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Jessica Rossi ed Elia Viviani: la storia dei nostri portabandiera

Mancano ormai poche ore all’inizio dei trentaduesimi Giochi Olimpici di Tokyo 2021. Nella giornata di domani, infatti, a partire dalle ore 13 – le 20 in Giappone – si svolgerà la Cerimonia d’Apertura, con cui si darà ufficialmente avvio alle competizioni e nella quale vedremo sfilare gli atleti delle 207 nazioni partecipanti. Saranno assenti la Russia, squalificata per i numerosi casi di doping in varie discipline, e la Corea del Nord, per timore di possibili contagi da Covid.

Come da tradizione, la prima delegazione sarà quella della Grecia, in quanto antica fondatrice dei Giochi Olimpici, e l’ultima quella del Paese ospitante, ovvero il Giappone. Una novità introdotta in questa edizione è il fatto che sfilerà come penultimo lo Stato sede delle prossime Olimpiadi, ovvero la Francia (Parigi 2024). Nell’ambito della Cerimonia d’Apertura un ruolo significativo è rivestito dall’atleta portabandiera, colui che viene scelto come guida dell’intera spedizione e incaricato di tenere in mano il simbolo di tutto il popolo di cui fa parte.

L’Italia, in occasione dell’Olimpiade di Tokyo, ha preso una decisione di carattere epocale, seguendo il consiglio che il CIO ha espresso nei confronti di tutti gli Stati. Per la prima volta nella storia del nostro Paese i portabandiera saranno due, un uomo e una donna: Jessica Rossi, tiro a volo, ed Elia Viviani, ciclismo.

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Elia Viviani con la medaglia d’oro di Rio 2016 Crediti: Felix Kästle / IPA

È lo stesso presidente del CONI, Giovanni Malagò, a spiegare i motivi di tale scelta. Entrambi gli atleti hanno vinto una medaglia d’oro olimpica – Jessica nel 2012 ed Elia nel 2016 – ma i loro sport, nonostante abbiano regalato all’Italia quasi 100 medaglie ai Giochi, non avevano ancora ottenuto una rappresentanza nella Cerimonia d’Apertura.

Jessica Rossi: tra oro e terremoto

Come detto, sopra, Jessica Rossi si laureò campionessa olimpica ai Giochi di Londra 2012, nella specialità del trap femminile. All’epoca aveva vent’anni ed era al suo esordio nella massima competizione internazionale, ma, nonostante questo, venne ricordata per la freddezza mantenuta durante tutta la gara. Tiro dopo tiro, infatti, nella finale disputata il 4 agosto, non sembrava avvertire alcuna emozione, polverizzando tutti i piattelli che le si paravano davanti. O meglio, tutti tranne uno: con 99 piattelli centrati su 100, oltre a vincere il titolo, siglò anche il nuovo Record del mondo.

In quel contesto Jessica dimostrò senza dubbio di avere la medesima tenacia della sua terra d’origine, l’Emilia Romagna, sulla quale pochi mesi prima, nel maggio 2012, si era abbattuto un terribile terremoto. Da allora i suoi compaesani avevano cominciato una difficile opera di ricostruzione e proprio a loro Jessica scelse di dedicare l’oro olimpico.

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Jessica Rossi durante la finale di trap femminile alle Olimpiadi di Londra 2012 Crediti: EPA/Lindsey Parnaby

Elia Viviani: dalla disfatta alla vittoria

La vittoria di Elia Viviani risale invece alla scorsa edizione delle Olimpiadi, Rio 2016. Riuscì a classificarsi al primo posto nell’omnium, una disciplina del ciclismo su pista composta da cinque prove diverse; la classifica finale si forma sommando i punti ottenuti dai ciclisti in ogni prova. Lo stesso omnium quattro anni prima gli aveva causato grande amarezza, in quanto nell’ultima prova era precipitato dal primo al sesto posto. Sottolineiamo che nel 2012 erano previste ancora solo quattro tappe.

A Rio, invece, Viviani compì il percorso opposto. Dopo una prima manche – lo scratch – chiusa ad un deludente settimo posto, Elia non si arrese e cominciò un’ascesa inarrestabile. Terzo nella seconda prova, primo nelle restanti tre; addirittura due record personali nell’inseguimento e nella chilometro, cioè la seconda e la quarta tappa dell’omnium. Specialmente il risultato della chilometro è indice della sua notevole perseveranza e dedizione. Fu infatti proprio quella prova a relegarlo così indietro nella classifica dei Giochi di Londra.

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Elia Viviani festeggia la vittoria nell’omnium alle Olimpiadi di Rio 2016 Crediti: David Ramos / Getty Images

La consegna del tricolore a Jessica ed Elia

Tornando ai nostri giorni, la consegna del tricolore è avvenuta durante un evento ufficiale il 23 giugno al Quirinale, direttamente dalle mani del presidente Mattarella. Nel rivolgersi a Jessica, Elia e tutti gli altri atleti da loro rappresentati, lo stesso Mattarella ha ricordato come ciò che noi vediamo, dal vivo o in televisione, è in realtà il risultato del lavoro di squadra di un insieme di persone. Allenatori, dirigenti e famigliari contribuiscono ogni giorno con il loro impegno al raggiungimento delle medaglie e delle prestazioni degli sportivi.

È stata però Valentina Vezzali, ex campionessa olimpica di scherma e attualmente Sottosegretario allo Sport, a sottolineare l’immenso valore che la bandiera acquisisce nell’edizione di quest’anno, e in generale l’intera spedizione italiana alle Olimpiadi: “Sventolare il tricolore significa rappresentare l’Italia e lo sport italiano nella vetrina internazionale più importante. Quest’anno significherà mostrare anche la fierezza del nostro sport nel reagire dopo il periodo della pandemia.

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Jessica Rossi durante la premiazione alle Olimpiadi di Londra 2012 Crediti: Yang Zongyou

Elia, Jessica e con loro gli alfieri di tutte le nazioni avranno domani una responsabilità ancora maggiore del solito, poiché, in uno stadio totalmente privo di pubblico, la bandiera dovrà ergersi come un faro sopra a tutta la sofferenza e l’incertezza che il Covid ha scatenato nelle nostre vite, scintilla di una rinascita e speranza di cui la massima manifestazione sportiva esistente si fa messaggera.

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