Sport

Intervista a Peter Gomez – “Piedi puliti”: la retro faccia del calcio italiano

Di Stefano Sette

Quando si sente dire che in Italia il calcio rispecchia per filo e per segno il resto del paese si fa riferimento, soprattutto, ai bilanci delle società professionistiche e alla loro amministrazione da parte dei presidenti. Da molti anni a questa parte tutte le società italiane chiudono in passivo e sono, insieme a quelle inglesi, le più indebitate d’Europa, con la sola differenza che i club d’oltremanica sono proprietari degli impianti e investono molto denaro sia nei settori giovanili che nei centri d’allenamento, mentre quelli di casa nostra acquistano calciatori semisconosciuti, spesso pagandoli in nero. A questo proposito, nel 1998 uscì un libro inchiesta su questo fenomeno, intitolato “Piedi puliti”, scritto dai giornalisti Leonardo Coen, Peter Gomez e Leo Sisti, ed edito da “Garzanti Libri”, che raccontava la situazione del calcio italiano, tra miliardi in nero, interessi dei procuratori ed evoluzione del tifo violento, fino alle esibizioni dei parlamentari ultras.

Inchiostro – In “Piedi puliti” parlavate sostanzialmente della situazione economico finanziaria del calcio italiano, a livello professionistico. Questa situazione è rimasta stabile, se non peggiorata, dal momento che i controllori venivano nominati, o rimossi come nel caso di Victor Uckmar, dai controllati?

Peter Gomez – Certamente, ma credo che, da quel poco che so ancora del calcio italiano, il problema è che abbiamo delle società molto ricche e delle società molto povere. E questo rende, da una parte, il calcio molto meno spettacolare, e dall’altra crea anche dei problemi di ricattabilità. Mi ricordo che molti anni fa, durante l’inchiesta sui fondi neri di Publitalia, ci fu uno dei testimoni che raccontò che un manager di Publitalia sosteneva, non so se a ragione o torto, che tramite quell’azienda era possibile facilitare alle piccole squadre, o almeno a quelle di seconda fascia, a trovare gli sponsor, e in questo modo venivano controllati anche i voti di Lega. In quel libro poi parlavamo, forse in anteprima, di Luciano Moggi; in quel libro c’era un po’ scritto tutto quello che sarebbe avvenuto dopo. Allora però c’era ancora una cosa mancante: non c’erano le pay tv.

Erano i primissimi anni?

Sì, erano i primi tempi. La torta non era così ricca. Decidemmo di scrivere il libro su un mancato rigore su Ronaldo in una partita con la Juventus, ed era quindi il ’98. Le pay tv sostanzialmente c’erano da tre anni, c’era solo Tele+. Poi un po’ di cose sono cambiate, da questo punto di vista. Io però continuo a pensare che i bilanci delle squadre di calcio, anche se non ne ho la prova, molto difficilmente siano veritieri, soprattutto perché i calciatori, non dimentichiamolo, vengono spesso comprati all’estero, con differenza di bilancio.

Da questo punto di vista, il mancato risanamento è dovuto anche al fatto che negli ultimi trent’anni Figc e Lega Nazionale Professionisti siano state governate alternativamente dai soliti due personaggi, Franco Carraro e Antonio Matarrese?

Certamente, ma questo è un problema di tutto il Paese. E’ un problema di gerontocrazia, di casta. Non è un caso che questi due personaggi abbiano dei collegamenti, oltre che economici, anche politici e molto ben definiti. Il calcio, come il giornalismo e come la politica, non riesce ad esprimere, a livello dirigenziale, nessuna faccia nuova.

Quanto ha inciso la politica, visto che molte società sono fallite molto tardi, o hanno rischiato il fallimento, per questioni politiche, di voto di scambio e di ordine pubblico?

Beh, le squadre di calcio sono estremamente connesse alla politica, non a caso molte persone che hanno avuto a che fare con le squadre di calcio si siano date alla politica, perché sono una gigantesca vetrina. D’altra parte la politica è intervenuta per salvare delle situazioni di bilancio che invece per altre società avrebbe portato al fallimento, penso allo spalmadebiti. In fondo, probabilmente, non è un caso che il nostro Presidente del Consiglio sia presidente della squadra di calcio più vincente, obiettivamente, della storia del calcio mondiale. E questo gli dà sicuramente popolarità e visibilità.

Quando erano venuti fuori i più grossi scandali della storia del calcio italiano realtivi alle scommesse, prima del 2006, giravano meno soldi; più che un fatto di soldi, non è un fatto di mentalità, visto che in Inghilterra e Spagna gira molto più denaro e queste cose non succedono?

Episodi di corruzione nel calcio credo che siano avvenuti un pochino dappertutto. Da noi c’è una differenza; è più forte la criminalità organizzata. In quasi tutte queste storie, me ne sono occupato specialmente per il calcio minore, di riffa o di raffa ci entra la criminalità organizzata, e questo cambia molto le cose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *