo trasmettere entusiasmo, questo è un dato di fatto. Con lui Zarate ha ritrovato il sorriso e San Siro di goal ne ha visti ben cinque in una sola partita (ci era riuscito anche Claudio Ranieri contro il Parma nel 5-0 dello scorso 7 gennaio). Si sono visti molti abbracci e tanta grinta, ma anche 4 goal subito (sebbene ben 3 realizzati su calcio di rigore). In ogni caso con Andrea ci si divertirà molto. Strama ricorda molto il Leonardo-style: c’è tanta allegria in attacco e qualche amnesia difensiva di troppo. L’Inter resta la sua grande occasione, difficilmente non se la giocherà fino in fondo. Il piazzamento-Europa League è alla portata, quello in Champions resta quasi impossibile.

 

Arrivederci Novara e probabilmente Lecce. Il pareggio della squadra di Cosmi contro il Cesena ultimo in classifica (già salutato da tempo) ha un non so che di sadico. Tutto questo mentre Genoa e Fiorentina finiscono per affondare, ma probabilmente si salveranno entrambe. Il loro salvagente si chiama Lecce-Novara-Cesena. Tre scialuppe che fanno acqua da tutte le parti. Fin dall’inizio della stagione hanno avuto un mare di problemi, troppi per stare a galla fino alla fine.

Un pensiero su “juVENTUS DI PASSIONE

  • Francesco

    Mourinho due anni fa avrà anche rifilato 3 gol al Barca, ma ricordiamoci che Milito segnò in fuorigioco e che non venne dato un rigore netto su Dani Alves e nel ritorno (dove venne ingiustamente annullato un gol regolare a Keità) giocò da piccolissima squadra chiudendosi e non riuscendo a superare la metà campo.
    I modi per eliminare il Barcellona sono due: l’errore arbitrale o la botta di culo. Il primo c’è già stato nella gara di andata (rigore non dato a Sanchez) mentre la seconda è avvenuta nella gara di settembre col gol di Thiago Silva all’ultimo minuto.
    Perciò è inutile dirlo: passerà il Barcellona.

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