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Jack Skellington: la diversità

di Eugenia Consoli

«È stato molto tempo fa, più di quanto ora sembri, in un posto che forse nei sogni si rimembra. La storia che voi udire potrete si svolse nel mondo delle feste più liete. Vi sarete chiesti, magari, dove nascono le feste. Se così non è, direi che cominciare dovreste!»

Corre l’anno 1993 e un geniale Tim Burton, con la regia di Henry Selick, mette su pellicola uno dei film d’animazione più famosi della storia: Nightmare before Christmas.

Questo racconto gotico è denso di contesti che ognuno di noi può incontrare nella propria quotidianità, e mai come in questo film ci si può rispecchiare. Jack vuole fuggire da un mondo in cui si sente in trappola, e nonostante sia un re osannato, rinomato e ammirato, è insoddisfatto. “Ho dentro me che cosa non so, un vuoto che non capirò. Lontano da quel mondo che ho, c’è un sogno che spiegarmi non so!”. Il protagonista cammina a lungo nella foresta, si perde come è persa la sua mente, riesce a ritrovarsi e scorgere la soluzione al suo dilemma amletico nel momento in cui viene a contatto con una comunità diversa dalla sua, scoprendo qualcosa di nuovo e uscendo dalla solita monotonia; prova sentimenti sconosciuti e in lui nasce la voglia di cambiare. Magari sarà l’empatia, oppure saranno i neuroni-specchio, ma quando il Re delle Zucche approda a Christmas Town proviamo i suoi stessi sentimenti di gioia, stupore e curiosità, e per qualche istante ritroviamo la voglia di sperimentare, che tante volte per paura nascondiamo, smettendo di vagabondare senza meta.

Possiamo immedesimarci nella frustrazione di Jack quando non viene capito dai suoi compaesani, che non riescono a vedere oltre il loro naso, o quando gli esperimenti falliscono, e ne percepiamo la sofferenza, ma ci rifiutiamo di gettare la spugna e ci riproviamo: caparbi, proseguiamo per la nostra strada, contro tutti e tutto, non curanti del fallimento che è proprio lì davanti a noi pronto ad accoglierci. Tutti noi possiamo trovarci in una situazione, o in una comunità, in cui ci sentiamo a disagio nell’essere noi stessi o in cui la noia prende il sopravvento, e spesso per porvi rimedio inseguiamo sogni assurdi, come per Jack voler ricreare il Natale, o quantomeno assurdi agli occhi di chi ci osserva, non vedendo soluzione migliore; creando situazioni rischiose, sfiorando la tragedia e rischiando di perdere chi amiamo.

Col senno di poi ci accorgiamo dei disastri che abbiamo seminato e che, nonostante tutto, non abbiamo raccolto ciò che speravamo, ma quanto abbiamo appreso è ben più importante: essere noi stessi a qualunque costo e comprendere che la sede della nostra felicità è dentro di noi e nel modo in cui affrontiamo la vita. Il giorno in cui sceglieremo di essere noi stessi, senza paura e con fierezza, saremo inevitabilmente felici, la nostra euforia illuminerà coloro che fino ad allora non ci avevano capito, guardando attentamente troveremo qualcuno come noi che potrà amarci esattamente per ciò che siamo, come la dolce Sally, ed anche il mondo ci apparirà meno cupo, e un po’ più innevato.

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