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Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione

“The Setiles”, anagramma di elites, è il dipinto di Maria Farmer che appare alla fine del documentario Netflix “Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione”. Il documentario esamina l’oscura vicenda del miliardario accusato di decine di violenze sessuali e di pedofilia, apparentemente suicidatosi nell’agosto del 2019. Il paesaggio dai colori brillanti e pungenti, ispirato al trittico “Giardino delle delizie” del quindicesimo secolo, raffigura i personaggi chiave del caso. Maria Farmer fu, assieme alla sorella minorenne Annie, una delle prime prede di Epstein e della compagna Ghislaine Maxwell. Nell’agosto del 1996 si fece avanti segnalando all’FBI l’abuso del quale furono vittime, ma alla denuncia non fece seguito nessun provvedimento dell’Ufficio Federale. Insieme al dipinto, il documentario mostra anche “The Survivors Project”, una serie di ritratti realizzati sempre dalla Farmer tutti rappresentanti una diversa giovane donna, ciascuna con uno sfondo di un diverso colore pastello, ma tutte con una cosa in comune: l’essere sopravvissute alle esperienze traumatiche avvenute per mano di Jeffrey Epstein.

Marina Farmer e i suoi dipinti

Nato nel 1953 a New York da genitori ebrei, Jeffrey Edward Epstein si fa strada come imprenditore negli anni ’70 all’interno della banca di investimento statunitense Bear Stearns, per poi fondare le sue società di consulenza e di gestione finanziaria. Tra i suoi clienti dell’epoca troviamo Adnan Khashoggi, intermediario nel trasferimento di armi americane da Israele all’Iran come parte della vicenda Iran-Contra, e Les Wexner, CEO di Victoria’s Secret. Nel 1987 viene poi assunto come consulente per la “Tower Financial Corporation”, agenzia che nel 1993 diventerà uno dei più grandi progetti Ponzi, modello economico truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi “investitori” a loro volta vittime della truffa – stesso meccanismo adottato nella rete di prostituzione gestita da Epstein. Lascerà la società prima del collasso. Se nel corso di questi anni è riuscito a non essere mai coinvolto in nessuno scandalo finanziario, lo stesso non si può dire per quel che riguarda i crimini sessuali.

I primi casi di abusi che vedono coinvolto il miliardario risalgono agli anni ’90, con la causa federale “Jane Doe vs. Epstein & Trump” (2016), per la quale nel 1994 i due uomini avrebbero aggredito sessualmente una ragazzina di 12 anni nella residenza di Epstein a Manhattan. I due imprenditori erano in quegli anni molto amici e nel 2002 Trump affermerà che a entrambi piacevano molto le donne, soprattutto le “più giovani”. Vicini di casa a Palm Beach, l’attuale presidente degli Stati Uniti racconterà anche che la piscina di Epstein era sempre piena di ragazze e che fosse carino da parte sua lasciare “che i bambini del vicinato usassero la piscina”.

Jeffrey Epstein e Donald Trump

È tuttavia proprio a West Palm Beach, attorno al 2004, che i casi di violenze sessuali si infittiscono creando un vero e proprio traffico di prostitute, la maggior parte delle quali minorenni.

Dalle indagini della polizia emerge che le vittime venissero portate a casa di Epstein da altre ragazze, convinte che avrebbero ricevuto 300 dollari per fare un massaggio all’uomo. Una volta arrivate nel bagno però, venivano lasciate sole con lui nudo sul lettino. A quel punto Epstein cominciava a fare richieste di tipo sessuale: le costringeva a denudarsi (mentre lui si masturbava), a strizzargli i capezzoli, oppure le stuprava. Il modo in cui venivano reclutate ricorda il meccanismo Ponzi già citato: ad alcune di loro Epstein offriva la possibilità di non essere toccate a patto di portargli altre vittime. Ghislaine Maxwell era spesso presente e partecipava alle molestie e alla recluta in modo attivo.

Villa di Jeffrey Epstein, West Palm Beach

Epstein sceglieva ragazze fragili e povere a cui nessuno avrebbe creduto, tutte accomunate da una situazione familiare difficile alle spalle e spesso già vittime di abuso, quindi vulnerabili e più inclini a sottomettersi alle sue richieste. Intanto offriva come ricompense borse di studio, possibilità di fare carriera, contatti importanti e viaggi in posti mai visti prima. Le ragazze infatti venivano spesso trafficate sulla sua isola privata, “Little St. James” (anche nota come “L’isola delle orge”) dove venivano “prestate” agli amici che Epstein invitava. Tra gli ospiti dell’isola troviamo Bill Clinton, Stephen Hawking, Les Wexner, il Principe Andrea e Alan Dershowitz, avvocato di Epstein. Tutte le proprietà dell’imprenditore erano tra l’altro completamente cablate per i video, si presume per registrare attività sessuali con ragazze minorenni come ricatto contro queste personalità.

