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Intervista a Carla Stracci: il Pavia Pride 2018 (prima parte)

Inchiostro ha avuto il piacere di intervistare Carla Stracci, Drag Queen ironica, solare e conosciuta a livello nazionale nonché esponente della comunità LGBTI. Carla è stata in prima persona conduttrice e organizzatrice del Pavia Pride 2018 – Millennials Generazioni d’Amore, assieme all’associazione Arcigay Pavia “Coming-out” della quale è stata per tre anni presidente. Per approfondire al meglio le tematiche e le mille sfumature emotive di questo evento le abbiamo proposto un’intervista, concentrandoci, in questa prima parte, sulla parata arcobaleno che è approdata in città il 9 giugno 2018.

Intanto grazie da parte di Inchiostro per aver accettato il nostro invito. Di recente, la città è stata travolta dalle emozioni e dall’arcobaleno del Pavia Pride 2018. Un commento da chi vive il cuore del Pride?
Siamo molto felici, è stato secondo me il Pride più partecipato degli ultimi tre anni, tantissimi giovani, tantissimi davvero. È vero che era dedicato ai Millennials, ma non solo in realtà. Era un confronto tra generazioni d’amore, tra chi è o è stato giovane, per capire ciò che ci differenzia e ciò che ci accomuna. È stato il solito e consueto abbraccio che abbiamo ricevuto dalla città di Pavia e, secondo noi, la formula che abbiamo scelto, che è quella di raccontare delle storie, delle battaglie e delle richieste che facciamo alle istituzioni, è quello che fa sentire le persone un po’ a casa e parte di una comunità.

Una manifestazione importante e ricca di esperienze, ma cos’è il Pride per te?
Per me il Pride è visibilità, identità ed è battaglia, questi sono i pilastri fondamentali del movimento LGBTI. Quello di dire chi siamo, di farsi vedere, di non nascondersi e di dire cosa chiediamo, quali sono le nostre battaglie. Questo è fondamentale.

Come mai hai deciso di ricoprire un ruolo così importante all’interno del Pavia Pride?
Perché sono stato per tre anni il presidente dell’associazione Arcigay Pavia “Coming-Out” che organizza il Pavia Pride e quindi il presidente deve stare in prima linea. Inoltre, c’è bisogno di una sorta di animatore della parata che faciliti l’animazione del corteo stesso, qualcuno da poter guardare per avere le indicazioni su quando ballare, cosa ballare, cosa fare, quando urlare e quindi nessuno meglio di una Drag Queen può farlo! Poi dal palco del Pride il ruolo è quello di presentare le varie storie che in realtà parlano da sole: il protagonista non è il conduttore, ma chi mette la faccia per raccontare qualcosa di importante.

Quindi, siamo un po’ tutti protagonisti di questo grande evento, ma perché prendere parte al Pride?
Perché se non siamo noi in prima linea a parlare di noi stessi, oltre che i nostri alleati, non lo fa nessuno. Perché è importante esserci per far vedere che esistiamo a chi ci vuole nascosti, a chi ci dice che non dobbiamo esporci, a chi ci dice che dobbiamo stare nascosti dietro i muri di casa e a chi dice addirittura che non esistiamo. Il Pride è la dimostrazione che esistiamo, che ci amiamo e che abbiamo delle famiglie che ci supportano. Ci sono genitori, nonni e nonne che sfilano assieme o che ci mettono la faccia. Ci sono amici e colleghi, tutte le persone che credono che i diritti siano un patrimonio di tutti. È importante far capire a chi ci odia che sono loro la minoranza e non noi.

Il Pavia Pride è un evento che coinvolge la città e la sua gente. Come rispondono i cittadini, il pubblico e le istituzioni?
La città risponde sempre benissimo, apre le porte e non si nasconde. Le istituzioni rispondono bene tra Comune e Provincia. Ci addolora non aver avuto il patrocinio della Regione. Abbiamo ricevuto il patrocinio dell’Università, luogo di cultura e sapere, che ha deciso di schierarsi dalla parte dei diritti. Dire, a tutto e a tutti, da che parte è la ragione e la cultura è fondamentale. Abbiamo sempre ricevuto ottime risposte. Non abbiamo ricevuto contestazioni quest’anno, non ci sono state contro manifestazioni, le poche isolate degli anni passati vedevano uno spauracchio di meno di dieci persone invasate, e note ormai, che nulla fanno se non odiare se stessi più che noi.

Dall’esterno, il Pride è percepito davvero come un evento favoloso. Ma quanto lavoro c’è dietro a questa manifestazione?
C’è il lavoro di circa un anno, soprattutto alla luce delle nuove difficoltà e non solo, perché la sicurezza delle piazze e delle manifestazioni mette a rischio il potersi portare a casa una manifestazione così, che è la più partecipata e ha bisogno di un corteo, un percorso e una piazza per gli interventi. Quest’anno è stato molto difficile da portare a casa un compromesso tra spese, sicurezza e quant’altro. Poi c’è un grande lavoro di comunicazione e coinvolgimento; l’elaborazione del tema dell’anno del Pride; qual è il focus che si vuole portare dal carro e dal palco; far venire la gente: un grandissimo lavoro. C’è una squadra che funziona molto bene e quando si comprende quanto lavoro c’è dietro ad un pride si capisce anche quanto sia complesso oltre che entusiasmante. Sono assolutamente soddisfatto di questo pride.

Cosa ti aspetti e cosa speri per il prossimo Pavia Pride?
Vorrei che si continui a portare più in là l’attenzione sulla comunità LGBTI, che emergano sempre di più nuovi temi e nuove storie. Vorrei che si avvicinassero più persone, magari perché pensano di essere gli uniche e poi invece scoprono nella comunità una grande accoglienza. Vorrei che dal Pride nascessero servizi, lavoro per la comunità in modo concreto, che le persone si avvicinassero e lavorassero per portare avanti le loro istanze, ossia quelle della comunità, e di poter fare delle nuove battaglie assieme. Se siamo da soli è più difficile. Più siamo meglio è.

Il Pride avviene una sola volta all’anno. Ma quali sono i motivi che spingono a manifestare tutto in una singola manifestazione?
Il Pride deve essere una volta all’anno. Soprattutto in una città, il pride può essere solo una volta all’anno, così come il Natale, la Pasqua, il 25 aprile ed il I Maggio. C’è una volta all’anno la giornata contro la violenza delle donne e l’8 marzo. Insomma, è importante avere una data in cui ricordare quel tema proprio per concentrare l’attenzione e le forze senza disperderle. Ricordiamoci però, che il Pride è anche ogni giorno, ogni volta che si va in una scuola a parlare di quali siano gli strumenti per lottare contro l’omofobia e l’omobullismo. Inoltre, non c’è un solo Pride in Italia, ma ci sono tanti Pride a formare un’onda arcobaleno, difatti ne nascono sempre di più e in più città e ciò permette di espandersi capillarmente. Quindi, in realtà, il Pride non è solo un giorno, ma tre mesi che iniziano da metà maggio fino ad agosto. C’è spesso la possibilità di combattere e di dire: “Io ci sono”.

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