“FBI Diagram” è un altro nome che la Farmer dà al suo dipinto: l’artista cerca di ritrarre l’intera vicenda dal punto di vista di un bambino, per mostrare l’elementarità del caso che tuttavia l’FBI non riuscì, apparentemente, a seguire. Nonostante infatti tutte le informazioni accumulate dalla polizia di Palm Beach e dall’FBI, la c.d. “Operation Lap Year” portò nel 2008 solo a un patteggiamento. Epstein si dichiarò colpevole di sollecitazione di prostituzione e sollecitazione di prostituzione di un minore, e venne condannato a 18 mesi in carcere (che diventeranno 13), seguiti da un anno di arresti domiciliari o controllo comunitario, nei quali avrà comunque il permesso di uscire 12 ore al giorno, 6 giorni a settimana, per andare in ufficio.

Fu l’allora procuratore distrettuale della Florida meridionale, Alexander Acosta, ad accettare l’accordo tenendone all’oscuro le vittime, nonostante una legge contraria, impedendo di portare avanti l’indagine e di scoprire se nella vicenda fossero coinvolte altre vittime o altri personaggi influenti macchiatisi di crimini sessuali. In futuro Acosta difenderà la sua posizione, dichiarando che gli fu detto che Epstein “apparteneva alla intelligence”, e di “lasciarlo stare”. Dichiarazioni curiose dal momento che lo stesso Epstein comunicò ad alcune persone negli anni ’80 di essere un agente dei servizi segreti.

Dopo il grande fallimento del sistema giudiziario statunitense del 2008, seguono negli anni alcune cause civili contro Epstein, che viene incarcerato solo il 6 luglio del 2019 con l’accusa di traffico di minori in Florida e New York. Il trafficante di minorenni sarà trasferito nel “Metropolitan Correctional Center” di New York, carcere noto per avere detenuto prigionieri di alto profilo, come ad esempio El Chapo, ma anche per le condizioni miserabili delle celle. Epstein, per evitare le aggressioni, depositava denaro nei conti delle commissioni degli altri detenuti.

Il 23 luglio viene trovato privo di sensi nella sua cella con lesioni al collo; sostiene di essere stato attaccato dal suo compagno di cella, un uomo in attesa di un processo per quattro omicidi, mentre il personale invece sospetta un tentato suicidio. Così viene spostato in guardia suicida, per esserne rimosso solamente 6 giorni dopo, ed essere collocato in una speciale unità abitativa con un altro detenuto. Qui, in accordo con la procedura, sarebbero dovute passare ogni 30 minuti delle guardie a controllarlo.

La procedura non sarebbe però stata seguita nella notte tra il 9 e il 10 agosto: il compagno di cella di Epstein infatti era stato trasferito il giorno prima, e non era stato introdotto un sostituto; le due guardie si addormentano e non lo controllano per circa 3 ore. Anche le due telecamere davanti la cella non funzionano quella notte. Così, dopo aver firmato le sue ultime volontà l’8 agosto donando tutti i suoi beni ad un trust, Epstein viene trovato morto, a 66 anni, nella sua cella la mattina seguente, il cadavere in ginocchio con un lenzuolo attorno al collo (anche il possesso di un lenzuolo era contro il protocollo), legato al soffitto della cella. Della posizione del cadavere di Epstein, rimosso senza permesso dalla scena del crimine, non sono presenti foto.

Sebbene la morte di Epstein sia stata decretata come suicidio tramite impiccagione, gli avvocati di quest’ultimo affermano che le prove relative siano “molto più coerenti” con l’ipotesi di omicidio. L’autopsia eseguita l’11 agosto ha infatti rivelato che Epstein aveva subito più rotture alle ossa del collo, rotture che si possono riscontrare sui corpi dei suicidi, ma che sono più frequenti nelle vittime di omicidio tramite strangolamento. La ferita presente sul collo di Epstein poi era molto più sottile rispetto alla corda di lenzuolo, e nonostante il sangue sul collo del deceduto non vi erano tracce sul tessuto della corda. Il cadavere presentava inoltre contusioni su entrambi i polsi, un’abrasione sull’avambraccio e un’emorragia alla spalla destra; il fratello Mark ha suggerito che sia stato “ammanettato e strangolato”. Lo stesso presidente Trump ha promosso con un tweet una cospirazione per la quale si tratterebbe di un omicidio, i cui responsabili sarebbero Bill e Hillary Clinton.

L’intera vicenda riassume significato in relazione al recente arresto di Ghislaine Maxwell, compagna e complice del trafficante di minorenni, avvenuto lo scorso 2 luglio. Se in “The Setiles”, Epstein viene raffigurato in una posizione del tutto marginale, all’interno di quello che sembrerebbe un disco volante nell’angolo destro superiore, la Maxwell è invece, nel caos dantesco di complici e combattenti, pienamente centrale.

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